EDITORIALE – Maradona-Higuaìn, a dividerli è stata la “fede” e ad unirli ci ha pensato il destino

Cosa hanno in comune Diego Armando Maradona e Gonzalo Higuaìn? Sono tante, tantissime le cose che vengono in mente con questa domanda partendo, per esempio, dal punto più semplice: entrambi sono argentini, anche se i natali del Pipita sono a Brest, in Francia, squadra in cui militava il padre, ma cresciuto sempre con l’animo di un vero niño sudamericano.

Le loro strade, però, fino all’arrivo all’ombra del Vesuvio sono state completamente e curiosamente diverse. El Diego, come amava farsi chiamare, perché nonostante la fama, il successo, l’ascesa verso gli “dei del calcio”, non ha mai dimenticato il suo dolce, umile e difficile passato: le partite a La Villa dove è cresciuto, i sacrifici fatti dai suoi amatissimi genitori.

Dall’altra parte il giovane Pipita ha sempre vissuto con la certezza di potersi permettere un paio di scarpette nuove e di giocare in un vero campo da calcio. Ha dovuto combattere però con una malattia, la meningite, che lo ha costretto a dover affrontare un primo esame con la vita, brillantemente superato.

Il percorso dei due attaccanti è stato diametralmente diverso, il primo ha debuttato nel suo Paese con la maglia del Boca Juniors, club tifato da tutta la famiglia Maradona che rappresentava la Buenos Aires borghese e del proletariato; il numero 9, invece, esordì con il River Plate, eterna squadra rivale di origine invece aristocratica.

Più tardi l’approdo per entrambi in Europa nel calcio che conta davvero e che li avrebbe consacrati campioni. Diego fu acquistato dal Barcellona a 22 anni, quando ormai il suo nome circolava in gran parte del mondo. Un talento fuori dal normale, si diceva, e le aspettative non furono disattese.

Anni dopo, esattamente nel 2006, Fabio Capello allora allenatore del Real Madrid, restò letteralmente stregato dalle qualità di Higuaìn attraverso la visione di alcune cassette e decise così di portarlo nella capitale spagnola all’età di 19 anni, rendendolo uno dei giocatori più forti del 21esimo secolo.

Uno scherzo del destino quindi, ancora una volta i due argentini si “ritrovano” in due squadre che non si amano per niente, anzi, ma che regalano sempre grandi emozioni con il “clasico” più famoso che ci sia.

Il fato, però, a volte divide e altre volte unisce.

Due carriere parallele, importanti, decisive, che ad un certo punto si sono incrociate, a distanza di anni, in un club che non ha lo stesso appeal, gli stessi trofei e blasone di quelli prima citati, non vanta molti titoli, ma ha forse qualcosa che poche altre società calcistiche al mondo hanno: una passione smisurata, viscerale. 1984 e 2013, due date apparentemente normali, ma che hanno in qualche modo segnato la storia azzurra con l’arrivo di questi due grandi campioni.

Come si può immaginare, vestire una maglia del genere va al di là di ogni aspirazione, perché vincere a Napoli non è l’unica cosa che conta, ma se si vince a Napoli è una cosa unica, ed entrambi, in modo differente, l’hanno potuto provare.

Fiducia, affetto, pazienza: ingredienti che spingono un calciatore a non andare via, così come essere considerati il centro di un progetto e idoli di un popolo che sa soffocarti d’amore, a volte anche troppo.

Un bene che può far del male, e solo i veri campioni sanno come rialzarsi, riconquistando il proprio pubblico. Per Maradona non è stato difficile, il suo estro, il suo genio, la sua fantasia, il suo sinistro hanno regalato ai napoletani ma anche agli argentini emozioni uniche, dallo scudetto alla coppa UEFA al fatidico mondiale deciso dallo stesso numero 10.

Una carriera ricca di alti e bassi, di odi et amo. Lo stesso estremo sentimento che ha unito e allontanato Higuaìn con i partenopei e i suoi connazionali, dopo un’estate turbolenta, è iniziato per l’attaccante un periodo di grande serenità, segno che tutte le ferite, anche le più dolorose, possono essere guarite.

Lui ce l’ha fatta, ora ha, come Diego, un desiderio fortissimo: rendere felici i suoi tifosi.

No, non sono e non saranno mai uomini qualunque, per un motivo o per l’altro. Maestro e discepolo, amici e nemici, re di due epoche diverse. Lo scettro, adesso, appartiene al Pipita e anche D10S sa che, per fortuna, è in ottime mani. Vite parallele, destini comuni.

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