Spalletti-Nazionale. Le ragioni di De Laurentiis e l’errore “morale” della Figc

Aurelio De Laurentiis e Luciano Spalletti, fonte foto: SSC Napoli

Le dimissioni di Roberto Mancini da Ct della Nazionale italiana hanno generato un vero e proprio terremoto all’interno dei vertici della Figc. Soprattutto, hanno fatto discutere le motivazioni di questa scelta. L’allenatore infatti, ha accusato il presidente Gabriele Gravina di aver provato ad imporre delle modifiche allo staff tecnico Una vicenda che merita un maggior approfondimento e che potrebbe far parlar di sé anche in futuro. Però, c’è una qualificazione agli Europei di Germania 2024 da conquistare, ed è tutt’altro che scontata. Motivo per cui, la Federazione ha cercato di risolvere la questione quanto più velocemente possibile e, tra gli allenatori liberi, ha individuato Luciano Spalletti, l’uomo del terzo scudetto del Napoli.

L’accordo, che sembra prossimo a venir ufficializzato, ha scatenato un’enormità di polemiche. Il tecnico infatti, è legato da un contratto con il club partenopeo fino al 30 giugno 2024, e la rescissione di questo, prevede il versamento di una penale. La seguente, può essere pagata da egli stesso, da un club o nazionale, o da un terzo elemento come uno sponsor. La Figc però, non sembra intenzionata a pagarla, e ha intenzione di oltrepassare questo scoglio mettendo sotto contratto Spalletti senza versare il denaro richiesto dal presidente Aurelio De Laurentiis. Il proprietario del Napoli non si è fatto attendere, e con una lettera si è scagliato contro i vertici della federazione, accusandoli di non essere in grado di far rispettare i contratti dei propri collaboratori.

Ha poi proseguito definendo il pagamento della penale come una questione di principio, e non di “vil denaro”, chiedendo che il sistema calcio italiano si spogli del suo dilettantismo guardando alle sfide senza mancare di rispetto a delle società per azioni e al mercato. Una presa di posizione parecchio forte, che però non ha fermato i colloqui tra Spalletti e la Figc. Osservando questa vicenda, più che dare ragione a De Laurentiis, appare molto difficile sostenere le parti della Federazione. Si tratta infatti di una vicenda gestita male dai vertici federali.

De Laurentiis non è tenuto a fare un “favore” alla Figc per liberare Spalletti. L’allenatore in questione è sotto contratto, non libero. Prelevare un allenatore con queste modalità, ignorando il contratto previsto, creerebbe un precedente molto pericoloso. In futuro, in un qualsiasi momento, la federazione potrebbe oltrepassare un accordo tra una società ed un allenatore. Ad esempio, in un’altra occasione potrebbe accadere con i vari Pioli, Inzaghi, Allegri, ecc. tutta gente che ha un accordo con una società. La Federcalcio, da garante del rispetto delle regole del gioco del calcio in Italia, non dovrebbe comportarsi in questo modo. Soprattutto, non dovrebbe né ingaggiare un allenatore sotto contratto con una società né pagare per averne uno.

L’errore è di carattere morale: un’azione del genere vedrebbe la Figc violare quelle regole che è tenuta a far rispettare, così come non è tenuta a pagare per mettere sotto contratto un nuovo Ct. Il discorso si potrebbe tranquillamente chiudere con la seguente affermazione: la Federazione non avrebbe mai dovuto contattare Spalletti. Inoltre, i 2,650 milioni vanno versati, indipendentemente che si tratti di un club o di una nazionale. A spiegarlo è Mattia Grassani, legale della Ssc Napoli. Dalle sue parole, emerge che questa penale è stata stabilita poiché Spalletti aveva espresso di non voler allenare nel corso della stagione 2023/24, suo ultimo anno di contratto con la società. La scelta, ha spinto Aurelio De Laurentiis a tutelarsi nel caso l’allenatore avesse cambiato idea. Dunque, come riferito dall’avvocato, la clausola è stata inserita perché il tecnico mantenesse il suo impegno a non allenare. Non si tratta di “non concorrenza”.

Immaginiamo però che la Figc, contrariamente a come può operare, decida di pagare. Si tratterebbe del primo caso nella storia in Italia, e scatenerebbe nuove polemiche. Le altre società italiane, la cui posizione è decisamente comprensibile, si sono schierate contro questa possibilità. Non sarebbe bello vedere dei soldi pubblici versati nelle casse di una sola squadra, o comunque permettere il pagamento dell’indennizzo tramite l’allenatore chiedendo soldi ad uno sponsor. Allo stesso tempo però, prelevando forzatamente Spalletti, sarebbe il Napoli a ricevere uno sfavore. Un atto del genere sarebbe gravissimo. Oltre alla violazione del contratto, si impedirebbe ad una società di ricevere una somma stabilita dallo stesso.

Quindi, tocca a Luciano Spalletti pagare quella cifra. In caso contrario, ci sarà una battaglia legale in cui la Figc non sarà coinvolta. È compito del tecnico versare la somma, come dichiarato da Grassani. L’ultima spiaggia per evitare il pagamento è quello di compiere un favore di carattere politico ad Aurelio De Laurentiis. In tal caso, la Figc non pagherebbe la penale, e in cambio, accetterebbe delle proposte del presidente partenopeo. Uno scenario che sarebbe gravissimo da parte di una Federazione, e che le farebbe perdere molta credibilità.

Al momento, la pista più accreditata è quella che vedrebbe Spalletti diventare Ct senza il pagamento della penale e la conseguente nascita di uno scontro in tribunale. Però, vista tutta la faccenda, appare molto difficile rappresentare De Laurentiis come un carnefice. Il patron del Napoli sta solo cercando di far rispettare un contratto firmato dallo stesso allenatore. La posizione errata è quella della Figc, che sta tentando di compiere azioni che da un punto di vista morale non andrebbero fatte. Perché per concludere, Luciano Spalletti potrebbe anche divenire il nuovo commissario tecnico con questo inelegante scenario, ma se la mentalità e la progettualità della Figc rimarranno quelle attuali, non potrà salvare la baracca.

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