EDITORIALE – Il manuale del vero tifoso azzurro

Il calciomercato è ormai concluso regalando nel finale i consueti sogni o illusioni ma soprattutto delle certezze da cui ripartire. Sarebbe ed è stucchevole parlare ancora dell’argentino con la maglia numero 9 che ha preferito Torino a Napoli, sarebbe ed è un errore valutare una squadra ed un gruppo in base ad un qualcosa che non c’è più. Ogni certezza, valutazione e considerazione va espressa in virtù di ciò che è reale e presente. Quello che non c’è non esiste più, l’unica collocazione che può avere è nel passato dove al massimo potrà vivere come ricordo, a seconda dei casi bello o brutto. 

Dopo anni di incertezze societarie, amarezze e fallimenti, abbiamo oggi un gruppo dirigenziale di alta qualità. A partire dal presidente, criticato e non amato da una parte della piazza, passando dai dirigenti fino ad arrivare all’equipe tecnica. Chi lavora per questo Napoli si è guadagnato negli anni la fiducia di chi realmente ha volontà di esprimere un giudizio critico costituito sui fatti e non sulle parole. Negli anni la squadra ha vissuto di anno in anno una crescita capace di condurre il club tra i primi quindici al mondo, di avere campioni e grandi giocatori in ogni settore del campo, di centrare piazzamenti europei in serie (7 consecutivi) e di alzare tre coppe (2 Coppa Italia e 1 Supercoppa Italiana). Coppe che sarebbero dovute essere quattro ma questa è un’altra storia ed oggi non ci interessa discuterne ancora. 

Spesso l’uomo subisce se stesso ed è incapace di ricordare il proprio passato, venendo investito dal sentimento unilaterale dell’irriconoscenza che diventa poi incoerenza. Questo iter psicologico è la sindrome di cui spesso è vittima il tifoso partenopeo. Il supporter azzurro è probabilmente il fan più sfegatato, passionale ed ultras (nell’accezione più romantica del termine) ma anche il più umorale e succube delle correnti di pensiero, che lungo una stagione, colpiscono qualsiasi squadra.

Occorre crescere e maturare, anche se a onor del vero questo discorso non riguarda tutta la tifoseria, occorre costruire una coscienza tifosa di alto profilo prima di pretendere dagli altri risultati altisonanti. Occorre documentarsi, conoscere la realtà del club che abbiamo scelto come fede e abbracciarla nella sua totalità senza esclusione di colpo. Il Napoli pur facendo registrare il quinto fatturato della Serie A nelle ultime 5 stagioni è stata l’unica vera antagonista della Juventus (sommando i punti totalizzati negli ultimi cinque campionati). Dato di prestigio che testimonia la capacità imprenditoriale e la qualità delle scelte è rappresentato dal fatto che mai è stato violentato il sano principio del Fair Play finanziario. 

Come può tutto questo non essere apprezzato? – Ecco dove emerge la prostituzione intellettuale – parlando alla Mourinho – che troppo spesso colora gli animi di alcuni “tifosi” azzurri che minano e inquinano un operato vincente. Dalla critica costruttiva a quella demolitrice e insensata passa un attimo, un sottile filo invisibile che di tanto in tanto è giusto tessere per rafforzarlo. Nell’anno del tradimento vigliacco, nell’anno in cui nemmeno la Champions – risultato non scontato – è riuscita ad indebolire quel sentimento pessimista, la rosa del Napoli grazie ai nuovi acquisti ha avuto un incremento del proprio valore. Giusto allora sarebbe fermarsi e valutare i numeri, le circostanze e i reali valori in campo prima di esprimere giudizi. Ancora più giusto sarebbe ricordarsi ed esprimere in fatti concreti che non siamo tifosi di nomi e numeri di maglia, né di presidenti o dirigenti. Siamo tifosi di una maglia e di una storia cittadina, amanti incondizionati di Partenope e di quella napoletanità sana da esportare nel mondo come autentico patrimonio universale. 

Il mercato si è concluso e ci ha lasciato in eredità un gruppo importante in merito alle alternative tattiche e prolifico di gioventù di qualità pronta ad essere innescata da un allenatore che si è dimostrato abile artificiere, il caso Higuain insegna.

Afferriamo allora e facciamo nostre le parole di Hamsik prima ed oggi di Reina, stringiamoci attorno a questi ragazzi e crediamo nei sogni. Da soli non si vincerà mai nulla, Miguel de Unamuno insegna infatti che ‘il sogno di uno solo e’ l’illusione, l’apparenza; il sogno di due e’ gia’ la verita’, la realta’.

Critichiamo ciò che è giusto per migliorare, arrabbiamoci per ciò che realmente merita il nostro disappunto, duelliamo contro i nostri reali “nemici” ma soprattutto amiamo senza condizioni la nostra maglia, la nostra storia e la nostra città così come a coronamento di ogni vittoria cantiamo allo stadio.

Che questa pausa campionato serva per riflettere e dare nuovo sprint alla nostra stagione perché un giorno all’improvviso si possa festeggiare ciò che oggi è solo un sogno, a patto che questo sia alimentato da quella sana follia di riscrivere la storia. 

Infondo non sarebbe nullo di nuovo e rivoluzionario, Max Weber diceva: ‘è perfettamente esatto, è confermata da tutta l’esperienza storica, che il possibile non sarebbe raggiunto se nel mondo non si tentasse sempre l’impossibile’.

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