Higuain, che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?

Higuain alla Juventus!

La notizia che fa rumore, che scuote come un fulmine a ciel sereno un normale sabato d’estate è giunta a tormentare l’animo dei napoletani. Novanta milioni, forse novantaquattro ancora non si sa, ma quello che suona come una nota stonata è il passaggio del Pipita ai rivali di sempre bianconeri. Affare concluso a quanto trapela nella notte, attraverso una “fuga vigliacca” in quel di Madrid. Precontratto firmato e via andare, solo questione di ore per sigillare il legame più spiacevole e doloroso che il tifoso del Napoli potesse immaginare.

Il calcio attuale o forse il calcio di ogni epoca è chinato come uno schiavo servitore al Dio denaro, non riconosce amore e sentimenti, non ammette scelte di cuore e gratitudine. Ogni valore e principio è cancellato da numeri che illudono di regalare la felicità. Nulla più è inviolabile e, per sfortuna direi io, anche l’amore di un popolo che elegge il proprio beniamino a re indiscusso, come in quella sera di maggio per celebrare un record. Parliamoci chiaro, nessuno avrebbe storto il naso più di tanto ad una cessione a cifre sontuose ad una delle big europee, ma nessuno lo avrebbe voluto vedere con quei colori addosso che soprattutto nell’ultima stagione hanno segnato nel cuore dei napoletani i colori dell’arroganza, della prepotenza e dei soprusi più o meno manifesti. Vero anche dire che manca ancora l’ufficialità e che vive ancora quella flebile speranza di essere dinanzi ad un brutto sogno, un incubo in bianco e nero e che una volta desti possa tornare a splendere il sole in un cielo azzurro; infondo è sempre estate, era un semplice sabato di luglio in cui tanti sono al mare.

“Higuain, perché?” Questa è la domanda che esplode e rimbomba come un eco senza risposta nelle menti dei tifosi azzurri, come uno strazio che lacera l’anima e indurisce il cuore incapace di battere ancora. Forse la memoria è un vecchio oggetto da buttare in pattumiera, forse l’orgoglio di vincere laddove è più difficile e la voglia di celebrare un sogno non conta più nulla, forse le belle parole e quei pianti spontanei sono e devono essere cartoline spedite al vento.

Tre anni d’amore, tre anni di vittorie e sofferenze cullati sempre da quel sentimento di passione dedicato solo al D10S; tre passi verso il paradiso e tremila passi verso l’inferno ora. Come Lello Arena in un film con Troisi: “dopo tre anni, mi lascia, mi lascia per mettersi con uno svedese?! Uno svedese?!” Dopo le parole e i cori intonati a squarciagola, dopo una lotta durata mesi per quel sogno chiamato tricolore, caro Pipita lasci Napoli per andare alla Juventus?

Con quale forza e quale faccia ti presentarai al San Paolo, con che cuore indosserai quei colori che abbiamo creduto tu combattessi insieme a noi, con quale “coraggio” abbandoni il tuo regno per accomodarti lì dove sarai un numero e dove vincere è più facile.

Il pianto dopo l’eliminazione da record in Champions, le lacrime amare di Udine dove andranno ora se non nel libro dei ricordi più amari e falsi. Caro Pipita avevi insieme a noi scritto una favola, una fiaba che ora aspettava l’arrivo del principe azzurro per risvegliare la bella dal suo torpore, dal suo sonno lungo 25 anni. La magia e il sogno invece sono stati annientati, soffiati più in là dal maligno, dal male oscuro e nemmeno troppo della realtà e del calcio, avvelenati da sentimenti sbiaditi e in bianco e nero, scoloriti dalla presunzione arrogante e geopolitica di chi da sempre comanda il sistema in cui ancora crediamo.

Perché Higuain “ci hai portato sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?”(come il titolo di un famoso film di Renzo Arbore)

Hai cantato insieme a noi, facendoci credere che un giorno all’improvviso il Vesuvio si sarebbe potuto colorare con il tricolore, hai saltato urlando che avresti difeso la città mentre dalla stessa ne fuggi di notte. Nel buio delle tenebre hai oscurato ogni cosa bella vissuta insieme, hai scolorito l’azzurro vestito per tre anni e forse la Juventus è proprio la squadra adatta a te ora: scura e senza luce, in bianco e nero e senza sentimento, giustizia. Ah, un consiglio, alla Juventus potrai prendere la maglia numero 10, in azzurro non lo avresti mai potuto fare.

Chiudiamo con una battuta: “morto nu papa, se ne fa n’ato”

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