I tanti punti interrogativi del calciomercato del Napoli

La sessione estiva di calciomercato è stata a dir poco rivoluzionaria per il Napoli. Sono arrivate cessioni eccellenti e acquisti che hanno spesso lasciato sorpresi gli addetti ai lavori. Inutile dire che quest’estate ha diffuso un certo malcontento tra i tifosi, oltre che un gran numero di discussioni. Se da una parte c’è chi parla di una squadra smembrata dei suoi leader e destinata al ridimensionamento, c’è chi crede che siano state gettate le basi per un futuro più sostenibile e roseo. È impossibile stabilire quale delle due fazioni abbia intuito la situazione, bisogna valutare caso per caso, ripercorrendo anche dei precedenti da non sottovalutare.

Il Napoli ha già affrontato una rivoluzione di un certo peso nell’era De Laurentiis: quella operata da Rafa Benitez. In quell’occasione, si stava concludendo il ciclo di Walter Mazzarri. L’idea era quella di costruire una squadra internazionale, pronta a reclamare il suo posto nei palcoscenici più prestigiosi d’Europa. Proprio il tecnico spagnolo ne ha parlato di recente ai microfoni della testata La Gazzetta dello Sport: Al mio arrivo nel 2013 ci fu un cambio radicale: dentro Higuain, Reina, Albiol, Callejon oltre a Dries e Kalidou. Avvenne una crescita in termini di mentalità e ambizioni”.

I colpi voluti dall’allenatore ex Liverpool hanno permesso alla società partenopea di entrare in una nuova dimensione, di acquisire una nuova mentalità. Alcuni giocatori, seppur arrivati tra un certo scetticismo, sono divenuti delle vere e proprie colonne del club, addirittura guadagnandosi un posto nella hall of fame del Napoli: tra questi spicca José Maria Callejon, il cui eccellente rendimento all’ombra del Vesuvio non era certamente scontato alla vigilia della sua prima partita in azzurro. Però, per poter vedere appieno i frutti di queste scelte, c’è stato bisogno dell’arrivo di Maurizio Sarri. Il tecnico, partendo dalla base lasciatagli dal collega Benitez, ha valorizzato al massimo gli elementi del gruppo, dando una seconda giovinezza ad alcuni come Raul Albiol e lanciando altri nell’élite del calcio: primo su tutti Kalidou Koulibaly.

La mancata conquista dello scudetto nella stagione 2017/18 è stata una vera e propria doccia gelata per tutto l’ambiente partenopeo. Si parla di rifondazione, di addii eccellenti, ma il Napoli non vuole saperne di stravolgere. Il sostituto di Sarri è Carlo Ancelotti, un mister che non ha bisogno di presentazioni. Però, la luce di quel bellissimo Napoli è tanto luminosa quanto maledetta. Di rinnovamento vero e propria non se ne parla. Parte qualche elemento e ne arrivano di nuovi sotto l’attenta supervisione del nuovo allenatore. È qui che però iniziano i primi spartiacque delle scelte di mercato azzurre. Primo su tutti, la mancata cessione di Allan al Paris Saint-Germain.

Il centrocampista brasiliano è stato un perno degli azzurri. Il suo livello sotto la guida di Sarri è apparso incredibile, ma con il tecnico di Reggiolo ha raggiunto picchi mai visti, culminati in alcune prestazioni in Champions League a dir poco monumentali. Di conseguenza, su di lui si sono accesi i riflettori di mezza Europa. In particolare, il Psg è arrivato ad offrire ben 80 milioni. Proprio quando la trattativa sembrava essere andata a buon fine, è arrivato uno stop improvviso. Da lì in poi, la carriera del calciatore subirà una parabola discendente, rendendo quella cifra un lontano ricordo.

L’altro spartiacque da segnalare è la cessione di Marek Hamsik al Dalian Yifang. Lo slovacco, recordman di presenze in maglia azzurra, è stato ceduto in Cina a mercato chiuso, come fosse il primo degli esuberi. In ogni conformazione del Napoli, ha sempre trovato una sua collocazione, tanto da diventare un punto fermo per ogni allenatore. Il suo addio, seppur non così scontato, è stato un fulmine a ciel sereno. Per qualcuno, gli attuali problemi della squadra sono partiti da quell’addio. Un giocatore del peso e del carisma di Hamsik è stato lasciato andare come se nulla fosse, lasciando un vuoto non solo dal punto di vista tecnico-tattico, ma soprattutto di armonia e leadership all’interno dello spogliatoio.

L’estate del 2019 non ha visto quel tipo di rivoluzione che ci si poteva immaginare. Sono sì arrivati nuovi innesti e alcune cessioni, ma senza sbilanciare in maniera eccessiva la rosa. Tuttavia, sono due le trattative che hanno aperto i dibattiti più caldi: la mancata cessione di Kalidou Koulibaly e la partenza di Raul Albiol. Il senegalese, che sotto la guida di Ancelotti ha disputato la sua miglior stagione, si è affermato come un top player. Un suo addio appare quasi scontato, visto il gran numero di squadre che lo desiderano. Quella che però fa più sul serio è il Manchester United. Ma a causa delle enormi richieste di Aurelio De Laurentiis, i Red Devils hanno deciso di virare su altro.

Discorso diverso per lo spagnolo che, arrivato ad una certa età, desiderava cambiare aria. Un altro dei pilastri del Napoli ha lasciato, ma stavolta le idee sono chiare: in sua sostituzione arriva Kostas Manolas dalla Roma. Per molti appare come un colpo da 90, e la sola possibilità di vedere una difesa composta da lui e Koulibaly lascia esaltare non pochi tifosi. Partita dopo partita però, il greco non riesce a rispettare le aspettative, divenendo un flop di mercato. Una delle più importanti operazioni di rimpiazzo di un punto fermo della rosa non è andata a buon fine.

