Il Mattino su un azzurro: “Dove era? Non può permettersi una tale assenza in campo…”

Nell’ affanno di una partita tutta in recupero Allan è l’ onnipresente, e Dries Mertens il calciatore che scompare. Dove uno si spende, l’ altro sparisce. TopAllan Una densità di lavoro impressionante, trascina il Napoli, ma non basta. Ci mette passione e tecnica, provando a non lasciare niente ai tedeschi. Ruba palloni, riparte, usa con precisione tutto quello che gli passa tra i piedi, nonostante abbia il solito indolente Diawara come compagno di reparto. Non ha la forza creativa dalla sua, ma ce la mette tutta. E l’ effetto è soddisfacente. Trova sulla sua strada una linea avversaria polverosa che supera agilmente. Ha tempo per regalarsi piccole accademie, e per sottrarre il pallone quasi sempre ai calciatori del Lipsia. Grande eleganza e massima semplicità. Ricordando il Brasile ed omaggiando la Germania.

La sua è una sudata efficacia, che ormai è divenuta costanza in questi mesi iniziali. Grande concentrazione e impegno, e anche qualche gol. ma la sua priorità è un’ altra: l’ irruzione e la gestione, l’ irruzione nelle azioni avversarie e la gestione al meglio dei palloni conquistati, pensando velocemente come sul gol del due a zero: lancio sulla destra a Callejon e cross in area per Insigne che anticipa Laimer e di sinistro batte Gulacsi. Allan appartiene agli entusiasti, è uno che suda e sorride, fatica, porta il pallone e canta. La sua patria è la lotta. FlopMertens Scompare dal gioco per lunghi tratti, e quando i compagni provano a cercarlo trovano Upamecano a sovrastarlo, Konaté in anticipo e persino Bernardo a levargli il pallone. Perché Mertens ci prova, va pellegrinando fuori e dentro l’ area, ma non entra mai in gioco. Il suo peso è ininfluente, e la sua presenza nulla. I pochi palloni che tocca sono tutti di appoggio, nessuno diventa un tentativo verso la porta. La sua è una partita riservata, così riservata da scomparire. Gioca in punta di piedi, e riesce solo a dare il pallone che poi Insigne gira in porta generando il gol di Zielinski. Un po’ poco per uno come lui. Non solo appare lontano da gioco, ma anche molto distratto. Dispiace, ma non può permettersi una tale lontananza, è in questi momenti e in queste partite che più si sente il bisogno di un altro attaccante. Non si intrufola mai tra le linee, non riesce mai a sfuggire a una difesa per niente irresistibile come testimoniano i gol dei suoi compagni. Unica attenuante: l’ assenza di Jorginho per troppo tempo, mancano le sue giocate e di conseguenza l’ apertura di corridoi e le smarcature che Diawara non cerca proprio e che Hamsik (in ombra) non riesce a fare. Il resto è demerito di Mertens, che non va a cercare con la solita caparbietà gli spazi e le opportunità, non ruba nemmeno un centimetro né prova a scattare, se ne sta deposto in area, ancorato a un uno spazio che viene coperto al punto di farlo scomparire. Nascosto ai compagni, e senza la voglia di tormentare i suoi marcatori. Peccato, c’ è mancato poco all’ impresa. Non si arrampica, ma gioca a risparmio, con spostamenti minimi e tiri sui difensori. Non riesce mai a liberarsi né a trovare una conclusione degna dei suoi gol. Il suo disagio è fisiologico, si prende in campo le pause che non può avere fuori. Solo che le sue pause sono crolli strutturali, perché quando manca il suo estremo movimento in area, l’ improvvisa accelerazione, manca il pezzo ultimo della catena sarriana.

Fonte: Il Mattino

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