Quando la tattica batte la tecnica: un prodotto tutto made in Italy

Forse ancora oggi alla domanda sulla possibilità dell’Italia di vincere l’Europeo la maggior parte dei tifosi risponderebbe no, per motivi facilmente comprensibili (tra cui due avversarie tostissime, Germania ed eventualmente Francia in semifinale), ma a favore degli azzurri c’è una importantissima – e poco contemplata – tradizione: la tattica. Più del cuore e dei polmoni, più della “cazzimma”, ché solo di questi elementi può andarti bene una volta e non tre. E non contro il Belgio e la Spagna, soprattutto.

Il campionato italiano sarà scarno di fuoriclasse, ma in compenso dal punto di vista di studio del gioco non ha eguali in Europa. Nemmeno la Liga spagnola, vincitrice di trofei come se piovessero, ha il dono, o meglio la capacità, di sapersi tirare fuori dalle situazioni più intricate in questo modo, perché loro senza la qualità dei piedi varrebbero poco. Padri fondatori del tiki taka, l’emblema di una tecnica grandiosa ma limitata sotto altri aspetti.

La scuola di Coverciano, per qualsiasi allenatore è la vera università del calcio. I maestri hanno insegnato che il miglior attacco è la difesa, non per altro i migliori erano e sono tutti figli dello stivale. Da Baresi a Fabio Cannavaro, quest’ultimo pallone d’oro nel 2006 prima del dominio attaccanti Messi-Ronaldo, al più recente blocco juventino mai fattosi trovare impreparato.

Antonio Conte lo sapeva, aveva puntato tutto sul meticoloso e premiato studio tattico. Non solo chiusura e ripartenza, ma senso della posizione ed empatia fra i anuovi e i vecchi azzurri.

Un cocktail non troppo bello da vedere ma gustosissimo.

La gara chiusa 2 a 0 è stata colorata anche da una pennellata di Insigne che, con un tocco tutto “spagnolo”, ha cambiato gioco per Darmian favorendo l’inserimento di Pellè. Una soddisfazione pure per lui viste le numerose panchine che a Napoli, per sua fortuna, non ha mai assaporato. Aspetta il suo momento, pazientemente, e dà tutto in campo, proprio come i grandi calciatori sanno fare. Comunque andrà ci saranno ricordi positivi di questa avventura, sembrano lontani i momenti bui del mondiale scorso.

Tra cuore e gambe, dunque, c’è di mezzo la grande conoscenza tutta made in Italy per l’intelligenza tattica e lo spirito di sacrificio, che a volte valgono più degli “Olè” dei rojo. La vendetta è un piatto che va servito a suon di gol da un lato del campo e di parate dall’altro.

Lo sa anche Sarri che, parallelamente al ct della nazionale, ha applicato i metodi meticolosamente appresi sui suoi ragazzi, lavorando di testa in particolar modo. La teoria che incontra la pratica, la bravura all’arte di arrangiarsi. Maestri non lo si nasce, lo si diventa… e loro lo diventarono!

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