Auriemma: “Una frase di Totò ricorda Albiol”

Raffaele Auriemma così scrive di Raul Albiol: “Baciare la maglia è troppo spesso topos estensivo di amore dichiarato ma pure effimero. Eppure, per questo giovane virgulto trentatreenne di corpo omerico e cervello callimacheo, che ci ha regalato i sei migliori anni della carriera, pur nella malcelata aspirazione di andare a terminare la sua parabola di uomo di sport nella Comunidad Valenciana che lo ha allevato e formato, dove, per mera gratitudine, lo riporterei accompagnandolo a piedi, è un gesto immenso, che, se mai ancora non vi albergava, lo proietta dritto nella cantina del cuore di ognuno di noi, e ognuno di noi butterà pure la chiave.

Il gol di ieri è per metà suo e per metà di Blasco Ibañez, valenciano pure lui, che raccontava un secolo e più fa di doña Sol, ma che forse, in sogno, pensava a quella sfera dolcemente scheggiata dal capo felpato, apice di un busto in torsione e di tendini sollecitati: “vedeva l’eroe, il paladino levarsi lentamente con quei suoi occhi arabi fissi su di lei; ne sentiva i cauti passi, percepiva le mani di lui posarsi sulle sue spalle; poi un bacio infuocato sulla nuca, marchio di passione che la segnava per sempre, facendola sua schiava.

E dunque, onore al professor Albiol, soggetto dl importanza tecnica e umana siderale, stellare, planetaria, in tempi di latitanza di LìderMaximi, che se la facevano, come dice Totò, con gente di malaffare, in tempi di nuove leadership di campo e di spogliatoio, perché il carisma, e l’autorevolezza, auctoritas, non si comprano al mercato”

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