CorrSport – Il Napoli vince nel nome di Diego

Il Napoli batte 2 a 0 il Rijeka e vede più vicino i sedicesimi di Europa League. Una partita segnata dalla morte di Diego Maradona. Il Corriere dello Sport la racconta così:

“Però che non si scomodi Diego, il suo tempo e il suo calcio, la sua presenza sparsa in una notte perfi da e dolente: e per starsene tra gli umani, pur avendo un bel po’ di talento, il Napoli si è «educatamente» accomodato ai margini del clima mesto che deve aver vissuto, lasciando che nel San Paolo vuoto ci fosse spazio soltanto per i rimpianti. In novanta minuti per larghi tratti disadorni e pasticciati, dev’essere stata la testa a tradire una squadra che pure, per restare solidamente in corsa per i sedicesimi di fi nale non può aver dimenticato d’avere l’esigenza di vincere: il 2-0 sa d’un minimo sindacale arricchito (?) da un bonus tecnico nel fi nale interessante, abbellito da Lozano e Insigne, da tracce di tridente che restano nell’inconscio di Gattuso. I nove punti sanno d’opzione, e pure di pericolosa illusione da soffocare ricominciando, in Olanda giovedì prossimo, dalla fi ne di quest’ora e mezza un po’ così.

OTTO MENO. Ma per un bel po’, in una notte già strana da attraversare, il Napoli è stato capace di perdersi malinconicamente nelle ombre contro i resti di un Rijeka al quale il Covid ne aveva sottratti complessivamente otto. La rivoluzione silenziosa di Gattuso (sei volti nuovi rispetto al Milan) ha avuto eff etti anestetizzanti su una squadra vuota, ritmicamente distante dalla normalità, mentalmente «fredda», nonostante le esigenze: però certe partite si possano anche vincere, e dopo aver sofferto, con un lampo di genialità. Il Napoli l’ha atteso, manco fosse sulla riva del fi ume con un amo tra le mani, e ha persino lasciato che Tomecak (7′) la buttasse alta, che Muric (33′) la sistemasse fuori, che Meret – per due volte nel giro di una cinquantina di secondi – ci mettesse i guantoni per sfi dare la noia e ridimensionare Loncar. E intanto, rastrellando qualcosa di sé qua e là, chanche per Politano (27′) e Di Lorenzo (34′), impigliatisi nei tentacoli di Nevistic.

UN AMICO. Le statistiche la raccontano senza entrare nelle pieghe del gioco, possesso palla indiscutibile (66%), ventitré conclusioni che sanno comunque di radiografi a superfi ciale d’una serata pallida, con Demme e Bakayoko a spingere ma senza assistenza. Poi, come capita, dal cespuglio, ecco un amico, anzi due, che apparecchiano una scenografi a almeno decente: la sgommata alla Zielinski è utile per portare le luci laddove c’è buio, per esempio in Anastasio, un napoletano in Croazia, costretto disperatamente ad anticipare Politano con uno scivolone che diventa fatalmente autorete.

SI LIMITS. La dignità del Rijeka ha lasciato tracce, ha spinto il Napoli ad aver paura pure in un secondo tempo che ha ribadito il copione iniziale e quando Muric s’è ripresentato dalle parti di Meret, Zielinski s’è stufato, s’è messo a ricamare di tacco e ha invitato Demme a provarci, a sbagliare di niente, ma almeno a concedere una speranza di calcio accettabile. Che è rimasto racchiuso in Zielinski, nell’energica presenza di Maksimovic, nell’incedere vibrante di Demme, poi anche in Ghoulam: impercettibili sensazioni.

RIECCO IL TRIDENTE. E per evitare di mordersi la lingua o anche no, Gattuso s’è girato in panchina e ha cominciato a cambiare il Napoli, dandogli verticalità e rapidità ma anche un tendenza a essere libero, a osare, a palleggiare ad affondare su corsie fi nalmente piene e con una ampiezza più invitante, adeguata alla natura d’una squadra che certe cose le avverte dentro di sé. Manco il tempo di sistemare Insigne, Lozano e Mertens tutti assieme ed è diventato 2-0, con introduzione poi al tridente, lasciato germogliare con Bakayoko in mezzo e Fabian Ruiz e Lobotka interni. E dal vuoto pneumatico, come per magia, sono spuntate quattro occasioni (e altrettante imprecisioni) infarcite da lodevoli giocate e sostenuto da uno spirito diverso. Forse un omaggio (piccolo piccolo) al Re”.

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