CorSport – Allan: “Come noi solo il City! Su Sarri, Mertens e lo scudetto…”

    Eppure ce n’ è ancora di spazio su quel corpo tatuato che scolpisce le ragioni del cuore: «Ho cerchiato i giorni del mese in cui sono nati mia moglie, i miei figli, la mia nonna».

    La schiena dritta è un tazebao, murales di sentimenti che Allan Marques Loureiro s’ è incorniciato addosso, perché non basta portarseli a spasso dentro. «Loro sono la mia vita». Il resto è il calcio, che certo non sta di fianco ai margini di un’ esistenza vibrante, nell’ altruismo che va riconosciuto a un mediano, l’ indomito ed indomabile servitore del talento che (in genere) sta a fianco e che nelle 93 partite partenopee hanno trasformato un gregario in un simbolo a modo suo rivoluzionario. «Napoli m’ ha portato a livelli eccezionali, ma ho ancora molto da cogliere». C’ è un torace che si apre al destino, petto in fuori direzione 2018: 20 maggio e 14 giugno, finisce un campionato, inizia un Mondiale, continua una Storia. «Io ci credo».

    Allan ha fede in Allan… capire: ma Allan, ci aiuti a lei sarebbe il «cattivo» della compagnia? «E perché?…».

    La fase passiva innanzitutto sulle sue spalle, i dribbling più possenti, la corsa più scatenata: ed una faccia che esprime l’ espressione severa…. «Mi guardi, le sembro cattivo?».

    Un passo indietro… «Il ruolo lo interpreto a modo mio: tanta lealtà, con animosità ma senza dosi di perfidia: conti i miei cartellini gialli ed anche quelli rossi in carriera».

    Un angioletto, allora. «Frontale, diretto, sincero sempre, anche nelle giocate. Poi è chiaro che la partita a volte rischia di portarti allo scontro fisico. Ma questo è il gioco. Però io sono
    trasparente».

    Dicono anche assai simpatico: l’imitatore principale di Sarri, che non riesce a trattenere la risata. «Mi viene bene ma certe cose non vanno pubblicizzate».

    Ecco, dovrebbero restare sul pullman della squadra… «Aiuta a stemperare la tensione, quella che lui avverte in maniera visibile. Più si avvicina il fischio d’inizio,
    più l’adrenalina lo prende».

    Per il resto, l’ha convinto anche nelle gerarchie: ora gioca più di un anno fa. «Ma è una questione di condizione, va in campo chi sta meglio, chi dà maggiori garanzie. Io so che dietro le sue scelte c’è solo l’interesse collettivo, quindi quello del Napoli».

    Un giudizio su Sarri. «Con Guardiola è tra i più bravi al mondo, dico di più: tra i primi cinque allenatori in circolazione».

    Cerca di ingraziarselo. «Il Napoli è uno spettacolo ed il merito è suo: come giochiamo
    noi, soltanto il Manchester City. Sono un consumatore di calcio, guardo tutto quello che c’è in tv e non ho trovato altro. Poi può darsi mi sbagli e che sia di parte, ma noi e il City siamo il divertimento».

    Vi vedrete tra quattro giorni. «Ma prima c’è la Roma».

    Lei ha spirito giornalistico. «Questa è una partita che non può consentire distrazioni, agli inglesi penseremo dopo. L’ Olimpico aiuterà a capire un paio
    di cose e chi vincerà uscirà dallo stadio con maggior consapevolezza delle proprie forze».

    Chi rischia di più? «Forse loro, forse noi. Le gare non si possono prevedere. Ma noi stiamo bene, anche se riconosciamo il grande valore dell’avversario. Sarà un match bellissimo, ne sono convinto. Uno spot per il calcio».

    Con la Juve spettatrice interessata. «Chi vince lo scudetto per sei anni di seguito è favorito.
    Lo sono ancora loro. Ma noi ci siamo avvicinati. E anche la Roma».

    Parla come Sarri: vuoi vedere che anche sulle grandi protagoniste del campionato avete idee che coincidono. «Il Milan ha speso tanto: dunque rientra tra le favorite. E anche l’Inter ha investito. Noi siamo gli stessi dell’anno scorso, che vuol dire altro: per esempio che c’è la fiducia cieca in questi uomini ed in questo progetto. E noi siamo grati per questa stima. Però la Juve ha il proprio curriculum che parla per sé».

    Sta studiando da allenatore… «Lo fanno miei amici, con i quali ho giocato in passato, e mi chiedono tutto del mister: come organizza la settimana, cosa ci fa fare, come gestisce le situazioni esterne».

    Lei è un fuoriclasse di diplomazia. «Sono da sei anni in Italia, ho imparato discretamente l’italiano e anche il calcio. Qui a Napoli mi sento a casa mia, ma Udine mi
    ha aiutato ad esplorare questo Paese meraviglioso».

    Altro che mediano. «Ma no, quello è il mio ruolo ed io quello devo fare e devo farlo bene: bisogna pedalare, perché ci sono un paio di cose da conquistare».

    La prima, ma non si dice, lo scudetto. «Non sono scaramantico ma realista. Siamo all’ottava di campionato, c’è tutto ancora da giocare. A marzo si vedrà dove siamo arrivati
    e dove potremo arrivare».

    La seconda, e si può dire, è il Mondiale. «Il Napoli mi ha trascinato nell’elite del calcio, ho grande visibilità e sono cresciuto. Rispetto le scelte del Ct ma penso di aver raggiunto un livello tale che posso avere la legittima aspirazione della convocazione. E forse la merito anche».

    Lei non scherza, va dritto al cuore. «Tite ha cambiato il Brasile, i risultati sono stati straordinari, la qualificazione è avvenuta attraverso partite gustosissime. Spero di riuscire
    a convincerlo».

    Nel 2011 ha vinto un under 20 da favola. «Grande Nazionale: Coutinho, Oscar, Willian, Casemiro, Juan Jesus, Alex Sandro. Io facevo il terzino di destra. Parentesi indimenticabile».

    Roma-Napoli è la partita di….? «Mah!».

    Quel Mertens lì…. «E’ un fuoriclasse, ma in campo e fuori. Scherziamo tanto, ragazzo eccezionale. E poi quando ti punta…..Io in giro mica ne vedo poi tanti bravi come lui….!»

    Fonte: Corriere dello Sport

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