A tutela dei giovani: diamo più possibilità alle nuove generazioni

Che si chiami “cantera“, “primavera” o “scugnizzeria” non cambia nulla. Le radici di ogni squadra partono da loro: i giovani.

Il Barcellona è il club per eccellenza che cerca di far diventare campioni i tanti piccoli blaugrana che occupano le loro file, addirittura creando un Barcellona B per permettere loro di giocare con continuità. L’Inghilterra ha deciso di proporre un progetto simile per far crescere i loro “boys“.

La Germania, detentrice dell’ultima coppa mondiale, ha trovato la sua “arma” nelle forze fresche schierate in campo, giovani motivati e di talento che si sono fatti ben notare.

Emblematico è stato il caso Kramer, eternamente mandato in prestito dal Borussia Mönchengladbach nei vari club tedeschi, è stato eccezionalmente convocato dal ct Löw, e si è laureato campione del mondo l’estate scorsa.

Un sogno.

In Italia siamo molto lontani da questo tipo di mentalità, i nostri “ragazzi” li troviamo sparsi in tutta Europa tra prestiti a lunga scadenza e ritorni sempre più difficili nei club di origine.

La Serie B dovrebbe essere una vetrina di tutto rispetto per chi deve farsi notare, apprezzare e confermare ma, spesso, nemmeno lì trovano spazio e “scalano” nella moderna Lega Pro, quasi all’oscuro di tutti.

Un detto recita: “L’Italia è un Paese per vecchi” e anche dal punto di vista calcistico, potremmo dire che è così. Davvero pochi i talenti nostrani già affermati nella nostra massima serie, e la maggior parte non giocano nemmeno nei loro club di apparenza, girovagando nel club “minori” ancora ignari del proprio futuro.

L’ultima pepita persa è stata indubbiamente il napoletano Ciro Immobile, vivaio Juventus, il quale dopo il Mondiale con la maglia dell’Italia, finito in un battito di ciglia, ha fatto le valigie destinazione Dortmund per sostituire l’amato Levandowski, approdato al Bayern Monaco.

Le polemiche, ovviamente, non sono mancate e la delusione di vedere il capocannoniere della scorsa stagione (per altro senza aver tirato neanche un rigore) andare via così facilmente, è una bruttissima sconfitta per la Serie A.

Per fortuna, non tutti hanno spiccato il volo altrove. Zaza, Berardi, Insigne continuano ad illuminare il campionato che pullula di signori non più ragazzi e stranieri. Il problema, dunque, è alla radice.

La riforma del vivaio italiano è da decreto legge, se vogliamo definirlo in termini giuridici. Presto qualcosa dovrà cambiare se si desidera dare nuovo lustro al campionato “più bello del mondo”.

E forse qualcosa già è stato fatto da un club importante, anzi hanno proprio “esagerato” con l’età. Sabatini, il ds della Roma ed indubbiamente uno scrutatore seriale di giovani talenti con il fiuto delle plusvalenze e ottimi affari, ha scovato un giovanissimo campioncino già conosciuto tra i club di mezza Europa per la precoce bravura. Lui ha solo 9 anni e si chiama Pietro Tomaselli.

I video su youtube hanno incantato tutti e la società giallorossa non ha aspettato un attimo per ingaggiarlo. Un contratto lungo, lunghissimo per il piccolino già amico di Totti e company.

Un esempio che dovrebbe far riflettere, perché una casa per essere solida, ha bisogno di fondamenta forti. Il Napoli, per esempio, ha bisogno di una radicale riforma della sua “scugnizzeria”.

Troppi i ragazzi “bruciati” a causa della poca fiducia ricevuta e dalle tante porte in faccia perché erano troppo giovani.

Molti i talenti approdati in Lega Pro o in serie B che non hanno avuto fortuna in seguito. Si punta sugli stranieri quando poi i giocatori forti si hanno in casa. Peccato.

Qualcuno, però, se ne è accorto e ci si chiede se questa odierna utopia di vedere più ragazzi del vivaio giovanile in campo nella massima serie resterà tale o finalmente potremo goderci anche loro, il nostro futuro.

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