Minuti finali di Napoli-Empoli. Sullo Stadio Diego Armando Maradona inizia ad abbattersi una forte pioggia, di quelle che “ripuliscono l’aria”. La partita è tiratissima, ma gli uomini di Rudi Garcia non riescono proprio a sbloccarla. Qualche occasione arriva, ma il portiere empolese Etrit Berisha è molto attento. D’altro canto, anche alla squadra guidata da Aurelio Andreazzoli ne sono arrivate. In una delle ultime chances, il pallone capita a Khvicha Kvaratskhelia, tutto solo davanti a quell’imbattibile Berisha. Anche stavolta, l’albanese ci mette una pezza, anzi, un gambone. Nell’azione successiva, sarà Kovalenko a siglare un gran gol e a portare la vittoria in casa dei toscani. Dallo stadio, emerge un grido: “Via!”. Rivolto a quel Rudi Garcia, giunto al capolinea dopo solo 5 mesi, che proprio quel 12 novembre si giocava la panchina.
La sua avventura è tra le più sciagurate che si sono viste sulla panchina azzurra. Tra l’ombra di Luciano Spalletti ed un calcio che non ha mai convinto, la scintilla tra il tecnico francese e la tifoseria non è mai scattata. Il tutto è iniziato il 14 giugno, quando ad essere destinato a guidare il Napoli sembrava un altro transalpino, ovvero Christophe Galtier. Quella sera però, a completa sorpresa, poco dopo l’inizio di un poco felice Italia-Spagna di Nations League, la società annunciava l’ingaggio di Rudi Garcia come nuovo allenatore. Una scelta spiazzante che lasciò tutti a bocca aperta. Può un tecnico che, nella sua ultima esperienza ha allenato l’Al Nassr, guidare la panchina dei campioni d’Italia? Per qualcuno sì, per altri no, ma in tanti hanno aspettato che a parlare fosse il campo, anche reduce l’euforia per lo scudetto e la sensazione di disporre di uno squadrone.
Infatti, sia in ritiro che nelle prime amichevoli stagionali, il clima è sicuramente dei migliori. L’ambiente è ancora molto carico per lo scudetto vinto, e niente è in grado di frenare l’euforia generale, nemmeno il sopraggiungere di qualche infortunio di troppo. Le cose procedono spedite, e lo faranno ancor di più dopo le prime due gare ufficiali. Contro il Frosinone ed il Sassuolo sono arrivati due successi puliti e senza troppi patemi. Qualcuno non è rimasto convinto nemmeno di quei successi, ma le reazioni a caldo ritraevano una piazza entusiasta, proprio come quanto si è visto negli ultimi mesi. Ma è proprio quando nessuno se lo aspetta e l’idea è quella di poter rivivere le emozioni dell’anno scorso, che si presenta la partita che cambierà il volto di questa stagione, forse in maniera irreversibile: Napoli-Lazio.
Al Maradona arriva una squadra super carica ed un’altra reduce da due sconfitte. I primi minuti, sembrano dare conferma alle aspettative: azzurri in attacco, biancocelesti in difesa. La partita rimane sullo 0-0, finché Luis Alberto decide di dare una forte scossa, siglando un gol che è un mix tra genio e follia. Tempo di rimettere il pallone al centro che è Piotr Zielinski a pareggiare. Qualcuno all’intervallo esclamerà: “Poco male!” Bene, la ripresa sarà tutta un’altra storia. I padroni di casa appaiono molli, timorosi. Gli ospiti invece, più vivi che mai. Daichi Kamada sigla un gol che cambia completamente i giochi. In ripartenza, gli uomini di Maurizio Sarri sono letali, tanto che a fermarli è solo il Var, in occasione dei gol annullati a Zaccagni e Guendouzi. Dall’altro lato invece, c’è una squadra completamente squilibrata, con reparti distantissimi e solo lontana parente di quella di qualche mese prima.
Dopo questa brutta sconfitta, iniziano a suonare i primi campanelli d’allarme. Inevitabilmente, Rudi Garcia finisce sulla graticola, accusato di aver modificato troppo la macchina perfetta del Napoli campione d’Italia. Tuttavia, è solo un ko, di quelli che capitano a tutti. La partita successiva con il Genoa darà conferma delle paure. Nel caldo Marassi, i partenopei vanno sotto di 2 gol, figli di errori di reparto e concentrazione. A salvare dalla seconda sconfitta, ci pensano due grandi giocate di Giacomo Raspadori e un Matteo Politano che sembra essere tornato quello dei giorni migliori. Ma l’accusa più pesante per il tecnico non sarà tanto quella della mancata vittoria, ma quella di aver sostituito Khvicha Kvaratskhelia con Alessio Zerbin (con tanto di gesto plateale del georgiano) nei minuti finali. Le sostituzioni ordinate dal mister non convincono, e sono uno dei principali capi d’accusa del mancato rendimento.
