Un famoso detto recita: “alle critiche rispondi con i fatti” e così ha sempre fatto Zapata, o semplicemente Duván come lo chiama mister Benitez. Si vuole distingue dagli altri omonimi, anche perché il suo nome gli piace, come ama mettersi a disposizione dei suoi compagni e di Rafa, che non gli ha mai concesso in verità molto spazio ma quando lo ha fatto, non ha deluso.
Una media altissima per il giovane colombiano: un goal ogni 110 minuti, quasi una rete a match detto in altri termini. Altissima per chi il campo non lo “frequenta” ogni domenica. Mercoledì è sceso per la prima volta titolare in questa stagione, sostituendo uno stanco Higuain (non ancora al 100% della forma), riuscendo a non far sentire la mancanza del bomber ex Real Madrid. Questione di volontà, di grinta e di bravura balistica. È andato a segno dopo pochi minuti dall'”esordio” e c’è da dire, che la tecnica non gli manca affatto, va perfezionata ma si vede, è presente.
Ha corso tanto, mostrato i suoi muscoli e i suoi centimetri, procurandosi un calcio di punizione dal limite con espulsione diretta per l’avversario, purtroppo non vista dall’arbitro Doveri. Peccato. È cresciuto l’impacciato e macchinoso Duvàn, dal viso dolce e dall’esultanza glaciale. Non è uno che alza la voce, né che si arrabbia per una panchina di troppo. Sa di stare in un club dove tutti sono importanti e non si scompone mica per così poco, in fin dei conti è un professionista. Ventitré anni e già una famiglia alle spalle, due figli e una moglie che ama tanto. Insomma, è diventato uomo in fretta.
Il calcio gli ha permesso tanto, dandogli una possibilità nel calcio che conta. Lui non si è tirato indietro e ha conquistato una fetta di cuori azzurri. Non serve avere un grande nome alle spalle, dipende tutto dai piedi e se può tirare, lo fa. Il Napoli può coccolarsi il suo nuovo bomber, e non chiamatelo “vice-Higuain”, lui è Duván Zapata.
