Caos infortuni, tra sfortuna e responsabilità

    Sono finiti i bei tempi in cui il Napoli poteva contare su una rosa quasi sempre pronta ad affrontare due, tre competizioni ad alto ritmo, perlopiù con protagonisti sempre gli stessi giocatori. Sì perché negli ultimi tre anni gli azzurri si sono arresi dinanzi ai più disparati infortuni, in particolar modo quelli muscolari che sono frutto sicuramente delle tante partite giocate in tempi ravvicinati, ma bisogna pur confutare la tesi che si giochi di più.

    Il club rilevato da De Laurentiis nel 2004 conta ormai da più di un decennio la sua presenza in Europa, un vanto ma anche una responsabilità in più per lo staff medico di assicurare ai calciatori di poter affrontare, in media, due partite a settimana. Da Mazzarri in poi di tour de force ce ne sono stati tantissimi, soprattutto nei periodi iniziali della stagione, con i turni infrasettimanali e i gironi europei. La grande punta di diamante, in gergo calcistico i top player, in quel periodo, erano indubbiamente il dott. Alfonso De Nicola e il suo staff, tanto che nel 2015 ricevettero encomi per aver garantito il minor numero di infortuni fra le concorrenti in serie A, un premio che diede lustro finanche alla città di Napoli, dove lo stesso medico si è formato. Un vanto che con Ancelotti ha detto addio al Napoli, con l’arrivo del dott. Canonico a prendere in mano le redini della salute della squadra. Talvolta può essere un puro caso, ma spesso questo tipo di stop possono essere evitati e sono frutto di un’usura mal calibrata. Dure sono state le parole dell’ex medico sociale il quale ha riscontrato un problema di sinergia con lo staff tecnico ed ha aggiunto a Radio Punto Nuovo parole emblematiche: “Dietro c’era un lavoro quando c’ero io che oggi non si riesce a fare più. Un lavoro di prevenzione a 360 gradi, la ricerca scientifica, un lavoro molto complesso. Prevedeva tante situazioni, la prima era la collaborazione con elementi di ricerca scientifica importanti, a livello internazionale, la seconda cosa avere un’idea di ciò che succedeva a livello biomeccanico e perché c’era un infortunio”.

    MondoNapoli ha avuto il piacere di intervistarlo e di captare sin da subito una grande lungimiranza e uno studio meticoloso per la medicina del domani. Sicuramente oggi il Napoli può ovviare a qualche assenza grazie ad una crescita esponenziale dell’intera rosa, avvenuta gradualmente negli ultimi anni (sembrano ormai passati secoli dai tempi in cui Mazzarri e Sarri utilizzavano 13 massimo 14 elementi), al contempo appare più difficile gestire un numero cospicuo di ragazzi. Come è giusto che sia, si può parlare di sfortuna e “coincidenze” se si tratta di infortuni fisici come quello, ad esempio, di Osimhen, meno se si tratta di muscolari perché la medicina sa prevenire e quando si può, non bisogna sbagliare. Un esempio negativo è stato quello di Mertens, il quale fu chiamato da Gattuso nel secondo tempo di Napoli-Spezia in Coppa Italia, a gennaio scorso, con un evidente infortunio ancora da smaltire che gli costò altre preziosissime settimane fuori.

    Questo è solo per far capire che è palese che manchi tranquillità e connessione fra le varie compagini del Napoli. Insomma, tra mera sfortuna e responsabilità c’è da capire il fulcro del problema, perché è anche da questi eventi che si sciupano occasioni e campionati.

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