Non ci resta che piangere

Massimo Troisi, con la collaborazione di Roberto Benigni, nel 1984 usciva nelle sale cinematografiche con “Non ci resta che piangere”. È sicuramente questo titolo della serata azzurra. Il Napoli esce dalla seconda competizione stagionale, questa volta senza nemmeno lo scomodo paracadute dell’Europa League. Sarri sceglie il turnover e cambia sei undicesimi della formazione tipo e il risultato sul campo è evidente. Squadra priva di idee e senza velocità. La circolazione di palla è di chi si è appena alzato dal banchetto di capodanno. Squadra appesantita dall’assenza di qualità e ritmo, imbottigliata in una voragine offensiva in cui Callejon affoga senza mai vedere un pallone giocabile. Se sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Diabolico e macchiavellico come il ragionamento che porta Sarri a lasciare in campo Rog, Diawara e Ounas senza mettere al loro posto Insigne, Mertens ed Allan. La difesa estenuante della propria scelta iniziale è la condanna di Sarri che confeziona la sconfitta a domicilio dinanzi ad una Atalanta monumentale per  intensità e volontà. Ancora una volta Gasperini imbriglia i puro sangue azzurri snervandoli. I due gol incassati dal Napoli sono poi l’esaltazione del circo degli orrori della serata. Prima Mario Rui, poi Chiriches, confezionano il tronchetto dell’infelicità azzurra e trionfo nerazzurro. Il gol di Mertens illude senza regalare troppe speranze. Cala il sipario ad un ennesimo obiettivo di stagione con la sensazione che, quasi sicuramente, con una gestione più attenta si sarebbe potuto parlare di qualcosa di molto più allettante.

La consolazione del momentaneo primato in classifica è come un velo di maia: nasconde la realtà creando illusione di una perfezione che non esiste. Non è marcio il cammino del Napoli ma nemmeno così dorato come tanti illusionisti della realtà vogliono spacciare. Alla fine del triennio Sarriano, in assenza di un trofeo, resterebbero solo le briciole di innumerevoli record che non riempiono le bacheche ma, amaramente, gonfiano il petto dei tifosi di rimpianti non risanabili. La notte dovrà passare e ciò che dobbiamo augurarci è che l’Epifania regali il dolce sapore della vittoria in casa contro il Verona. Anche un pareggio rappresenterebbe un carbone che, a questo punto della stagione, rischierebbe di annerire e nemmeno poco il futuro.

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