L’Italia e il Mondiale maledetto, dal Sudafrica a Palermo

Quello che è successo ieri sera, purtroppo, è noto a tutti: l’Italia è fuori, non parteciperà ai prossimi mondiali in Qatar. E’ una vera e propria disfatta quella per gli azzurri, incapaci di gestire il pallone negli ultimi metri e sterili nel possesso palla oltre a sprecare occasioni nitide. Perdere con la Macedonia del Nord è inaccettabile così come nel 2017 contro la Svezia che però avendo dimostrato delle caratteristiche fisiche superiori alle nostre annullarono i vari Belotti, Gabbiadini e Immobile. A proposito di quest’ultimo, l’Italia ha bisogno di un vero e proprio rinnovamento riguardo al terminale offensivo: Scamacca e Pinamonti scalpitano. Ciro Immobile, giocatore dal talento indiscusso e bomber inconfutabile, in Nazionale non ha mai brillato, nemmeno nell’ultimo europeo che ricordiamo tutti con grande affetto e la prova di ieri sera è l’emblema della sua esperienza in azzurro. Dal 2006 non si riesce a fare una figura dignitosa in un campionato del mondo: nel 2010 – con Lippi – l’Italia si buttò fuori da sola in un girone con Slovacchia, Paraguay e Nuova Zelanda, chiudendo ultima con soli 2 punti; nel 2014 con Prandelli si cominciò alla grande con una vittoria decisa contro l’Inghilterra per poi deludere perdendo 0-1 con la sorpresa Costa Rica e l’Uruguay; nel 2017 la disfatta con Ventura, analoga a quella di ieri sera. Ma quali sono le differenze fra questa Nazionale e quella dell’ ex tecnico del Torino? Il risultato è lo stesso sicuramente ma il percorso è completamente diverso. Roberto Mancini è stato capace di rifondare un’intera Nazionale accumulando ottimi risultati consecutivi fino alla vittoria finale di Euro 2020. Per questa ragione, per il bene della squadra e per il lavoro svolto, confermare l’ex tecnico dell’Inter è sacrosanto: gli incidenti di percorso capitano, questo è catastrofico, ma in un momento del genere nessuno potrebbe migliorare una squadra già forte che ha deluso gli italiani, non per aver perso ma per non aver vinto!

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