Seguiranno altre sessioni di mercato degne di nota – come quella di gennaio 2020 – che hanno contribuito a costruire il Napoli attuale, ma di vere e proprie rivoluzioni non se ne parla. Il blocco storico, quello che ha lasciato tanti dolci ricordi, lo si cerca di preservare ad ogni costo. Questo fino alla sessione estiva di mercato 2022/23. Nel corso del suo primo anno all’ombra del Vesuvio, Luciano Spalletti ha sì usufruito della vecchia guardia, ma con uno sguardo al futuro e alla costruzione di una nuova squadra. Tanti giocatori hanno lasciato la squadra in una sola finestra di calciomercato: Dries Mertens, Lorenzo Insigne, Kalidou Koulibaly, David Ospina, Faouzi Ghoulam e forse Fabian Ruiz.

È l’inizio di una rivoluzione, come accaduto ai tempi di Rafa Benitez. Al momento gli arrivi da segnalare sono quelli di Khvicha Kvaratskhelia, Kim Min-jae, Leo Skiri Ostigard, e il riscatto di André Franck Zambo Anguissa. Questi ultimi giorni di mercato potrebbero portare l’arrivo di nuovi elementi come Giacomo Raspadori, che andranno a costituire il nuovo Napoli. Una squadra che punta alla coesione di gruppo prima che alla guida di carisma, che sa essere anche cattiva a seconda delle situazioni. Oltre che ad un cambio di elementi, si sta cercando di distaccarsi dalla spettacolare squadra del passato, per così intraprendere un nuovo corso. L’idea è quella di colmare la mancanza di mentalità vincente con giocatori meno timorosi e più aggressive, senza però rinunciare ad un certo tipo di approccio propositivo.

Queste scelte hanno aperto un gran numero di discussioni, c’è chi le considera legittime e chi insensate. Per poter avere delle risposte, bisogna riallacciarsi alle famose trattative spartiacque. Quelle di Allan e di Koulibaly possono apparire simili, ma svelano una differenza: quand’è il momento giusto di cedere un giocatore? Nel caso del primo, si parla di un elemento che che a quella cifra andava ceduto. Probabilmente, il suo mancato addio ha cambiato le strategie di mercato di Aurelio De Laurentiis. Questa trattativa può riprendere il discorso legato a Fabian Ruiz. È il momento giusto di cederlo o di offrirgli un ricco rinnovo e metterlo al centro del progetto? Sono le uniche due scelte che possono risolvere la questione.

Per quanto riguarda il senegalese, si può comprendere quale debba essere la gestione di un top player per un club come il Napoli. Il suo addio era inevitabile, è stato solamente ritardato il più possibile. Rimpiazzarlo sarà tutt’altro che facile, e impone alla dirigenza non solo di indovinare il sostituto, ma soprattutto di lavorarci nella maniera più meticolosa possibile, poiché si parla di uno dei calciatori più forti al mondo. Una società come quella partenopea, non sostenuta da multinazionali o ricchi magnati, non può permettersi di ricapitalizzare e così magari trattenere giocatori di tale livello. È una dura realtà, ma che va accettata. Perciò una partenza di un top player deve arrivare al momento giusto e soprattutto, senza sbagliare la scelta del sostituto.

L’addio di Hamsik lascia capire quanto sia utile un calciatore di carisma all’interno di un qualsiasi spogliatoio, prima che in campo. Lo slovacco non era solo un importante valore tecnico, ma un leader. La sua dipartita è coincisa con alcuni problemi all’interno dell’ambiente partenopeo. Non può trattarsi solamente di un’amara coincidenza. Un uomo della sua personalità avrebbe saputo ricompattare il gruppo in occasione dell’ammutinamento che forse, ha segnato la fine del ciclo Benitez-Sarri. La sua situazione si intreccia con quella di Dries Mertens. Al belga doveva essere concesso un rinnovo di contratto, sia per il suo valore tecnico che per il suo peso nell’ambiente. È interessante testare l’idea di una “democrazia”, ma l’assenza di un vero uomo di carisma potrebbe farsi sentire. L’ex Psv avrà pure la sua età, ma la storia parla per lui: a certi giocatori non bisogna mai rinunciare.

In ultima, ma non per importanza, la cessione di Albiol, che non è altro che lo specchio di tutto il mercato partenopeo. In quel caso, il suo sostituto Kostas Manolas non è stato in grado di prenderne il posto. Dunque, la domanda sorge spontanea: questa rivoluzione andava fatta così di getto o più gradualmente? I sostituti in questa occasione sono più di uno. Può sì venirne fuori un capolavoro (come accaduto con Benitez), ma senza escludere la possibilità di trovarsi elementi non all’altezza, costringendo così a intervenire nuovamente sul mercato. Nell’occasione del difensore spagnolo però, si trattava di un solo uomo da rimpiazzare, in questo caso sono in molti a dover dare fin da subito un rendimento eccellente. È chiaro come un certo numero di flop possa costringere a dover ripetere le operazioni.

Per concludere, il mercato del Napoli va giudicato sul campo. Al momento è impossibile dare un giudizio completo all’operato di questi mesi, saranno le partite a rispondere ai tanti quesiti. Certo, quando queste operazioni vengono compiute sotto la direzione di un esperto di calcio come Rafa Benitez sembra tutto molto semplice e scontato, ma tali progetti vanno realizzati con la massima cura. Potrebbe anche volerci qualche anno per vedere i frutti di questa campagna estiva. L’unica certezza è che per gli azzurri si sta aprendo un nuovo corso che, se non costruito come si deve, può gettare tra le grinfie di un pericoloso nemico: l’incertezza.

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