Calcio tra sacro e profano: dalle immagini dei santi del tunnel del San Paolo fino al capello miracoloso di Maradona

Il culto della religione, indipendentemente dal precetto ideologico o mitologico che lo sostiene, è per tantissime persone e credenti anche il segno identificativo della propria cultura o della propria nazione. Ed è in questo senso che alcune discipline sportive, in molte parti del mondo, sono diventate un vero e proprio culto, con tanto di precetti e riti che si ripetono di settimana in settimana (come nel caso delle varie partite di un campionato o torneo) e idoli.

In alcuni paesi del mondo il calcio, lo sport più praticato sul globo terrestre, ha assunto in questo senso i contorni di una vera e propria religione. In Italia, e a Napoli specialmente, il binomio tra calcio e scaramanzia è diventato una conseguenza quasi scientifica di questo rapporto. Ad esempio, l’ingresso in campo dello stadio San Paolo è costellato da immagini e icone sacre, intervallate dalle foto dei campioni che hanno fatto vincere il Napoli e reso grande la maglia azzurra nel tempo. Un modo come un altro per ricordare agli attuali giocatori partenopei che il Napoli resta sempre una delle squadre più temute e vincenti del campionato.

Parlare a Napoli di calcio vuol dire parlare della città partenopea e dei suoi abitanti, un binomio indissolubile. Ogni settimana questo culto riesce a radunare migliaia di fedeli (i tifosi azzurri) presso la grande chiesa ubicata nel quartiere di Fuorigrotta (lo stadio San Paolo). Ed è in questo luogo che avviene l’apoteosi della religione napoletana: ad officiare la funzione sacra “domenicale” sono i protagonisti in campo, i calciatori, divenuti in taluni casi (come per Diego Armando Maradona) veri e propri idoli senza tempo, con tanto di iconografia al seguito. Ultimo di questa schiera è il belga Dries Mertens, entrato nei cuori dei tifosi partenopei sin dal 2013 per il suo talento cristallino e l’eleganza di gioco. Non a caso in città è ormai conosciuto come “Ciro” per il suo attaccamento alla squadra, nonostante ormai le voci di un possibile addio siano sempre più insistenti.

Questo è il calcio a Napoli, un precetto che si sviluppa tra sacro e profano, destinato a durare in eterno nel tempo. Molte sono state le occasioni e gli eventi che in passato hanno visto il tifo per il Napoli dividersi, appunto, tra sacro e profano. Per i napoletani, il loro Santo Patrono, San Gennaro, è il primo tifoso azzurro. E non è stato dunque inusuale aver già assistito anni addietro ad una mostra organizzata all’interno di una chiesa del comune napoletano in onore del club azzurro. Tra le navate del luogo sacro, in bella mostra tra le statue dei santi vi erano le immagini e le fotografie dei momenti più significativi della storia della società azzurra.

Così come è molto conosciuta la storia dell’edicola votiva a Spaccanapoli che custodisce un capello del “Pibe de oro”. La leggenda narra di un tale che nel 1990 si trovò a viaggiare in aereo con tutta la squadra del Napoli. Al momento dello sbarco, l’ideatore dell’edicola votiva riuscì a prendere una ciocca dei capelli ricci del suo idolo Maradona, custodendola gelosamente fino a condividere successivamente il prezioso cimelio con tutta la gente del suo quartiere e della sua città. Probabilmente, quel capello, che dopo decenni è ancora conservato all’interno di quella teca alla quale ogni giorno decine di tifosi e non rendono visita, non sarebbe stato preso neanche dalla chioma di Maradona. Tanto è bastato, però, per creare il mito di fronte ad un gesto di passione e fede così forte.

D’altra parte il periodo di Maradona a Napoli è coinciso anche con il capitolo più vincente della storia del club azzurro. Il fantasista argentino si è conquistato anche il privilegio di comparire su decine e decine di muri nel capoluogo partenopeo. Il ritratto più famoso è senza dubbio quello dipinto dal famoso street artist napoletano-olandese Jorit Agoch nella zona est di Napoli, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio (l’artista, tra l’altro, ha dedicato un murales anche a Marek Hamsik, il calciatore slovacco che in dodici stagioni con il Napoli ha battuto il record di gol realizzati proprio dal Pibe de oro). Insomma, il legame tra ogni napoletano e la squadra di calcio del Napoli è una fede, un credo destinato a non spegnersi mai.

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