Sport professionistico: da dove arrivano i fondi?

L’importanza dei fondi d’investimento nello sport professionistico mondiale: quali sono, come funzionano e da dove arrivano

Da decenni, lo sport a livello professionistico è considerato un investimento sicuro. E lo è diventato paradossalmente ancor di più con l’avvento del Covid-19 e della pandemia mondiale.

L’arrivo di fondi di investimento provenienti da diverse parti del mondo ha causato una trasformazione significativa nel mondo del sport professionistico, sia negli Stati Uniti d’America che in Europa. Ma come hanno fatto ad affermarsi in questo modo? Come si sono sviluppati e qual è oggi la loro influenza sullo sport professionistico?

Gli investimenti nello sport professionistico: cos’è successo

Lo sport professionistico, con la sua storia ultracentenaria, ha dimostrato di essere un settore in continua crescita su scala globale. I principali club sportivi, non solo del mondo del calcio, sono oggi considerati come delle vere e proprie aziende moderne; d’altronde, i loro fatturati sono impressionanti. E come tali hanno costruito nel tempo una solida base di consumatori fedeli – i tifosi – superando persino i marchi commerciali più noti.

Questo ha portato un notevole sviluppo anche nel mondo del betting e del gambling online, dove gli appassionati sono sempre alla ricerca di siti che possano comprendere i bonus senza deposito. Difatti, anche il mondo del calcioscommesse in Italia sta facendo la sua parte: nel tentativo di rivedere il Decreto Dignità per aiutare economicamente il calcio italiano, il Ministro dello Sport Andrea Abodi ha proposto di destinare una parte dei guadagni derivanti dal betting alle stesse società di Serie A. Come? Consentendo nuovamente alle squadre di sponsorizzare – sulle proprie maglie e sui cartelloni pubblicitari allo stadio – i marchi di aziende di scommesse e gioco d’azzardo.

La Serie A – il massimo campionato calcistico italiano – è un esempio perfetto di come le attività sportive si siano rafforzate economicamente nel corso degli anni grazie all’intervento dei fondi di investimento. Se in passato i club erano spesso gestiti da famiglie italiane con un approccio incostante al guadagno e agli investimenti, oggi oltre un terzo dei 20 club presenti in Serie A è di proprietà straniera. Una cosa impensabile fino ad un decennio fa quando a regnare in Italia erano ancora le famiglie Agnelli, Berlusconi, Moratti e così via. Oggi questo rappresenta un concreto segno della globalizzazione del settore.

Rimanendo sempre in tema calcistico, le stringenti norme finanziarie introdotte dalla UEFA – note come Fair Play Finanziario (FFP) – hanno contribuito a ridurre i debiti e a stabilizzare l’economia del calcio europeo. Ed è proprio questa stabilità finanziaria ad aver reso il settore più attraente per gli investitori. I diritti televisivi e il merchandising sono diventati fonti cruciali di entrate per i club. Basti pensare che la Premier League – il massimo campionato calcistico inglese, nonché una delle manifestazioni sportive più ricche al mondo – ha visto un aumento esponenziale nei ricavi dai diritti televisivi: l’Inghilterra del calcio è infatti passata da 650 milioni di sterline nel periodo 2007-2010 a 3 miliardi di sterline nel triennio 2016-2019.

Fondi d’investimento nello sport professionistico: i nomi principali e i loro sviluppi

Gli investimenti nei club sportivi da parte di grandi fondi di investimento non sono una novità degli ultimi mesi. Da anni infatti le più grandi squadre sportive accolgono nei propri ranghi fondi di investimento stranieri, consapevoli di aver bisogno di un concreto aiuto economico. E come anticipato sopra, la pandemia dovuta al Covid-19 non ha fatto altro che accelerare questo processo.

Ad esempio, per citare alcuni dei nomi più rilevanti, il fondo britannico CVC Capital Partners ha acquisito una quota significativa nel torneo Sei Nazioni di rugby; d’altra parte, il fondo RedBird Capital Partners è diventato proprietario del 10% della Fenway Sports Group, una società valutata oltre 6 miliardi di dollari che gestisce squadre come i Boston Red Sox e il Liverpool FC. Quindi rugby, baseball e calcio, tutti uniti in virtù di un’unica stessa necessità.

La crescente intersezione tra finanza e sport è evidenziata anche dal coinvolgimento sempre più costante negli ultimi anni del fondo di investimento JP Morgan, una società finanziaria globale nata negli Stati Uniti che si occupa di diverse attività – inclusi investimenti, gestione patrimoniale e servizi bancari. Nel contesto dello sport professionistico, JP Morgan è diventato rilevante per il suo coinvolgimento in finanziamenti e operazioni di investimento legate agli eventi sportivi. Il fondo ha dimostrato un interesse crescente in questo settore così dinamico e in continua evoluzione, partecipando ad operazioni che coinvolgono club, tornei ed organizzazioni sportive – fornendo ad esempio denaro per acquisizioni, espansioni o miglioramenti infrastrutturali all’interno del panorama sportivo.

L’attrattiva per gli investitori è dunque evidente: i club sportivi rappresentano opportunità di crescita e profitto a lungo termine. Inoltre, la diversificazione degli investimenti nei molteplici tornei sportivi professionistici mostra la volontà dei fondi di espandersi in vari settori sportivi, sfruttando così le diverse caratteristiche e potenzialità di ciascuno. Quindi un ingresso prepotente nel mercato sportivo sì, ma non senza intelligenza o strategia di marketing.

E viste le chiare difficoltà economiche – nel calcio come negli altri sport, in Europa come negli altri paesi – questa affermazione così netta dei fondi di investimento esteri pare solo l’inizio.

Fondi di investimento nel calcio italiano: il piano della FIGC

Negli ultimi anni, la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ha elaborato un piano ambizioso – denominato “Progetto Fenice” – per affrontare la crisi economica legata al Covid-19. Per risollevare il calcio italiano da un punto di vista economico, la richiesta di 500 milioni di euro in finanziamenti statali è stata accompagnata da altre proposte concrete.

Il piano prevedeva innanzitutto la ripartizione di fondi a favore della Serie A, Serie B e Serie C, vincolati a investimenti virtuosi come infrastrutture, settori giovanili e calcio femminile. La FIGC proponeva inoltre la sospensione delle passività fiscali e dei pagamenti fino a data da destinarsi, con la possibilità di rateizzazione in 8-12 anni.

Per favorire ulteriormente lo sviluppo del calcio italiano, la FIGC ha chiesto sgravi fiscali sui contratti dei calciatori e l’introduzione di un fondo per il rilancio del calcio professionistico, ottenendo introiti dalle scommesse. Come se non bastasse, si parlava anche della defiscalizzazione di alcuni redditi dei calciatori professionisti e di misure di controllo settimanali per promuovere l’autosufficienza finanziaria dei club.

Tutte idee molto costruttive, ancora oggi però in fase di evoluzione. In ogni caso, è chiaro come gli investimenti nei club sportivi da parte di fondi rappresentino un fenomeno in crescita, alimentato da una combinazione di stabilità finanziaria nel settore e nuove opportunità create dalla pandemia.

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