CorSport: “Allegri-Sarri, cinque grandi differenze tra i due tecnici”

Cinque punti-chiave della professione, cinque differenze fra Massimiliano Allegri e Maurizio Sarri, toscano di mare il primo, toscano di campagna il secondo.

IL MODULO ALLEGRI Difesa a 4, difesa a 3 e difesa a 2. Tre centrocampisti, due centrocampisti, un regista, una coppia di registi. Un centravanti con due ali, un centravanti con due trequartisti, un centravanti con un trequartista. Numericamente: 4-3-1-2, 4-3- 3, 4-4-1-1, 4-2-3-1, 4-3- 2-1, 3-5-2. Max non ha un riferimento tattico, non è lui che approda a un modulo, è il modulo che arriva a lui per dargli via via la soluzione a un problema. Prima il giocatore, poi l’idea. E senza il giocatore non c’è idea.

SARRI Un giorno, quando allenava l’Empoli, Maurizio intervenne al seminario organizzato dall’Ussi a Coverciano e raccontò il motivo per cui era passato dal 4-2- 3-1 al 4-3-1-2, che da cinque anni è il modulo base della sua ex squadra: «Non stavamo andando molto bene in campionato, così un giorno la schierai col rombo e vidi la squadra con l’occhio contento». Passato al Napoli, portò con sé lo stesso rombo, con Insigne trequartista, per poi dirottare rapidamente sul 4-3-3. Da lì non si è mai più mosso.

LA ROTAZIONE ALLEGRI Domanda: qual è la formazione-base della Juventus 2017-18? Risposta: boh. Domenica sera, Allegri ha schierato per la 36a volta una formazione diversa in 37 partite. C’è un giocatore, nel gruppo bianconero, che non appartiene allo stesso livello tecnico dei suoi compagni, è Sturaro, ma il tecnico sa che può avere bisogno anche di lui e non lo ha mai trascurato. Alla fine ha giocato 939′.

SARRI Stessa domanda: qual è la formazione base del Napoli? Risposta: facile, la conoscono tutti, come l’Inter di Herrera. Giocano sempre gli stessi, la rotazione è ridotta ai minimi termini. Era lo stesso anche ad Empoli, solo che allora giocava solo il campionato e anche dalla Coppa Italia usciva presto. Dopo l’ultimo infortunio, Milik è rientrato il 3 marzo, ha segnato 3 gol ma da titolare ha giocato una sola partita su undici.

LA GESTIONE DEL GRUPPO ALLEGRI Manda i campioni a sedersi in panchina e sullo sgabello, dice che Benatia doveva andare sul prato «come i cavalli» per recuperare, spiega a Dybala che deve ancora crescere, a Cuadrado che deve civilizzarsi (e si è civilizzato, eccome). Ha il gruppo in mano, con un occhio di riguardo agli anziani (ormai sono solo tre: Buffon, Chiellini e Barzagli) che raramente sbagliano un intervento. Tutte le volte che Gigi parla, Max è d’accordo. E’ un allenatore da spogliatoio, avendone frequentati in ogni angolo d’Italia.

SARRI Come Allegri, nemmeno a lui piacciono le mosche al naso. Insigne ha qualcosa da ridire? Venga da me, che gliela spiego io. Hamsik è il capitano, ma tocca quasi sempre a lui la prima sostituzione. E’ un tecnico che comanda, ora con autorità, ora con ragionevolezza. Ha costruito un rapporto speciale con Higuain, che ha portato al record storico di marcature.

IL RAPPORTO COL CLUB ALLEGRI Figuriamoci se non ci sono state discussioni, magari frizioni, fra il tecnico livornese e la società. Possiamo immaginarlo perché in 4 anni a un fumino come Max qualcosa sarà scappato, non può essere filato tutto liscio. Ma all’esterno nessuna incrinatura, nessuno che potesse infilarsi per creare dissapori. Allegri non è mai fuori linea, ha una sua marcata autonomia che si materializza nel proprio lavoro. Lui non sconfina nel campo altrui e gli altri non sconfinano nel suo campo.

SARRI Con De Laurentiis finisce ogni tanto per litigare. Riconosce pubblicamente al presidente il coraggio di averlo preso in un piccolo club di provincia e di avergli consegnato giocatori come Higuain. Ma appena la tensione sale, i due bisticciano e sempre attraverso tv e giornali. E’ successo l’anno scorso al Bernabeu, si è ripetuto in più occasioni in questa stagione, spesso per ragioni tecniche. Sarri non ammette intromissioni, De Laurentiis si intromette lo stesso…

L’INTUIZIONE ALLEGRI Chi poteva immaginare che un giorno Cuadrado avrebbe fatto il terzino? E’ successo a San Siro, contro l’Inter, nella partita dello scudetto. O Douglas Costa centravanti: lì ha giocato nel derby quando si è fatto male Higuain. O Alex Sandro ala, o Khedira esterno (nella finale di Coppa Italia contro il Milan). E andando indietro, Mandzukic ala sinistra e Dani Alves ala destra. L’intuito è la sua arma più affilata.

SARRI Restano sempre tutti ai loro posti, ma quando Maurizio è stato costretto a inventarsi un giocatore che non aveva, per di più un centravanti, la sua intuizione è stata geniale e ha portato risultati incredibili: Mertens al centro del tridente, con Callejon a destra e Insigne a sinistra. Su quella invenzione ha impostato il Napoli delle ultime due stagioni.

Fonte: Corriere dello Sport

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