Allegri ha ragione: la Juve è amata perché vince, il Napoli perché esiste

Allegri ha tremendamente ragione quando parla machiavellicamente di “fine che giustifica i mezzi”. Per il popolo bianconero non importa come, ma è vincere l’unica cosa che conta. Gianni Agnelli docet.
Basti pensare che la società pur di trionfare, in passato abbia deciso di sfidare la legge finendo poi in B per illeciti sportivi e con due scudetti revocati.
I partenopei viaggiano su una linea di pensiero completamente differente: la Juve per avere tanti tifosi ha avuto bisogno di vincere, il Napoli solo di esistere. Questione di gloria da una parte, di appartenenza dall’altra.
Allora come si può dar torto al tecnico livornese quando, senza fronzoli, ha affermato che per lo spettacolo c’è il circo? Lui ha ormai acquisito a pieno quella mentalità da primo della classe che quando era al Milan non aveva. Proprio a causa della Juve perse uno scudetto, per quel gol di Muntari netto e non visto. Si lamentò parecchio in quell’occasione, oggi è tranquillo e sugli arbitri preferisce non dir nulla. Quante cose sono cambiate.

Sull’altra sponda c’è Maurizio Sarri, fautore di un calcio bellissimo ma non ancora vincente. Zero titoli in due anni. La sua filosofia non abbraccia il pensiero appreso negli ultimi anni dall’altro toscano. Lui se non si diverte “si rompe le scatole” (volendo adoperare termini meno forti). Il calcio è arte, passione, uno spettacolo, appunto, che deve emozionare i tifosi ed entusiasmare gli addetti ai lavori. Ha plasmato meticolosamente i suoi uomini rendendoli perfettamente coordinati nei movimenti, nelle giocate, nelle azioni.
Danzano sul pallone e mettono in difficoltà gli avversari con un possesso palla continuo e finalizzato a segnare.
Tutto parte dalla difesa, talvolta addirittura da Reina, e si conclude con la prima punta.

Da un gioco così ci si aspetta frutti pregiati, ma questi ancora non si sono visti. Vincere con una Juve così non è facile, sono forti, spregiudicati. Mettiamoci pure i troppi gol subiti per errori individuali e difficilmente si concretizza quanto di buono si è costruito. Assolutamente Allegri ha ragione se si hanno in mente solo i tre punti cancellando i restanti 90 minuti.
A Napoli, però, il palato è diventato fino. Dopo due anni con l’ex Empoli si fanno addirittura paragoni con il Milan di Sacchi o con l’attuale marchio di fabbrica chiamato tiki taka del Barcellona. Mica roba da poco. Finanche un certo Pique in un tweet esaltò il gioco azzurro preferendolo a quello juventino. Bazzecole per Allegri. Contano i catenacci, i tuffi di Cuadrado, l’arroganza di Bonucci e quindi vincere pur essendo bruttissimi.

L’arte del pallone non aiuta a portare i trofei a casa. Sarri lo sa, ma investe tutto se stesso per essere meraviglioso. Certo, anche lui vorrebbe essere il migliore, lavora per questo, sogna per questo. I tifosi lo meritano, lo ha sempre detto. Dietro però c’è bisogno di una mano concreta affinché vincere possa diventare presto realtà. Per il momento ci godiamo le emozioni, le delusioni e i brividi. Allegri però continua ad aver ragione, altrimenti tifare Juve non avrebbe lo stesso sapore senza bacheche piene…

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