Spiragli tattici Vol.12: Voce del verbo “gestire”

“Fig. Regolare, distribuire con equilibrio qlco. di cui si dispone”. Questa è la definizione presente nel dizionario della lingua italiana alla voce “gestire”. Un verbo quanto mai legato al modo di essere (“con equilibrio”) e di lavorare di Carlo Ancelotti.

Il tecnico di Reggiolo, per la partita di ieri sera contro l’Empoli, ha adottato infatti ben sette cambi di formazione: dal portiere (Karnezis per Ospina) a metà difesa (Maksimovic-Malcuit), passando per la rivoluzione a centrocampo, dove Rog e Diawara continuano però a stentare.

Le formazioni ufficiali di Napoli-Empoli.

L’Empoli, invece, si è schierato con un anomalo 4-3-2-1, disegnato da Andreazzoli per dare più compattezza e dinamicità al centrocampo toscano. Proprio nella zona nevralgica del campo si è distinto il talento ex Arsenal Ismaël Bennacer.

Il regista empolese ha stupito soprattutto per la visione di gioco e la quantità di tocchi per i compagni. Si pensi che la percentuale di passaggi riusciti dell’algerino, dall’inizio della stagione, sfiora il 90%, numeri toccati in Italia, oltre che da Pirlo, solo da Jorginho.

Gioco tra le linee

Nel calcio i moduli avranno anche una loro personale importanza, ma ciò che conta e che delinea il confine tra vittoria e sconfitta è il saper approfittare delle debolezze altrui.

E il Napoli lo ha fatto alla perfezione. Perché se, come confermato anche da Ancelotti, “l’Empoli ha giocato meglio di noi”, decisive sono state le posizioni di due tra i calciatori più duttili mentalmente del Napoli: InsigneFabián.

Nella costruzione del gioco, Ruiz e Insigne si posizionano al centro, così facendo liberano lo spazio sulle fasce e sfruttano lo spazio tra le linee che l’Empoli non riesce a chiudere. Malcuit approfitta dell’assenza dello spagnolo sulla destra per inserirsi e attaccare Antonelli.

Il 4-4-2 asimmetrico degli azzurri è diventato spesso un 4-2-3-1 estremamente asimmetrico (come visibile nella foto di cui sopra), nel quale Ruiz e Zielinski occupavano due porzioni di campo diverse.

Mentre il polacco si defilava sull’esterno, infatti, il numero 8 azzurro approfittava dello spazio lasciato dall’Empoli tra difesa e centrocampo, offrendo continue soluzioni di passaggio al portatore di palla, chiunque egli fosse.

Pressing a intermittenza

Uno dei fattori che ha contribuito all’exploit dell’Empoli, va sottolineato, è stata anche la mediocrità del pressing del Napoli. Insigne e Mertens hanno rincorso per tutto il match i difensori toscani, ma solo di rado sono stati aiutati dai centrocampisti. L’effetto creatosi è stata una pressione a intermittenza, che ha concesso molto palleggio agli avversari.

Il rombo asimmetrico costituito dal portiere, i due centrali e Bennacer è evidente. Data l’assenza di pressione alta, si è spesso verificato un torello simile tra gli empolesi e Insigne e Mertens, qui addirittura fuori dalla zona palla.

Il nodo sull’argomento della pressione in fase di non possesso continua a non sciogliersi. Se nel recente passato Sarrista, infatti, la squadra partenopea aveva un’identità precisa, ora sembra latitare in sicurezze. La libertà di interpretazione non sembra ancora aver dato i frutti sperati da Carlo e il suo staff tattico.

Problema n.42

Diawara, del resto, è il calciatore che ha sofferto di più questo cambiamento: l’imposizione della scelta individuale e non più collettiva e schematica sembra deturpare le qualità, pur ottime, del guineano, ancora alla perenne ricerca di se stesso.

Diawara sbaglia i tempi del pressing, il regista dell’Empoli è già girato verso la porta azzurra e verticalizza senza problemi per Zajc. Da quest’azione nascerà il goal di Caputo.

Una soluzione va comunque trovata, al di là delle difficoltà dei singoli. Adattarsi è doveroso, altro discorso è non sapere quando alzarsi, quando gestire le energie e i momenti morti. Proprio questa, unita alla superficialità eclatante dei centrocampisti, è la principale causa dell’irritazione di Ancelotti, spesso contrariato con le letture dei suoi.

Più verticali

Non è in dubbio che l’Empoli meritasse un risultato finale meno ampio. La squadra di Andreazzoli paga la misera qualità realizzativa, che trova nel solo Caputo un esponente di riguardo: Zajc, Krunic et similia non impensieriscono mai il portiere avversario.

Nonostante l’equilibrio nel possesso palla, il Napoli ha tirato più del doppio delle volte dei toscani. Segno di grande verticalità ed efficacia offensiva.

Dall’altra parte, invece, un Napoli meno bello, ma più verticale ha messo in mostra tutte le sue qualità migliori: ovvero quelle offensive. Mertens si è divertito da matti, allargandosi e accentrandosi a suo piacimento, offrendo goal (ben tre) e l’assist per Milik.

Il prossimo impegno è da urlo. Contro il PSG servirà la migliore delle prestazioni possibili per portare a casa un pass per la qualificazione. Il campionato, come dice Carletto, è ancora lungo, la Champions no. Dunque, testa all’Europa. Finché Cavani non ci separi.

 

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