Udine maledetta, il Napoli stecca e rimanda all’anno prossimo la vittoria

Stadio nuovo, stessa storia. Il Napoli sprofonda nel rettangolo verde del coloratissimo Dacia Arena per il nono anno consecutivo. Non si vince nella città friulana da ben nove anni, con il pokerissimo del primo anno in A nel 2007.

Un campo stregato per i partenopei che si piegano agli uomini di Di Canio, traghettatore sopraggiunto dopo il fallimento di Colantuomo che addirittura aveva visto gli spettri della retrocessione.

Si sapeva che sarebbe stata una gara difficilissima, le motivazioni però dovevano spingere Sarri a fare delle scelte migliori visto che è mancata la giusta lucidità in particolar modo sulla catena di sinistra, ove da Ghoulam passando per Hamsik e finendo per Insigne hanno mostrato una condizione fisica non ottimale, con tanti errori e finanche un rigore regalato da parte dell’algerino.

Gli undici titolari ormai sono inamovibili, probabilmente la poca competizione nei reparti ha favorito gli avversari che prevedibilmente hanno saputo muoversi e sfruttare la poca lucidità dei partenopei. Per Gabriel non è stato sicuramente un esordio felice, due penalty (uno, per fortuna, parato) e una brutta uscita sul 2 a 1 dei padroni di casa.

La ferita più profonda è stata inferta nei minuti finali con l’espulsione – piuttosto discutibile – di Higuaìn, la quale probabilmente gli costerà per le reazioni successive più giornate di squalifica, nel giorno del suo 30esimo gol in maglia azzurra nella stagione in corso.

Una brutta pagina che ha macchiato un cammino splendente, caratterizzato da un gioco unico e sorrisi che oggi, purtroppo, si sono immancabilmente spenti.

Testa sulle spalle e rabbia – quella positiva – per concludere quest’ultimo mese e mezzo alla grande. La maledizione di Udine non è stata sfatata, ma ora più che mai l’ambiente e i tifosi devono restare sereni. Il campionato non è ancora finito.

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