CorSport: “Ancelotti, è arrivato il giorno della verità”

È tutto scritto in quell’espressione dolente, nelle ombre che pure lasciano intravedere un’alba, e non si avvertiranno urla, perché per farsi ascoltare basterà parlare, poco o tanto lo deciderà Ancelotti, ma ripartendo da ciò che (non) ha visto, da quell’immagine d’una squadra rimasta pallidamente distante da sé. «Non si può sbagliare per tre volte l’impatto con la partita». E allora, varrà per tutti, per i presenti ma anche per gli assenti, ai quali verranno poi ripetuti i concetti, per chi ha giocato e, a futura memoria, per chi invece lo farà più in là, per chi è rimasto in panchina o per chi potrà finirci, perché quando rimetteranno il pallone al centro, sabato 15 settembre, si tutto limpidamente chiaro.

INCONTRO. A Marassi, tra obblighi post partita e partenze veloce per i rispettivi ritiri, c’ è stato appena il tempo di guardarsi in faccia, lasciando che fossero gli sguardi e la coscienza a dir la propria, ma da oggi (pomeriggio) si procede all’ analisi diretta, al confronto, senza che si arrivi al processo, termine indigesto per un allenatore che ha una Storia tutta sua alle spalle e anche metodiche collaudate: però si ripartirà da una serie di riflessioni, di perché che attendono risposte, di atteggiamenti blandi e psicologicamente privi di una logica, ammesso che ce ne possa essere una. E poi di riletture anche tattiche: il primo gol doriano, ad esempio, tutti dentro l’ area, o in prossimità della stessa, con Mario Rui a coprire e Zielinski nella terra di nessuno. Un confronto impari e anche irrazionale, dal punto di vista strategico: e non l’ unico in quarantacinque minuti che hanno aperto ferite da rimarginare lucidamente, con il buon senso e parlandosi senza freni.

ANALISI. E bisognerà entrare nella testa del Napoli, perché è lì che Ancelotti ha scovato il principale problema, ancor prima che ne scorgesse altri di natura squisitamente tattica: ma all’ Olimpico di Roma, con la Lazio, ci è voluta mezz’ ora e un ceffone rifilato da Immobile; e al san Paolo, con il Milan, è stata necessaria addirittura un’ ora e indispensabile persino lo 0-2, dunque l’ onta di una sconfitta interna, per rimettersi in ordine, anche calcisticamente. Mentre Maras si ha dilatato preoccupazioni emerse in un avvio claudicante per temperamento e dunque per approccio. «Così non va si deve cambiare».

COSA DIRA’. Potrebbe persino bastare una frase, una sola, perché se non cambierà il Napoli sarà Ancelotti a rivede re il Napoli, per tentare di avvicinarlo a se stesso, per dargli una impronta e anche una forma caratteriale che non ha intravisto, non certamente a Marassi: «Atteggiamento del primo tempo totalmente da rivedere, perché abbiamo perso contrasti, secondo palle. Troppo negativi i primi quarantacinque minuti, soprattutto dal punto di vista mentale. E questo è successo in tre partite e adesso bisogna fare una valutazione con i giocatori. Una volta può succedere, la seconda può capitare ma la terza no». Perché il terzo indizio, e lo sanno tutti, comincia ad assumere i contorni di una prova. Chi c’ è c’ è, a Castel Volturno, e chi non c’ è prima o poi tornerà (o comunque saprà da chi c’ era…).

Fonte: Corriere dello Sport

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