Lettera aperta a Gonzalo Higuaìn

Caro Pipita, innanzitutto grazie per i sorrisi che ci hai regalato, per le lacrime della Supercoppa, di quelle contro l’Arsenal e la voglia di rivalsa ad Udine. Sei stato probabilmente l’unico vero fuoriclasse che ho visto nella mia squadra da quando sono nata, ti ho sempre considerato uno fra i calciatori più forti del mondo e stentavo a crederci quando sbarcasti a Fiumicino con la sciarpa azzurra intorno al collo.

Ti ho difeso quando hai sbagliato rigori importanti, quando mandavi a quel paese i tuoi compagni. Ti ho amato quando hai deciso di rimanere e migliorarti, quando volevi a tutti i costi portare a casa il pallone a suon di gol.
Ho sempre pensato che prima di un immenso giocatore fossi un Uomo per aver accettato questa sfida partenopea, tu che hai sempre militato in club di primissima fascia. Su quest’ultimo punto mi devo ricredere.

I grandi uomini entrano ed escono dalla porta principale, perché le situazioni si affrontano di petto, ed invece hai nascosto la testa per non sentire niente, nemmeno i cori dei tifosi che imploravano un tuo arrivo trionfale a Dimaro. Hai dimostrato che le storie più belle hanno una fine triste: il principe azzurro che, alla fine, sposa la strega cattiva.

Dal momento in cui firmerai, però, sarai un nemico da sconfiggere – metaforicamente parlando – e nel cuore dei napoletani, già lacerato, non c’è più posto per chi fino a qualche mese fa considerava Ladri la squadra a cui si aggregherà.

E se le reti ti rendono un campione, la gratitudine e la coerenza ti classificano come un perdente. In bocca al lupo e, mi raccomando, inizia ad imparare qualche nuovo coro che non avrai nessuna città da difendere, ora.

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