Repubblica: “Insigne involuto, Allan distratto. La stagione non finisce a gennaio…”

Dopo mezz’ ora il Milan poteva già programmare la sua semifinale di Coppa Italia. Si chiedeva in attesa della sfida parallela: meglio Inter o Lazio? Il Napoli neanche ci pensava, turbato da due gol ma anche dagli effetti di fatale mercato invernale. Gattuso può schierare un attaccante destinato alla copertina del campionato, bel colpo il suo acquisto. Ancelotti invece ripresenta Allan, stravolto da una trattativa paradossale, si sentiva già ricco e felice a Parigi, mentre la sua società aspettava un’ offerta definita indecente nella sua ansia di incassare cifre smodate da un emiro che non è mai uscito dai suoi silenzi orientali. Il Napoli è diverso da quello spregiudicato e innocuo di sabato sera. Sembra più assennato leggendo i nomi, ma si spinge ancora di più all’ attacco ed è altrettanto sbilanciato. Se è vero che i due gol di Piatek sorprendono in ripartenza un Napoli schierato male in campo aperto, con Koulibaly fuori posizione e Maksimovic che la parte di chi si assume suo malgrado ogni responsabilità. Una sensazione di finta potenza e sostanziale impotenza dà questo Napoli sofferente sulla sua fascia destra, dove Malcuit prova a moltiplicarsi, recuperando anche le seconde palle. Sulla fascia è vibrante la tensione della catena di sinistra del Milan: comincia Laxalt, prosegue Borini, conclude Piatek, mentre Castillejo si ritrae sul versante opposto ricomponendo un ben coeso 4-3-3.

È evidente il disagio del Napoli, perché proprio sulla sua corsia della sua sofferenza, la destra, non funziona Fabian Ruiz, esterno del quartetto che fa rimpiangere Callejon. Sembra fuori ruolo all’ inizio Fabian se solo sabato era al centro della mediana con dignità, e ancora meglio contro la Lazio in coppia con Diawara. Ancelotti dà fondo a tutta la sua inventiva, ma non sempre può dare vantaggi la ininterrotta metamorfosi di uomini e meccanismi. Nel primo tempo l’ attacco dà l’ idea di chi vuol fare la voce grossa ma non indovina una sillaba. Milik combatte senza far luce, Insigne è più attivo ma anche più involuto per rimettere subito in pari i conti. Non si conoscono le condizioni di Callejon ma sembra opportuno il suo ingresso per rianimare la fascia destra, con Fabian Ruiz al posto di Allan. La prima mossa è solo quella di far fuori il frastornato Allan, che ha saltato anche qualche allenamento per mettere in ordine idee e bagagli, ancora peggio per disfarli quando la trattativa è sfumata. Era solida tra giocatore e club parigino, impalpabile tra De Laurentiis e Paris Saint German. Entra Ounas per vivacizzare la destra, quindi Mertens al posto di Diawara. Decisioni inevitabili nel mezzo di una partita compromessa. Che il Napoli sia teso oltre misura lo dimostra la caotica reazione, ma anche l’ ammonizione per ben tre giocatori (Koulibaly, Malcuit, Milik) con un Milan che si raccoglie solo per nascondere il vantaggio.

Nel reagire comunque il Napoli dà prova di forza elevando il rendimento dei centrali Fabian e Zielinski. Tutto qui perché Milik va spesso in fuorigioco e Insigne si defila, dopo le imprecise conclusioni della prima parte., per lasciare spazio a Ghoulan. Aumenta la pressione, si agita Mertens, arriva anche Callejon al posto di Malcuit, si perde il conto degli attaccanti di professione, il possesso palla è indiscusso come la malizia del Milan nel più ovvio dei contropiede. Dopo lo scudetto, sfuma anche la Coppa Italia. Possibile che sia tutto finito a gennaio? L’ Europa League, Ancelotti, magari Verdi: qualcuno ci dica che non è vero.

Fonte: Antonio Corbo, Repubblica

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