EDITORIALE – È nato Insinho, la creatura partorita da Sarri e baciata da Maradona: Napoli, hai il tuo “10”!

Tre anni in maglia azzurra caratterizzati da alti e bassi. Lorenzo Insigne è un’eterna promessa pronta ad esplodere come una bomba ad orologeria. Nessuno accende la miccia, nè innesca la dinamite però. Nel suo primo anno Mazzarri lo utilizza col contagocce ed il ragazzo fa intravedere a sprazzi le sue qualità, ma il funambolo di Pescara è ancora lontano. La maglia azzurra sembra pesare troppo, almeno per ora. Poi il biennio Benitez, odi et amo. Nella stagione 2013-2014 allo scugnizzo di Frattamaggiore il tecnico spagnolo preferisce spesso e volentieri Dries Mertens, ma il finale di campionato in crescendo, gli vale la convocazione al mondiale brasiliano.

La stagione 2014-2015 non inizia col piede giusto: Insigne, che ha avuto sempre il pubblico dalla sua, viene tradito e fischiato nel preliminare di Champions contro il Bilbao. I tifosi lo accusano di scarso impegno e al momento della sostituzione gliene dicono di tutti i colori; Lorenzo, amareggiato e sorpreso perchè abituato a dare l’anima per la squadra del suo cuore, reagisce alle provocazioni. Importanti club europei iniziano una serrata corte al talento napoletano, ma a Fuorigrotta è ritenuto incedibile. Benitez lo impiega titolare e gli dà fiducia, sembra l’inizio della consacrazione, ma poi in un brutto pomeriggio di novembre il crociato anteriore fa crac e la favola diventa incubo. Per tornare ci vogliono 5 mesi, la stagione ormai volge al termine ma l’attaccante fa comunque del suo meglio.

Il destino però ha un debito con Lorenzo e inizia a ripagarlo a rate: la prima nel giugno 2015, quando fa incrociare il suo binario e quello di Maurizio Sarri. Il tecnico toscano lo mette al centro del progetto e lo studia a trecentosessanta gradi. Prima lo inventa trequartista, poi lo sposta a sinistra nel tridente d’attacco. Cambia solo l’ordine degli addendi ma non il risultato: il gioiello napoletano segna contro Empoli, Napoli e Juventus. Un abbondante antipasto che precede il piatto migliore, quello servito ieri sera al San Siro: doppietta (la prima in serie A) e assist.

Sarri fa il sordomuto: non sente le critiche e non risponde con le parole, preferisce smentire con i fatti chi lo ha criticato senza motivo. Uno studio dettagliato il suo: professore sarebbe riduttivo, qui parliamo di uno scienziato. Il neo tecnico azzurro non si limita a dispensare lezioni gioco e tattica, ma ciò che lo rende tale è la sua continua ricerca del sistema più congeniale ad i suoi calciatori, con l’umiltà di chi riesce a rendere flessibile il proprio credo ed i propri moduli privilegiando le esigenze della squadra prima e dei singoli poi. Ecco com’è nato Insinho, una storia che il destino ha scritto prima di tutti: la pronuncia tra questo soprannome ed il suo cognome reale differisce per mezza di una lettera sola. E dopo i complimenti di Maradona, chissà che non si decida di rispolverare la maglia numero 10, andata in pensione col Pibe de Oro. Certo, sulle spalle di un talento sudamericano nello stile ma figlio di Napoli, non stonerebbe poi così tanto.

Adriano Arpaia

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