Diamo il benvenuto a Rudi Garcia

Homo faber fortunae suae”: l’uomo è artefice del proprio destino scrivevano i latini, in particolare Appio Claudio Cieco che fu indicato come l’autore, perché se è vero che dagli albori dell’umanità ci si è affidati ad entità superiori per spiegare gli avvenimenti terrestri, positivi e negativi, e di ciò che la natura ha creato ed evoluto, è pur vero che il fato è stato poi considerato frutto delle azioni. Difatti, con Virgilio abbiamo avuto la celeberrima massima “Audentes fortuna iuvant”, ossia la fortuna aiuta gli audaci. Chi ha coraggio sa che le sfide più difficili possono essere più vibranti, entusiasmanti e finanche soddisfacenti. Superare le colonne d’Ercole, che per i greci erano considerate invalicabili, la fine del mondo, finché non arrivò un uomo, Ulisse, che vi riuscì a superarle per seguir virtute e canoscenza. Ritornando al presente, De Laurentiis sa bene cosa significa fare il passo più lungo della gamba, lo fece quando comprò il Napoli pur non sapendo nulla di questa realtà. Il suo mondo era sempre stato quello del cinema che, a dirla tutta, non è mai stato troppo distante dalle luci di un altro palcoscenico, senza tende né parquet, ma erba verde e 22 attori, chi protagonista chi comparsa.

Le scelte, spesso frutto di uno sliding doors, che ci fanno pensare “Se avessi fatto questo”, “Se avessi detto quello” fanno spesso subentrare i dubbi che fanno parte intrinsecamente di tutti noi, presentandosi alla porta come un testimone di Geova: quasi sempre malvoluto e che annoia i più. I dubbi, però, muovono l’essere e i suoi pensieri. In un’estate che sa ancora di più di azzurro per lo scudetto – nonostante un mese di giugno cupo meteorologicamente – il quale ha regalato alla città una gioia immensa, che era sbiadita ormai nella mente di tifosi più “agée“, che sapeva di nuovo per i più giovani e speranzosi, ha dovuto fare i conti con il futuro prossimo, in particolare per chi avrebbe sostituito Luciano Spalletti (pur sempre mantenendo l’entusiasmo, come non farlo dopo tutto).

Il presidente ha ammesso qualche giorno fa di aver messo 40/50 nomi sul tavolo; tante le chiamate fatte, tanti sicuramente i no degli allenatori ai primi posti: Luis Henrique in particolare che per “x” motivi ha declinato l’offerta; Galtier, in lotta interna con il PSG, che non è riuscito a liberarsi in tempo. Italiano, Sousa non sono stati contemplati seriamente perché sotto contratto e fra colleghi, come giusto che sia, ci si rispetta. L’ha spuntata, in una sera improvvisa, spiazzando letteralmente tutti, il francese di origine spagnole (un mix fra i Borbone e i D’Angiò: non può non conquistare Napoli) Rudi Garcia che, proprio come Spalletti, ha in comune la Roma e i bei ricordi che, tutto sommato, hanno lasciato ai giallorossi capitolini. Per lui un biennale a 2.8 mln più l’opzione per il terzo. Ripartire dalla capolista, a quasi 60 anni, dopo due anni non proprio positivi, soprattutto se si considera la separazione consensuale con l’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo a causa dei rapporti incrinati definitivamente con il club.

A volte, proprio quando meno te lo aspetti, può arrivare la chiamata della vita, perché seppur ha un curriculum di tutto rispetto, non ha mai allenato top club né vinto chissà che. Nel suo palmares si ricorda lo scudetto vinto con il Lilla nella stagione 2010/2011 (più la Coppa di Francia, facendo il doblete), riportando l’agognato titolo dopo 57 anni, ma anche la bella cavalcata in Champions nel 2020 con il Lione, in cui arrivò in semifinale dopo aver battuto Juventus e Manchester City, non proprio due avversari qualunque, arrendendosi solo alla potenza del Bayern Monaco, che pure gli lasciò qualche trauma quando allenava la Roma perdendo con un sonoro 1-7 all’Olimpico. Tornando all’esperienza italiana, fu un abile condottiero, ammaliandosi i tifosi con un italiano pressoché impeccabile. Lo si può definire un comunicatore acuto, intelligente, mai sopra le righe, ma che sa farsi capire con parole pungenti o in pochi gesti. Come non ricordarsi la frase “Abbiamo rimesso la Chiesa al centro del villaggio” dopo la vittoria contro la Lazio; il gesto del violino nei confronti dell’arbitro nella gara contro la Juve dei record, con cui lottò strenuamente per il titolo nei primi due anni. Non poté nel terzo perché a gennaio conclusa amaramente il rapporto con la Roma, esonerato dopo una serie di risultati negativi e sostituito proprio da Luciano Spalletti, che tornò di nuovo alla guida.

Dal punto di vista tattico il sistema di gioco è quello del suo predecessore: 4-3-3; 4-1-4-1 fase difensiva; 2-1-4-3 fase offensiva. Alla Roma abbiamo assistito ad un bel calcio, veloce grazie alle sgroppate di Gervinho (Kvara) e con tanta tecnica a centrocampo con De Rossi, Pjanic e Nainggolan. Due giocatori potrebbero essere importanti per contribuire al meglio alla manovra offensiva, ossia Raspadori e Zielinski. In particolare il polacco potrà fare da collante fra i due reparti e fare l’attaccante in più quando la squadra alza il baricentro. La propensione offensiva, però, potrebbe lasciare la squadra scoperta per ripartenze velenose, debolezza che il Napoli ha presentato più volte anche la scorsa stagione, soprattutto quando non è al massimo della forma fisica. Bisognerà lavorare al meglio affinché si possa trovare il giusto equilibrio. Certo, poi ci penserà il mercato a dire la sua e a poterci fare analisi più chiare e approfondite.

La parte più bella della sua carriera, sine dubio, rimane questa appena raccontata, dove ha conosciuto, fra l’altro, anche l’amore di una intelligente, bella e giovane giornalista Francesca Brienza, la quale lo ha poi accompagnato lungo il percorso della sua vita sportiva e personale. L’amore per (la) Roma non sarà mai dimenticato, però un’altra città altrettanto magica, affascinante e che pullula di storia e sentimento, lo sta aspettando; non senza critiche o sensazioni poco positive: possiamo dire che sia una scommessa viste le ultimi stagioni sottotono, l’ennesima che potrebbe vincere De Laurentiis. Intanto, un soprannome possiamo già darglielo: Rudi Rubacuori. Sperando che sia un nomen-omen, capace di scaldare il cuore degli azzurri ancora una volta.

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