Real Madrid-Napoli 4-2. Si possono trarre aspetti positivi da una sconfitta?

Fonte foto: SSC Napoli

Il Napoli di Walter Mazzarri è uscito sconfitto dal Bernabeu. Un Real Madrid decimato ha inflitto un ko forse largo di punteggio, ma che merita di essere raccontato. Come la partita d’andata, ci si potrebbe scrivere un film. Proprio come quella maledetta sfida, il tutto è riassumibile con la classica sconfitta “a testa alta”. Questa però, apre ben due vie per gli azzurri. La prima ha una chiave di lettura dark ed è di quelle che portano la narrazione del tipo “A che serve giocare bene se loro me la possono ribaltare in qualsiasi momento?”. Di quelli che si stanno mangiando le mani per quello sciagurato gol di Nico Pàz che costringerà gli azzurri ad un ultimo sforzo nella gara casalinga contro lo Sporting Braga. L’altra strada, più ottimista, è quella di una consapevolezza diversa, ovvero: “Se abbiamo giocato qua possiamo farlo ovunque”. Entrambe meritano di essere raccontate.

La prima di queste ha il sapore del tipico commento a caldo un istante dopo il triplice fischio. I partenopei hanno giocato una gran partita al cospetto della squadra più gloriosa di tutte, venendo però sconfitti sui dettagli. Questo sotto il calmo sguardo di quel Carlo Ancelotti, che all’ombra del Vesuvio non è riuscito a trovare la sua dimensione. Cosa che invece fa benissimo in una piazza impossibile come quella di Madrid, soprattutto in notti come queste, dove quell’attimo di lucidità in più può spostare il destino di un intero torneo come non mai. Pensate se Arek Milik, in quel surreale Liverpool-Napoli 1-0, proprio sotto gli occhi di Carletto, avesse segnato quel gol davanti ad Alisson. Quella Champions è cambiata su quella parata, posandosi dolcemente sulla rossa sponda del Mersey.

La seconda invece, può sorgere dopo aver ragionato con più serenità sul match. Vero, c’è stata una sconfitta anche difficile da accettare, ma è arrivata al termine di una gara tiratissima che poteva anche essere vinta. Sono quelli che credono che, al netto di tutto, la prestazione ci sia stata, e che lo sbilanciamento dei singoli valori (nonostante il Real sia falcidiato dagli infortuni) abbia consentito ai Blancos di vincere. Questi sono i ragionamenti fatti dal Napoli di Spalletti dopo ogni sconfitta, soprattutto nella prima delle sue due stagioni napoletane. Ad ogni ko ne è conseguita una forte reazione caratteriale, che ha portato i partenopei a lottare per il titolo fino ad aprile, salvo poi crollare (in un mese che merita un articolo a parte e che non può essere riassunto così ciecamente). Dunque, quale delle due letture è corretta e quale strada il Napoli intraprenderà?

La prima è la strada del rimorso, di chi sa di non aver sfruttato al meglio quei momenti. Di chi rimpiange di non aver preso, per un istante, quel treno lì. Questa è un’ombra che per tanti anni ha accompagnato il Napoli, lasciandolo cadere nella paura di non dover sbagliare, portandolo di conseguenza a snaturarsi e a mancare inspiegabilmente passaggi che a primo impatto sarebbero apparsi come semplici o superabili. C’è il rischio di poterla riattraversare? Forse. Tante partite di questa stagione portano dietro di sé questi fantasmi. Questo gruppo, abituato quasi ad un’idea di invincibilità, si è improvvisamente riscoperto fragile, battibile. Non a caso, il principale compito di Mazzarri sarà quello di ridare lo spirito agonistico che i ragazzi sembrano aver perso.

Come ogni lavoro che si rispetti, questo procedimento ha bisogno di tempo. Non può essere il successo con l’Atalanta a scacciare il maltempo. Il tecnico livornese infatti, ha ereditato una situazione non semplice. Se è vero che Rudi Garcia ha pagato per le colpe di tutti, è oggettivo che qualcosa sotto la sua gestione non andasse. Al nuovo allenatore sta il compito di scoprire di quale sia questo maledetto aspetto. C’è chi parla di una condizione fisica non ottimale, chi di snaturamento del gioco e chi di assenza di mentalità. Al momento pare che la verità sia nel mezzo tra queste tre alternative. Le prossime partite potranno chiarire meglio se questi bulloni saranno stati rimessi al loro posto.

La seconda delle strade invece è quella degli spavaldi. Di chi è convinto delle proprie idee, sa che il suo percorso è quello giusto e che porterà i suoi frutti. Il Napoli, prendendosi tutti i rischi del caso, dovrà intraprenderlo. Dei passi falsi, specie se si viene da una difficile situazione come questa, vanno preventivati. Pensare di vincere tutte le partite è da folli. Ma ogni incontro, può avere la sua lettura positiva. Con il Real è sì arrivata la sconfitta, ma si sono visti sprazzi di quella squadra battagliera e audace che ha dato spettacolo in Italia e soprattutto in Europa. È il segno che questo Napoli ha ancora vita, e che non è già svanito.

Per concludere, nessuno dei due discorsi è completamente sbagliato o giusto. Ogni soluzione fortemente ideologica ha delle basi pragmatiche, altrimenti finirà per affondare. Il tutto però, sta nel fare quello scatto mentale che può permetterti di tirar fuori i tuoi argomenti in ogni uscita. Ad esempio l’Inter, dopo la dolorosa sconfitta in finale di Champions League contro il Manchester City, ha eseguito questo passo e non si è più fermata. Il maledetto destino vuole che la prossima partita degli azzurri sia proprio contro di loro. Un match che sarà sì molto difficile, ma che può rappresentare il giusto momento per ricominciare a correre e dimostrare che quel tricolore non è stampato sulle magliette azzurre per pura fortuna, ma perché questa squadra ha dimostrato di poter raggiungere vette altissime.

Il rischio opposto di non compiere questo step è quello che questa sconfitta, per quanto abbia le sue letture positive, rimanga fine a sé stessa. Se il Napoli non guadagnerà questa consapevolezza, questo ko sarà utile solo da raccontare tra alcuni anni a chi non c’era, magari quando questi sogni saranno svaniti. Anzi, questa diverrà un’occasione persa, di quelle che ti costringeranno ad affrontare al massimo dell’intensità uno Sporting Braga che giocherà all’impazzata poiché non ancora eliminato. Mentre il solo mantenere – con forte pragmatismo – quel pari che a tratti veniva quasi denigrato, ti avrebbe consentito di porre il massimo delle energie sulle sfide di campionato contro Inter e Juventus, e di approcciare all’ultima gara del girone come fosse una formalità figlia del calendario stabilito.

Le sconfitte servono per imparare, non per abbellirsi con messaggi del tipo “siamo stati sconfitti a testa alta” dinanzi a chi non ha potuto giocare sfide simili. Che il gruppo ne tragga il giusto insegnamento e guadagni, anche a livello europeo, la convinzione di essere vivo.

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