Canonico a KKN: “Il periodo più difficile da gestire è stata l’assenza di Osimhen con il Milan. Vi spiego perché Anguissa gioca con la mano fasciata”

Raffaele Canonico, responsabile dello staff sanitario della Ssc Napoli, è intervenuto nel corso della trasmissione Radio Goal, in onda su Radio Kiss Kiss Napoli.

“Il nostro è un lavoro di squadra, ringrazio tutti, dal nutrizionista e i fisioterapisti. Lo staff è composto da persone autoctone della zona, nessuno viene da fuori ed è motivo di vanto e orgoglio. Difficile rendere omogeneo un gruppo internazionale? È un lavoro che parte dal primo giorno di test, dall’acquisto del giocatore con lo scambio di conoscenze e abitudini. Il primo ostacolo è la lingua, ma con l’inglese riusciamo ad avere da subito un approccio diretto. La bravura sta nel non imporre le proprie conoscenze e abitudini, ma adattarci noi per poi spostarli piano piano sui nostri metodi”.

“Pausa Mondiale? Non è stato un momento difficile da gestire, in quanto è stato una sorta di reset. Ci siamo ritrovati a Castel Volturno e poi siamo andati in Turchia e abbiamo trovato ottime strutture e un clima favorevole. Questo ci ha aiutato a recuperare Rrahmani, che aveva avuto un problema con la Cremonese. Il momento più difficile è stato tenere fuori Osimhen con il Milan. Rientri nazionali? Un incubo, servono per riposare, ma non lo facciamo. Raspadori, Osimhen e Simeone sono tornati dalle nazionali con problemi e questo ha condizionato la partita d’andata con il Milan. Si tratta di un discorso delicato. Mascherina Osimhen? Con il chirurgo Tartaro concordammo che già da giugno scorso avrebbe potuto giocare senza. Non è un discorso di scaramanzia, è una questione di tranquillità per lui. In alcune occasioni nel corso di questa stagione la maschera lo ha protetto da delle gomitate”.

“Vacanze? Abbiamo 15-16 nazionali, non tutti avranno un mese di stacco. Nella prima settimana staccano completamente, poi avranno svolgeranno dei programmi nel corso del periodo di inattività. Seguiranno anche programmi di prevenzioni e uno schema alimentare. Anguissa e la mano fasciata? Gioca così perché un anno e mezzo fa ha subito un trauma in Nazionale con una microfrattura. È una sorta di bendaggio funzionale che serve a proteggere mano e polso, per Kim Min-jae vale lo stesso discorso”.

“L’atleta più curioso? A questo livello tutti vogliono capire l’entità del danno nei problemi muscolari. I calciatori più maturi partecipano maggiormente e cercano di capire di più su problematiche e i fastidi quotidiani. Le immagini dell’esame diagnostico consentono permettono di spiegare al meglio i problemi e a riguardo ne sono molto partecipi. Io sono dal 2004 nel Napoli insieme a Gianluca Grava e Beppe Santoro. Siamo noi i superstiti di quel periodo. Il Covid? Non è stato un incubo, ma quasi. Nei giorni dei tamponi, nessuno poteva parlare con me perché ero intrattabile, avevo sempre il timore che qualcuno fosse positivo”.

“Cambia l’approccio con un allenatore italiano o straniero? Per noi cambia poco. Noi rappresentiamo un anello di congiunzione per la continuità. Le metodologie diverse si trovano sia tra italiani e stranieri. Sta a noi trasmettere le nostre competenze e permettere loro di interfacciarsi con il nuovo staff per risolvere le problematiche che fanno la differenza nei cicli importanti di gare”.

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