Di Lorenzo: “Non mi sarei mai aspettato di diventare capitano! Vi svelo un retroscena. Critiche social? Leggo il meno possibile”

Milan-Napoli 1-0: il messaggio di capitan Di Lorenzo

Nel nuovo podcast del Napoli, Drive&Talk, il primo ospite è il capitano, Giovanni Di Lorenzo:

Cos’hai provato quando sei diventato capitano?Il ruolo del capitano è sempre importante, anche se qui un po’ di più, dato che questa fascia è stata indossata dal più grande di tutti. Quando sono arrivato 5 anni fa non me lo sarei mai aspettato, specialmente quell’anno lì che ci sono state tante partenze, poi il mister Spalletti decise di affidarmi la fascia e da lì ho cercato di rappresentare al meglio i miei compagni. La cosa più bella è stata l’approvazione dei senatori. E’ bello essere il capitano del Napoli “.

Come vivi le critiche?Le critiche ci sono sempre. Prima la vivevo con più difficoltà, ora un po’ meno. C’è gente che fa solo quello, e se ti concentri a leggere tutto ciò che scrivono non vivi più. Si deve essere bravi ad andare avanti, soprattutto nel calcio, che è uno sport che dà tante pressioni. Ciò che secondo me sta diventando brutto è che dopo una brutta prestazione possano esserci offese alla famiglia, ai figli, e ciò che dovrebbe essere una critica costruttiva finisce per essere qualcosa che va oltre e che non andrebbe fatto“.

Il tuo rapporto con i social?Non sono una persona molto attaccata ai social, li uso per postare qualche foto, nulla più. Rispetto a prima, adesso ne faccio tranquillamente a meno“.

In che senso il calcio è “un treno che va preso al volo”?Nel percorso di un calciatore ci sono delle tappe importanti. Personalmente, io ho fatto il trasferimento dal Matera all’Empoli l’ultimo giorno di mercato, con l’Empoli ho vinto il campionato di Serie B e sono andato in Serie A. Magari se quell’ultimo giorno di mercato non mi fossi trasferito, quello potrebbe essere visto come l’ultimo treno, perché se passa quello magari la carriera cambia“.

Tra calciatori si fa il fantacalcio?Sisi, si fa. Io l’ho fatto qualche anno fa con un mio amico, ma poi faceva tutto lui perché a me piaceva solo fare l’asta. Ovviamente mi sono comprato“.

Com’è a 15 anni andare via di casa e affacciarsi verso l’ignoto?Andare a Reggio Calabria a 15 anni è stata una scelta difficile, anche se inseguivo il sogno di fare il calciatore. Andare via di casa, lasciare gli amici e vivere così lontano è stato difficile. Poi man mano che son passati gli anni il sogno è diventato sempre più un obiettivo. Sono sacrifici che chi vuole arrivare a fare questo lavoro sa che deve fare, non c’è altra strada“.

Come andrà la tua mattinata?Adesso colazione al centro sportivo, con yogurt greco, un po’ di noci, miele e frutta, magari lamponi. Poi terapia, palestra e aspettiamo l’ora di andare in campo e fare allenamento. E’ tutto in funzione e preparazione dell’allenamento”.

Qual è la cosa più strana che hai autografato?La pelle. Qualcuno mi ha chiesto di tatuarsi il mio autografo sul braccio“.

Che papà sei? Dato che siamo sempre fuori per impegni calcistici (ritiri, partite), quando ci sono cerco sempre di stare con le mie figlie, di giocare con loro. Stare con loro è la cosa più stancante, ma anche la più bella che c’è“.

Dopo l’arrivo delle tue figlie è cambiata la tua concezione di amore?Si. E’ una cosa che dicono tutti, ma finché non lo provi sulla tua pelle non lo capisci. Quando nasce un figlio la vita cambia, vivi più per loro che per te. Insieme a mia moglie cerchiamo di dargli tutto l’amore possibile, di essere super presenti in tutto perché sono la cosa più bella del mondo“.

Perché il nome Azzurra per tua figlia? “Perché il colore azzurro è sempre stato una costante. Ci piaceva come nome fin da subito, e in più le ultime squadre sono sempre state ‘azzurre’ (Matera, Empoli, Napoli, la nazionale), quindi era perfetto, non potevamo scegliere diversamente.

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