Le migliori frasi di Luciano Spalletti, al primo posto…

Luciano Spalletti, oltre che per essersi distinto come allenatore, si è fatto notare per il suo particolare personaggio. Personalità, saggezza, pochi peli sulla lingua… Sono alcuni degli aggettivi che possono descriverlo. Le sue dichiarazioni hanno spesso diviso. Per alcuni è un fenomeno della comunicazione, talvolta anche un meme. Per altri appare come una figura insopportabile. Però, è un dato di fatto che quel che pronuncia resta al centro dell’attenzione per giorni, mesi, anni. Il tecnico toscano si è distinto in questo suo aspetto anche nella sua avventura al Napoli. Sono venute fuori massime che, nel bene o nel male, resteranno scolpite. Ma quali di queste hanno rilasciato il maggior impatto?

Al primo posto troviamo…

“Napoli completa il mio tour dell’anima. Ho allenato a Roma, la città del Papa. A San Pietroburgo, la città degli Zar. A Milano, la città della moda e dell’industria. Allenerò a Napoli, città di Maradona e San Gennaro, la città dove calcio e miracoli sono la stessa cosa”.

Quale frase migliore per cominciare la propria avventura a Napoli? Luciano Spalletti ha voluto comunicare fin da subito quanto ci tenesse a questa nuova sfida, in particolare quanto sia differente dalle altre. Sedere su una panchina molto particolare, all’ombra di una città estremamente caratteristica. In più, traspare la sua apertura mentale, l’uomo che non vuole mai smettere di imparare, mai sazio di conoscenza e voglia di fare. 

Per un allenatore, uno dei migliori pregi è quello di sapersi evolvere e continuare ad imparare. Non a caso, molti tecnici sono durati meno delle aspettative proprio per questo aspetto. Il calcio è in continua evoluzione, mette davanti a sfide nelle quali per andare avanti serve saggezza e intelligenza. Ogni panchina, squadra, ambiente, presenta situazioni nelle quali bisognerà anche sapersi adattare. A chiunque piacerebbe proporre ovunque il proprio credo calcistico, ma le cose non vanno così. Anche le proprie idee più rigide vanno raffinate, rivisitate. Gli ambienti hanno un forte impatto sul lavoro di un allenatore. Ci sono piazze “calde” dove al primo successo si viene idolatrati e al primo errore denigrati; altre dove pretendono i risultati in fretta; altre ancora che danno la possibilità di sviluppare un progetto, ecc. Ce ne sono di tutti i tipi, ognuna con le sue particolarità, in grado di lasciare qualcosa.

Spalletti ha affrontato sfide molto stuzzicanti, in piazze molto particolari. Il suo tour dell’anima gli ha permesso di crescere sia come allenatore che come uomo. È passato per Roma, la Città Eterna, culla della più grande civiltà della storia, dove si è sviluppata gran parte della cultura di oggi. Poi, è giunto a San Pietroburgo, una città maestosa, imperiosa, da far venire la pelle d’oca a chiunque la visiti. Sita in Russia, una nazione immensa, ricca di storia, soprattutto imponente, specie agli occhi di chi la osserva da fuori. Tappa successiva, Milano, simbolo di lavoro e industria. Una città moderna, cosmopolita, luogo di opportunità per chi vi giunge. Infine, Napoli, tra le più caratteristiche al mondo. Una città che va vissuta, capita. Letteralmente, un mondo a sé.

Descrivere Napoli è un’impresa, ci sono troppe cose da raccontare. Non può essere compresa attraverso una fotografia del Vesuvio o discutibili articoli di giornale. Bisogna entrarci, scavarla, viverla nel profondo. Ogni metro rappresenta una sorpresa, un qualcosa che non si trova altrove. Una città che lascia sempre qualcosa di diverso. E, se compresa, ti fa sentire a casa, coccolato, a tratti risulta commovente. Un posto dove sacro e profano si intrecciano come non mai. Non a caso, è qua che Diego Armando Maradona ha avuto la possibilità di innalzare il suo regno, dove ha potuto rendere calcio e miracoli la stessa cosa. Un luogo indescrivibile, mozzafiato (raccontato egregiamente da Alberto Angela nel suo programma Stanotte a… Napoli, una delle migliori trasposizioni di questa città). 

Per Luciano Spalletti questa non è una sfida come le altre. Infatti, l’ha definita la più arrapante della sua carriera. Vincere qua, dove ha vinto Maradona, ha un gusto diverso. Un trionfo all’ombra del Vesuvio è una di quelle cose che resta scolpita nell’anima. E, per farlo, serve anche comprendere Napoli. C’è bisogno di apertura mentale, conoscenza, sapersi adattare ad un ambiente unico. Caratteristiche che certamente non gli mancano e che lo mettono sulla buona strada. Riuscire a vincere in questa piazza, sarebbe uno dei tratti più significativi del suo tour dell’anima, quello che si imprime nel cuore.

Articolo precedenteMigliori partite del Napoli nel 2021: al primo posto…
Articolo successivoMN Awards – Il “most improved player” del 2021 è…