A Braga, nella prima uscita di Champions League, si vede un Napoli non brillante, ma sicuramente più motivato di quello visto in precedenza. Con i portoghesi arriva un soffertissimo 2-1, definito da una goffa autorete nel finale e dal palo all’ultimo secondo di Pizzi, che sarebbe valso il pari. Le critiche non si assestano, ma l’ex Lille se la può cavare portando dalla sua un importante successo. Qualcosa sia a livello tattico che in materia caratteriale non va, ma al tecnico viene concesso tempo poiché gestire una squadra come questa sarebbe stato difficile per chiunque. È tempo di un altro capitolo cruciale, di quelli che segnerà questa stagione per sempre, al di là di qualsiasi risultato finale questa riporti: Bologna.
Nel capoluogo emiliano, gli azzurri giocano piuttosto bene, sfiorando il gol in avvio con Kvaratskhelia. Gli uomini di Thiago Motta non riescono mai ad essere pericolosi, quelli di Garcia a tratti. Folate che trovano la loro massima espressione in un calcio di rigore, poi sbagliato da Osimhen. Nel finale, il nigeriano viene sostituito. Ne seguirà un battibecco con l’allenatore: l’attaccante infatti, fa segno di voler giocare insieme a Giovanni Simeone nel finale di gara. L’esito dell’incontro è 0-0. A sorpresa, pochi istanti dopo la fine della partita, il presidente De Laurentiis scrive così sul proprio profilo Twitter: “Il Napoli riparte da Bologna. Bravi tutti!” Un cinguettio che lascia spiazzati in molti, visto il pari. Qualcuno, scavando nel suo passato, interpreta il messaggio come un segno di sfiducia verso l’allenatore, altri invece parlano di come abbia voluto caricare l’ambiente.
Tutto cambia però quando Roberto Calenda, agente di Osimhen, lamenta di alcuni video infelici postati dal canale TikTok della società. Il bomber dello scudetto, a seguito di questi eventi, cancellerà quasi tutte le foto sul suo profilo Instagram che lo ritraggono con la maglia del Napoli, comprese quelle della celebrazione della vittoria del tricolore. Un affronto per i tifosi, che vedono quel gesto come un tradimento. Sembrava che ci fossero delle basi per ripartire con serenità, ora per farlo c’è bisogno dei risultati. Con Udinese e Lecce questi arrivano. 4 gol ad entrambe ed uno solo subito (su un gol da fuoriclasse di Samardzic). In difesa emerge l’acquisto Natan, Kvara torna ai suoi livelli abituali e Victor gioca da vero professionista.
Non è un Napoli ancora convincente al 100%, ma queste due vittorie permettono a Rudi Garcia di essere più tranquillo. Per scacciare tutti questi dubbi, c’è alle porte l’incontro più difficile: Napoli-Real Madrid. I partenopei giocano quella che forse è la loro miglior prestazione stagionale. Il problema è che dinanzi ci sono dei fuoriclasse di altissima caratura. Vinicius, Bellingham, e la sfortunata autorete di Meret propiziata da una bomba di Valverde siglano una sconfitta amarissima e immeritata. Al termine dell’incontro, lo stadio Maradona applaude. Le ferite iniziali sono risanate e nel giro di pochi giorni i fischi sono stati cancellati. C’è bisogno di trovare conferme con la Fiorentina e di rimettersi in carreggiata in campionato. Però, se la tua miglior partita in un’avventura è una sconfitta, di certo questa non è stata fortunata.
