Un derby dal sapore amaro, ma ormai manca poco per il dolce evento…


Il banchetto era stato servito su un piatto d’argento, la sala era pronta, gli ospiti – vestiti d’azzurro – erano arrivati numerosi per assistere allo spettacolo più bello della loro vita: c’è chi lo aveva già visto, c’è chi era pronto a poterlo raccontare, un giorno. Era tutto perfetto, insomma. Non mancava nulla. Sul momento più bello e concitato, però, lo spettacolo si è fermato, o meglio, è stato interrotto per poi annunciare che sarà solo questione di tempo affinché gli attori concedano al pubblico il finale più bello.

Nonostante il campo abbia decretato un verdetto non proprio felice, con la Salernitana mai prona dinanzi ad un Napoli voglioso di vincere ma mai troppo convinto, restio nell’affondare il colpo o inventare la giocata quando si è trovato nell’area di rigore difesa da Ochoa. Una gara dalle due facce: se sugli spalti lo scudetto è ormai impresso sulla pelle, sugli striscioni, sulle maglie, nel rettangolo verde – invece – questa tensione mista ad entusiasmo sembra aver giocato un brutto scherzo agli azzurri, che hanno palesato l’inesperienza in determinati momenti. Era troppo bello per essere vero ed è nel DNA nel club arrivare a determinati eventi decisivi con la pressione che diventa pesante, invincibile. La festa scudetto, però, non è stata rovinata da questo pomeriggio calcistico. Le strade di Napoli pullulavano di divise partenopee, di cori, di un’euforia che probabilmente in nessun altro posto si respira così. Al gol di Dia si è sentito un silenzio assordante, ma a fine gara la consapevolezza che sia solo questione di tempo ha permesso alla città di far comunque festa, di assaggiare quel che sarà. È stato comunque bello ed unico.

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