Gennaro Gattuso, l’uomo che ci ha salvati ma che ora stiamo tradendo

Inizio così, con una sua foto che non è banale o scelta a caso.

SENTIRSI TRADITI

L’uomo in foto ha le palle. L’uomo in foto è Uomo con la U maiuscola. È un uomo che sta soffrendo, e non per la sua salute – no no, lui è un leone – ma perché non sta riuscendo nel suo intento iniziale, quello di inculcare la sua mentalità, quella vincente, quella che lo ha contraddistinto da calciatore (e che lo contraddistingue tutt’oggi da allenatore), ai suoi ragazzi. Soffre perché si sente incompreso da questi ultimi. Gli stessi ragazzi che ha preso per mano un anno fa e li ha portati a vincere un trofeo nonostante le innumerevoli difficoltà incontrate. Gli stessi ragazzi che ha salvato dall’orlo di un baratro riportandoli, nel bene e nel male, nella zona che più conta in classifica. Gli stessi ragazzi che ha abbracciato come dei figli. Quei calciatori che dopo aver saputo del ricorso e, soprattutto, vedendo il proprio allenatore che, indolente alla sofferenza fisica che stava sopportando (e sopporta), non ha mai mollato per stare accanto a loro, non sono stati in grado di trovare la carica, la spinta in più, per vincere le ultime partite di campionato.

Avrebbero dovuto mostrare carattere solo per quello che sta accadendo a Rino e non il contrario. Invece in molti hanno avuto il coraggio di trovare un alibi alla squadra in ciò. E no! Così non va! Non può essere un alibi, non può. Prima del Toro, Rino non ha diretto gli ultimi due giorni di allenamenti, e questo ha influito sicuramente. “Come si può giocare senza il proprio allenatore? Giocaci tu”, sono sicuro che in tanti lo penseranno leggendo questo articolo. Ma le condizioni di salute di Ringhio avrebbero dovuto essere solo e soprattutto un motivo in più per vincere contro Lazio e Torino – quest’ultima salvata solo da una magia di Lorenzo, ma che fa paura per il futuro per diversi motivi (ma questo magari lo approfondiremo in seguito) – o quantomeno avrebbe dovuto essere motivo in più per essere dei leoni in campo. E questo, purtroppo, non si è visto. Insigne, quando nel post Torino ha espresso tutto il suo dispiacere con testuali parole “sto male”, io gli ho creduto. Lorenzo è spesso vittima del malessere della squadra, è il capitano – anche napoletano – e subisce in prima persona ciò che sta accadendo, anche perché deve essere lui a trascinare il gruppo in assenza del condottiero. Le sue parole non sono a caso, perché i problemi ci sono e nelle ultime tre partite sono solo emersi a galla (non parlatemi di assenze, vi prego). Ma è uno dei pochi che soffre per il momento della squadra, se non l’unico insieme a Rino. Questo è il problema.

Chi cerca il capro espiatorio in Gennaro Gattuso segue la dura legge calcistica: “Quando le cose non vanno bene, paga l’allenatore”. Il problema, però, non è l’allenatore, che sicuramente avrà sbagliato diverse scelte tattiche, ma se siamo qui a porci le stesse domande dello scorso anno, forse, sotto sotto, il problema non è chi sta in panchina.

E allora Lui si sente tradito. Ne sono sicuro. Lo stiamo tradendo un po’ tutti. E Gennaro sta soffrendo. 

ADDIO?

Le voci di un suo addio, dovuto alle condizioni di salute, sono sempre più insistenti anche se un po’ tutti cercano di smentire, perché comunque l’accordo c’è e si aspetta il nero su bianco, ma la verità è che il rinnovo tarda ad arrivare. E dispiacerà Mister, nel caso in cui tu dovessi lasciare la panchina azzurra. Sei arrivato per sistemare le cose, o meglio le hai sistemate dopo ma diciamoci la verità, all’epoca serviva solo uno che non fosse Carlo Ancelotti che portasse al termine la stagione per poi dirsi addio senza rancore. Il problema è arrivato dopo, quando hai portato una Coppa Italia a casa e non potevano “lasciarti andare”. Quando hai resuscitato chi credevano/mo fosse un bidone come Hirving Lozano (su tutti), e allora a qualcuno hanno iniziato a brillare gli occhi perché “Lozano 42 milioni, menomale che questo qui ha usato la bacchetta magica”. E soprattutto perché, diciamoci la verità anche qui, hai anche accettato di giocare con un modulo non proprio tuo voluto da qualcun altro, mettendoti in gioco come pochi.

Ma tu ci hai abbracciato tutti, ci siamo sentiti completamente tuoi. Un terrone fiero come noi in panchina, un vero capolavoro! Finalmente avevamo e abbiamo (per il momento) un allenatore senza peli sulla lingua, che manda a quel paese in diretta TV chiunque vada a rompere le uova nel paniere alla sua squadra, perché Rino è così: “Toccate me, ma non la squadra”. E quanto siamo fieri di averti (o di averti avuto, se sarà, non importa). Fieri di te quando metti i tifosi prima di tutto il resto, quando a fine partita (all’epoca degli stadi che, ormai, sembra anche lontana) chiamavi tutti i tuoi ragazzi per andare sotto la curva azzurra, in casa o in trasferta non importava. Fieri di te quando alla stazione di Afragola con la Coppa Italia in mano: “Fatemi sentire un giorno all’improvviso, forza”.

Saremo sempre fieri di averti avuto come nostro allenatore. Rino, tu sei uno di noi.

Ed il mio augurio più grande, per il nuovo anno, va a te, Mister. Lotta e non mollare, per te innanzitutto e poi anche per noi. Torna presto e non andare. Per l’uomo e per l’allenatore, con Gennaro Gattuso.

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