Contro i viola, gli azzurri appaiono quelli dei momenti più bui di questa stagione. Vincenzo Italiano stravince sul piano tattico contro il suo collega Garcia, e infligge una pesante sconfitta al Napoli. La squadra, anche stavolta, è apparsa priva di mordente e sfibrata. Motivo per cui tornano le critiche, e ora si chiede la testa dell’allenatore. Qualcuno, guardando quell’incontro, avrà immaginato come questa squadra potesse rendere sotto la guida dell’allenatore della Fiorentina tanto bramato da De Laurentiis già ai tempi dello Spezia. Intanto, in panchina c’è un allenatore sfiduciato dalla tifoseria e forse anche dai giocatori, visto l’ennesimo gesto di stizza al momento di un cambio, stavolta da parte di Matteo Politano, uno dei migliori di questo avvio incerto. Inoltre, gli viene contestato di aver sostituito l’infortunato Anguissa con Giacomo Raspadori, una mossa che di fatto ha consegnato il centrocampo nelle mani degli avversari.
Successivamente alla partita, in un’intervista alla Luiss, il presidente parla di Garcia dichiarando che con lui sta attraversando un momento no. Sono parole forti, di quelle che fanno immaginare ad un esonero immediato. In quei giorni, il patron prova a convincere Antonio Conte a prendere il timone della squadra. Un tecnico sicuramente pretenzioso, sia in fatto di giocatori che dal punto di vista del dispendio economico, ma che può essere l’uomo giusto per risollevare la squadra. Lui, con garbo, rifiuta la proposta. Stando ad alcune indiscrezioni, l’accordo può arrivare per i mesi estivi. Sta di fatto che da questo momento, il rapporto tra il patron e l’allenatore transalpino non sarà più lo stesso.
Al suo ritorno dalla Francia, l’ex Roma ritroverà agli allenamenti l’ingombrante presenza di De Laurentiis, costantemente presente. È un segno forte di come sia delegittimato e che, in caso di un nuovo passo falso, potrebbe arrivare quel fatidico comunicato. Per lui, sarebbe una batosta perdere la panchina dopo solo pochi mesi. Nel frattempo, durante la pausa delle Nazionali, si è infortunato Victor Osimhen. Per cui, in attacco toccherà scegliere tra Simeone e Raspadori. Il tecnico, nelle seguenti uscite, opterà per l’ex Sassuolo, uno dei suoi pupilli. Alla ripresa dei giochi c’è un Verona che naviga in cattive acque. Ne consegue una vittoria piuttosto ordinaria, in cui gli azzurri non esaltano per il gioco, e mostrano più pragmatismo rispetto alle precedenti sfide. Che sia il segno di un cambiamento nel modo di fare?
La conferma arriva nella sfida di Champions League in casa contro l’Union Berlino, compagine reduce da un enorme numero di sconfitte consecutive. I partenopei non badano tanto all’estetica, ma aspettano il momento giusto per colpire. All’unico tiro in porta degli azzurri, ad andare in rete sarà proprio Raspadori. Non è semplice per una piazza abituata a vedere calcio propositivo passare a soluzioni più pratiche. Intanto, nonostante i successi, le critiche al tecnico non si placano. Sembra chiaro a tutti che una nuova sconfitta potrebbe risultargli fatale.
Questa rischia di arrivare con il Milan di Stefano Pioli, altra squadra che sta attraversando un periodo non semplice. Nella gara del Maradona però, è Olivier Giroud a fare la voce grossa, portando i sui avanti di ben 2 gol nel primo tempo. Nella seconda frazione invece, Garcia stravolgerà il match schierandosi con un super offensivo 4-2-3-1, trovando le reti di uno scatenato Politano e di Raspadori su punizione. La panchina è salva, le critiche di certo no. Stavolta gli viene contestato di aver cambiato l’esterno d’attacco con Zanoli, secondo qualcuno per paura di subire il terzo gol, così però precludendosi fortemente le possibilità di vittoria, capitate sui piedi di Kvaratskhelia all’ultimo istante. Sarà un Maignan reduce da una partita sicuramente non tra le sue più brillanti a fermarla.
Prima della sosta, ci sono tre match apparentemente semplici: Salernitana, Union Berlino ed Empoli. L’obiettivo minimo per l’allenatore è di conseguire tre vittorie, prima di imbattersi nel tremendo ciclo di fine novembre e di inizio dicembre. Con i corregionali arriverà una vittoria sulla falsa riga di quanto visto a Verona, seppur con la differenza che i granata in porta non ci sono mai arrivati. Con i tedeschi invece, quando la gara sembrava in mano, un erroraccio del reparto difensivo sugli sviluppi di un corner ha favorito il pareggio di Fofana, che fisserà l’incontro sull’1-1, impedendo di chiudere i giochi in anticipo per la qualificazione agli ottavi di Champions. Sarà l’ultimo risultato utile conseguito dal tecnico Urs Fischer sulla panchina dell’Union. Ora Garcia è davvero appeso ad un filo, e con l’Empoli si gioca tutto.
