Corriere della Sera si sbilancia: “E se dietro la rapina di Insigne ci fossero i boss? Ci sono dei precedenti…”

Sull’edizione odierna de Il Corriere della Sera troviamo un’accurata analisi della rapina a mano armata subita da Lorenzo Insigne nella serata di sabato. Dall’articolo del quotidiano emerge una ricostruzione che va ben oltre il furto e il grande spavento vissuto dal calciatore azzurro:

“Gli autori della rapina a Insigne non sono dei balordi.Ci si può scommette. Non solo perché un colpo del genere implica una certa ‘professionalità’, il che vuol dire seguire la vittima, aspettare il momento giusto per agire, calcolare i rischi della fuga e cose del genere. Ma anche, e soprattutto, perché il beniamino del Napoli, l’unico che parla in dialetto in una squadra di stranieri, è fin troppo noto in città per non ipotizzare che chi lo ha preso di mira sapesse benissimo cosa sarebbe successo dopo: e cioè la caccia all’uomo da parte di polizia e carabinieri, la stretta repressiva, i ricettatori e gli informatori messi sotto torchio e tutto quello che la camorra proprio non desidera.

Se ne può dedurre che con molta probabilità la rapina sia stata commissionata per ottenere molto più del Rolex e dei braccialetti con diamanti della moglie del calciatore. Qualcosa che ora è difficile sapere. Ma che dal punto di vista dei boss, potrebbe valere, in prospettiva, molto più degli alti costi immediati. Magari addirittura la ritirata dell’esercito da quartieri come Forcella o la Sanità, dove la presenza delle divise, da alcune settimane a questa parte, di sicuro non gioca a vantaggio degli affari delle bande. Se non riescono a evitare rapine come queste, a cosa servono i militari, i pattugliamenti e i posti di blocco? Il ragionamento è fin troppo facile, come si vede. E non a caso sui social qualcuno lo sta già facendo. Ma questa è solo un’ipotesi tra le tante.

Che dietro rapine così clamorose ci sia invece sempre dell’altro lo confermano i molti precedenti. Negli anni passati al termine di una lunga catena di aggressioni ai danni di Cavani, Hamsik, Lavezzi e altri campioni, fu proprio uno di loro, Behrami, a spiegare l’arcano durante il processo ai rapinatori. Venne fuori che il vero obiettivo era punire i giocatori perché si rifiutavano di partecipare alle feste organizzate dalla camorra. Ci sono ora nuovi ricatti in corso? Si vedrà”.

Fonte: Corriere della Sera

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