Il calciomercato è ancora in fase embrionale ma sussulti e sollecitazioni sono ormai all’ordine del giorno e, forse, qualcosa di vero tra le tenebre di questa materia oscura inizia ad emergere.
Per diversi mesi, da diverse voci, è stato reso palese l’interesse che la dirigenza del Napoli nutriva verso due enormi prospetti del calcio italiano: Federcio Chiesa e Nicolò Barella.
Il primo, classe ’97 (ventunenne), è un figlio d’arte che sa già il fatto suo e alla Fiorentina sanno bene quale e quanta sia la qualità che è capace di sprigionare in attacco con quel suo destro davvero niente male.
Il secondo, anch’egli del 1997 ma con 22 anni già compiuti, è un figlio della sua terra che sa incarnare al meglio il ruolo del centrocampista moderno: contrasto e difesa abbinato a propensione offensiva e piede fatato.
A dirlo sono i numeri, ma anche i giudizi che i più esperti hanno riservato a questi piccoli gioielli del calcio nostrano che vestono già assiduamente la casacca della Nazionale italiana e che – ovviamente- cercano una consacrazione calcistica che vada oltre le (seppur rispettabilissime) realtà di Fiorentina e Cagliari.
Sui due talenti sono piombati numerosi club, italiani e non, e per lungo periodo si è pensato che almeno uno dei due -più Chiesa che Barella visti i diversi problemi ambientali- potesse andare a rinvigorire la smunta colonia di italiani e giovani che indossano la maglia partenopea: sarebbe il massimo che un club in crescita potrebbe fare.
Tuttavia, come ormai il mercato ci ha insegnato, è al di là del romanticismo che nascono i veri affari e dunque, come confermano ormai la maggior parte delle voci, Nicolò Barella viaggia verso San Siro in direzione Inter e Federico Chiesa sembra ormai vicino a vestire la maglia bianconera della Juventus.
Nulla di strano, nulla di nuovo in questo calcio, ma una domanda sorge spontanea: perchè cedere così facilmente alla concorrenza in patria quando si tratta di uno (o due) prospetti estremamente giovani, eccezionalmente forti e soprattutto italiani?
