Katia Ancelotti, figlia di Carlo, ha parlato ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli: “Contro la Roma nel primo tempo siamo stati un po’ leziosi, il rigore di Perotti mi ha messo ansia ma nel secondo tempo non c’è stata partita. Abbiamo avuto un periodo difficile per i gol, ma la nota positiva è che hanno segnato tanti calciatori diversi”.
Sul fratello Davide: “E’ giovanissimo, ha fatto esperienza al PSG: ha studiato tanto e merita tutto il successo che sta avendo perché è un gran lavoratore e ci mette passione”.
Siete tutti rapiti in questa esperienza Napoli? “Abbiamo avuto la possibilità di girare tante capitali del mondo. Quando siamo venuti qui tutti ci avevano messo in allarme, dopo Parigi, Monaco, io invece sono stato rapita da subito. Oltre alla bellezza, è il calore della gente. L’umanità che ho trovato qui non l’ho trovata da nessun’altra parte. Io mi sento un po’ napoletana, nonostante sia nata a Roma”.
Sei nata il 18 aprile, giorno di Napoli-Arsenal. Hai chiesto un regalo a papà? “Gliel’ho già chiesto. Il 18 aprile fu anche il ritorno di Real Madrid-Bayern Monaco, e non andò bene, qualche anno fa. Lì ci fu un furto, ora dobbiamo rifarci assolutamente”.
Perché papà è venuto a Napoli? “E’ una sfida diversa. Napoli è una bellissima piazza, con un entusiasmo unico in Italia e paragonabile a poche al mondo, e si tratta di una squadra che non vince da anni oggettivamente. Una squadra che è arrivata sempre ad un passo dalla vittoria e non ce l’ha fatta. Vincere non è semplice. Anche papà dice che è stato spesso fortunato. Ma penso che lui avesse bisogno di questo adesso. È un uomo che vive il calcio con grande passione. Ricordo che alla prima gara col Milan, dopo la vittoria si emozionò, lo vidi con le lacrime agli occhi. Era rimasto colpito dalla sua squadra e dall’atmosfera del San Paolo. E’ uno stadio che ultimamente ci è un po’ mancato. A Napoli, molto più che in altre città, l’entusiasmo e la passione ci vogliono. Perché ti spinge, è necessario e decisivo”.
Che rapporto hai con tuo padre? “E’ difficile spiegartelo perché il mio papà è davvero speciale. Abbiamo un rapporto unico, bellissimo. Per qualsiasi cosa lo chiamo e lui chiama me, siamo molto legati, nonostante sia stato un papà che ha girato il mondo, a volte assente per lavoro. Ma riusciva comunque ad essere presente, non ha mai fatto sentire la sua mancanza”.
Andate a Londra? “Sì, andiamo io e Barbara Petrillo senza figli, ventiquattr’ore, andiamo e torniamo. Io vivo molto intensamente le partite. Sono molto scaramantica, come papà. Siamo una famiglia di scaramantici”.
Ti piace la mozzarella? “Mi piace, ma non è la cosa che preferisco. Mi piace molto la ricotta di bufala. Il primo mese che siamo stati qui mio padre ha mangiato due mozzarelle al giorno, poi ha dovuto regolarsi per forza”.
Amore a prima vista tra Ancelotti e Napoli? “Credo davvero che sia stato un colpo di fulmine, come quando ti innamori di una persona. In quei momenti speri che duri per sempre, a volte non basta l’amore, ci vogliono tante cose affinché lo sia. Ma se non mancheranno questi pilastri, come rispetto e volontà da entrambe le parti, credo che ci sarà un rapporto molto duraturo. Lui e De Laurentiis amano la vita e amano vincere”.
Napoli tornerà a vincere? “Tutti vogliamo vincere. Mio papà, mio fratello e tutto lo staff in primis. Quando sei abituato a vincere, vuoi vincere. Non so se quest’anno ci riusciremo, ovviamente abbiamo visto questa strepitosa Juve in campionato, ma noi siamo secondi e dobbiamo mantenere questa posizione. Ma credo che la nostra sia una squadra che abbia bisogno di un po’ di tempo, soprattutto dopo il cambio da Sarri a mio padre, si è passati da una realtà ad un’altra, molto diverse tra loro”.
Papà potrebbe restare a vita? “Secondo me sì, i presupposti ci sono tutti”.
Per chi tifavi prima del Napoli? “Io nasco milanista perché da che ho ricordi siamo stati sempre a Milano, tra calciatore e allenatore. Il mio cuore è un po’ rossonero da sempre”.
Sul rapporto tra Carlo e Alberto Bucci: “Alberto era una persona speciale per tutti noi. Io ho avuto la fortuna di conoscere un uomo che nella malattia è riuscito ad avere una grandissima dignità, una voglia di vivere, una forza incredibile. Diceva che voleva vivere, che non sarebbe morto. Di lui mi è rimasto questo: la sua voglia di vivere nonostante tutto. Era un grande uomo di sport, ci manca tanto”.
Sul lavoro di suo marito Mino, anch’egli nello staff di Ancelotti: “Non è solo un nutrizionista. Si occupa anche del recupero fisico dei giocatori tramite integrazione e supplementazione. Si occupa insieme a tutto lo staff della performance dei calciatori”.