Serie A, l’analisi degli alti e bassi del Napoli

La vittoria contro la Salernitana, seppur conquistata all’ultimo minuto, ha ridato un po’ di morale e convinzione al Napoli di Walter Mazzarri, che in campionato sta facendo una fatica terribile rispetto alla passata stagione, quando giganteggiava in ogni stadio d’Italia e d’Europa.

La settima posizione al momento occupata non può certo soddisfare la tifoseria partenopea che si aspettava un tutt’altro cammino, magari non quello scintillante del gruppo di Luciano Spalletti, ma neanche questo così tormentato della doppia gestione Garcia-Mazzarri.

Ma cosa ha portato gli azzurri a questo diverso rendimento? I pronostici serie A sicuri sono adesso molto piú cauti sulle possibilitá del Napoli mentre fino a poco tempo fa, molte piattaforme davano Osimhen e soci insieme alla Juventus appena dietro all’Inter favorita?

Una metamorfosi netta, decisa, che ha sostanzialmente due cause a nostro giudizio. La prima è quella di aver preso un po’ troppo alla leggera la partenza di un tecnico del calibro di Luciano Spalletti e di averlo sostituito con una metodologia perlomeno discutibile, con tanti, probabilmente troppi, nomi all’orizzonte e con un modus operandi che somigliava più alla scelta di un cast per un film (operazione ovviamente particolarmente cara al presidente De Laurentiis) che a quella di un tecnico che doveva caricarsi sulle spalle una doppia eredità decisamente pesante: lo scudetto vinto e il calcio spettacolo offerto.

La seconda è invece relativa ad un’altra sostituzione, quella del coreano Kim Min-jae. Il centrale difensivo si è mostrato subito un acquisto eccezionale, una splendida intuizione di Giuntoli che lo pescò in Turchia, nel Fenerbahce, sorprendendo un po’ tutti. E lo stesso Kim sorprese, sfoderando subito prestazioni di altissimo profilo e con una caratteristica su tutte: la velocità. Proprio quest’ultima ha permesso al tecnico di Certaldo di organizzare una manovra votata alla riconquista della palla e con difesa altissima, tanto c’era Kim a recuperare, un po’ come accadeva al Milan quando la retroguardia era guidata da un certo Franco Baresi. Averlo sostituito tardivamente e con un profilo decisamente al di sotto del coreano come Natan, peraltro anche poco utilizzato sia da Garcia che da Mazzarri, è stata una mossa azzardata e affatto produttiva perché è venuto a mancare quel baluardo che aveva permesso al Napoli il vero salto di qualità della stagione poi conclusa con la vittoria dello scudetto!

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