L’andamento della partita vede un Napoli poco esaltante provarci con delle giocate individuali, ma senza trovare il gol. Dall’altro lato, i toscani sono ben disposti in campo e concentrati. A sorpresa, saranno proprio loro a vincere. Stavolta il destino dell’allenatore francese è segnato. I nomi ricercati da De Laurentiis per la panchina non sono di altissimo calibro, servono giusto per portare avanti la squadra fino a giugno per poi di conseguenza riprogrammare. Ad una certa sembra essere tutto apparecchiato per l’approdo di Igor Tudor. Sarà poi Walter Mazzarri, l’usato sicuro, a rilevare Rudi, che viene esonerato dopo appena 16 partite, in cui sono arrivate 8 vittorie, 4 pareggi e 4 sconfitte. Il tutto senza aver mai davvero catturato l’affetto della tifoseria.
Viste le premesse, il suo esonero appare giusto. L’allenatore non sentiva più la fiducia della società ed ha diretto la squadra per un mese da delegittimato. Gli viene contestata la gestione dei cambi, a volte in maniera troppo severa, da molti considerata inefficace. In questi mesi, la squadra non ha mostrato progressi significativi non solo nel gioco, ma anche nell’applicazione. Molti degli errori presentati in campo sono di reparto, più che dei singoli, soprattutto in una difesa che è sempre apparsa ballerina, in un centrocampo spesso scollegato e in un attacco che ha sbagliato un gran numero di gol. Va anche detto però, che il suo profilo non era quello giusto per guidare la squadra. Serviva un uomo disposto a non stravolgere troppo, quando invece si è visto, con troppa fretta, quale fosse il modulo da lui applicato: il 4-3-3.
Proprio come il suo predecessore Spalletti, Garcia schiera spesso quella formazione, ma sfruttando principi ben diversi. Il suo nome per questa panchina non andava proprio fatto. L’allenatore francese infatti, si è trovato in una situazione non adatta a cosa può dare, perché sì avrà fallito a Napoli, ma non si tratta nemmeno dell’ultimo arrivato. Questo matrimonio si è rivelato infelice soprattutto per la frettolosità con la quale lo si è scelto, senza badare a come schiera la squadra. Da questo punto di vista, sono più chiare le colpe della società che non sue, che sul piano tecnico sono però innegabili.
Altro grande nemico dell’ex Lille è l’ingombrantissima ombra di Luciano Spalletti. Una situazione del genere sarebbe stata difficile da gestire per qualsiasi allenatore. Purtroppo, quel Napoli non esiste più, e attenderlo da qualsiasi allenatore è pura ingenuità. Le aspettative della piazza però erano altissime, e in pochi avrebbero saputo attenderle. A Garcia va fatta una lode per aver accettato di allenare in un ambiente che sarebbe stato proibitivo per chiunque, e che forse lo sarà per tanti altri allenatori negli anni a seguire.
Bisogna però anche parlare dei calciatori. In quest’annata sono spesso apparsi meno motivati e cattivi di quella precedente. Le responsabilità sono immediatamente ricadute sul tecnico, ma davanti a certi errori le colpe non possono essere solo sue. Questo verdetto però, può essere emesso solo dal campo. Se con Mazzarri si vedrà una squadra più cattiva e affamata, sarà giusto assegnargli questa lacuna. Altrimenti, saranno i giocatori a dover proiettarsi nella dimensione di dover riconfermare di essere i campioni e di non essere già arrivati.
Dunque, la scelta di affidare in estate la panchina a Rudi Garcia si è affidata sbagliata per più di un motivo. Alcuni suoi errori, come voler mettere troppo la sua mano fin da subito in un meccanismo quasi perfetto, hanno fatto sì che questo trend non cambiasse. Ma le colpe non sono completamente sue. La dirigenza ha commesso numerosi sbagli, tra cui non conferirgli mai enorme fiducia, facendolo percepire al gruppo come un uomo con poca forza e stabilità. I giocatori invece, sono apparsi meno smaglianti dell’annata scudetto, ma per questo bisognerà attendere il campo. Alcune risposte sulla sua gestione appariranno in futuro, altre invece sono già visibili adesso. E non sono sicuramente felici.