Una stagione da dimenticare per il Napoli: i motivi dietro questo disastro

Con la sconfitta di ieri per 3-0 contro l’Atalanta, gli azzurri possono dire definitivamente addio (o quasi) alla Champions per il prossimo anno. Una stagione da incubo per il Napoli, che non scopriamo sicuramente oggi, ma ha cominciato a mettere radici sul finire della scorsa, dopo la vittoria dello Scudetto.

Come si può passare da un campionato dominato ad una stagione così fallimentare? Sinceramente è molto difficile da spiegare. Le colpe vanno divise tra tutti, magari non in egual misura, ma nessuno ne è esente. L’addio di Spalletti ha sicuramente pesato, forse è stato peggio scegliere come sostituto un bollito Rudi Garcia. Un allenatore che come dichiarato dai più, non è mai riuscito ad entrare in sintonia con la squadra e ha cominciato a smantellare a poco a poco la macchina perfetta dello scorso anno. Via il preparatore atletico Sinatti, via Giuntoli, dentro Meluso, che a parte qualche dichiarazione sporadica non si è praticamente mai visto. Se l’addio di Spalletti non era in programma fino alle ultime giornate, ce n’era uno premeditato al quale non si è dato peso. Parliamo di Kim, il centrale arrivato per sostituire Koulibaly l’anno prima. Una stagione incredibile del coreano, eletto miglior difensore della Serie A. Dopo le tante voci che lo volevano al Manchester sponda United, è stato in Bayern a pagare la clausola e portarselo a casa. Un’estate intera a cercare il sostituto, con più di 30 calciatori sondati e trattative portate avanti e poi abbandonate. Alla fine si è optato per Natan, brasiliano classe 2001 del Bragantino. Un mese per ambientarsi per poi fare il suo esordio nel match di Champions contro il Braga da subentrato. Quattro giorni dopo debutta da titolare contro il Bologna e sforna un’ottima prestazione che fa ben sperare. Si ripeterà per qualche altra partita fino a quando i suoi limiti non verranno fuori e perderà man mano considerazione fino a diventare la quarta scelta in difesa dietro anche ad Ostigard.

Eppure l’inizio era stato incoraggiante con due vittorie nelle prime due giornate di campionato. Non era certo il Napoli di Spalletti, però sembrava che Garcia avesse toccato le corde giuste e la squadra stesse iniziando pian piano a capire i suoi nuovi dettami tattici. Col tempo però sono iniziati i primi problemi e la situazione è sfuggita di mano. Lobotka ha smesso di essere il fulcro del gioco del Napoli, Kvara e Osi erano diventati lontani parenti di quelli ammirati lo scorso anno e la difesa ha cominciato a fare acqua da tutte le parti. Per un breve periodo ADL ha provato a risollevare le sorti della squadra, partecipando agli allenamenti e dispensando consigli a tecnico e giocatori ma senza ottenere risultati. Arriva così l’esonero di Garcia e il romantico ritorno di Walter Mazzarri.

Nella sua prima conferenza dichiara di aver amato e di aver studiato il Napoli di Spalletti e che giocherà con il 4-3-3. Addio quindi al 3-5-2, marchio di fabbrica della sua carriera, con cui ha scritto una pagina importante della storia azzurra con la qualificazione in Champions e la vittoria della Coppa Italia. Anche lui inizierà bene, battendo l’Atalanta all’ esordio e facendo pensare che la crisi fosse ormai alle spalle. Nel giro di qualche settimane però il Napoli smetterà di segnare e passerà da squadra dominante a squadra dominata. Il tecnico decide di correre ai ripari e tornare al 3-5-2, ma sarà solo l’inizio del tracollo. Il gioco di Spalletti è diventato un lontano ricordo e qualcuno comincerà a rimpiangere addirittura Rudi Garcia. La squadra non ha più un gioco e penserà più a non prenderle che a darle. Ecco così che arriva l’ennesimo ribaltone in panchina con Calzona, ct della Slovacchia, che diventa il terzo allenatore della stagione del Napoli.

Un cambio obbligatorio che arriva alla vigilia degli ottavi di Champions con il Barcellona. Con un solo allenamento alle spalle, Calzona debutta in Champions contro i blaugrana e riuscirà a strappare un pareggio prezioso che lascia ancora aperto il passaggio del turno. Il Napoli sembra aver ritrovato entusiasmo e finalmente torna a riproporre un gioco offensivo come non lo si vedeva da tempo. Lobotka è di nuovo al centro del villaggio e Kvara e Osi tornano a far paura alle difese avversarie. Purtroppo l’insediamento di Calzona è arrivato troppo tardi e ogni partita non vinta pesa il doppio. Arrivano altre vittorie ma anche pareggi e sconfitte che impediscono al Napoli di recuperare punti e posizioni in classifica. Nel ritorno con il Barcellona non c’è storia e gli azzurri salutano la competizione europea agli ottavi. Resta solo il Campionato e l’ultimo treno per la Champions passa dalla partita contro l’Atalanta. Disfatta totale, con un 3-0 a favore dei bergamaschi.

C’è poco o nulla da salvare in questa stagione e adesso a 8 giornate dalla fine è diventata difficile anche la qualificazione alla prossima Europa League. In estate il Napoli avrà bisogno di una mini rifondazione, già certa di 2 addii importanti come Zielinski e Osimhen. L’auspicio è che ADL non si faccia trovare impreparato sta volta e già abbia idee chiare su come intervenire. Se sarà Calzona o meno l’allenatore lo scopriremo tra qualche giornata, adesso la sola cosa che conta è chiudere al meglio questa stagione.

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