EDITORIALE – L’unione fa la forza. Come il Napoli è tornato a sorridere

“Rimaniamo qui tutti insieme e vinciamo”. Pare proprio questo il motto che si sono preposti Mertens e compagnia al termine della passata stagione, che, non ha regalato trofei al popolo azzurro ma solide realtà, per dirla alla Roberto Carlino, per questa stagione.

E l’inizio di stagione, con tutte le sue vittorie, ha innescato qualcosa nei giocatori di Sarri. Forse un po’ più di fiducia nei propri mezzi, che a tratti era mancata la passata stagione, con il Napoli che spesso perdeva punti per strada. Per chi ha la memoria corta, si veda Atalanta-Napoli, Napoli-Palermo e così via.
Gli azzurri, finora, hanno saputo sfruttare i loro errori per tramutarli in successi. Successi che sono arrivati a grappoli, senza considerare lo scivolone targato Shakhtar, in cui non è emerso il solo bel gioco che il Napoli sbologna ad ogni partita: è spuntato un cuore, il cuore di un popolo che non ha smesso mai di crederci.

Alt! Qui non vogliamo essere noiosamente faziosi, ma vogliamo sottolineare quanto sta contando il fattore gruppo all’interno di questa società. Ci avete fatto caso? Personalmente, è una variabile che dalle parti di Napoli mancava da ere geologiche. E ora, come non mai, deve diventare il fiore all’occhiello di questa formazione che si conosce ormai da tre anni orsono.

L’addio di Higuaìn è stato a mio parere l’inizio, umanamente parlando, di un nuovo percorso. La squadra dipendeva troppo dal Pipita che , quando le cose non gli andavano bene, non andava neanche la squadra. Sarebbe del tutto inopportuno dar colpe a uno dei migliori attaccanti che abbiano giocato in Italia, il problema non era certo lui, ma una sorta di meccanismo intrinseco alla squadra in cui Higuaìn era visto come l’unico che poteva portare il Napoli al successo. Sicchè, nelle partite in cui Higuaìn era squalificato, non al top o altro, il Napoli offriva molto di meno rispetto a quanto poteva dare.
Partito Higuaìn, ADL ha allestito una rosa niente male e Sarri ebbe il compito di trovare i giusti punti di giuntura per trasformare un Napoli Pipita-dipendente da un Napoli “a tutto team”.

Cosa che è avvenuta, se ci guardiamo un poco indietro, perchè, nei partenopei di oggidì, ognuno è un elemento prezioso per la squadra, nessuno escluso.
C’è Mertens che sforna gol, ci sono Insigne e Callejòn che regalano assist ma che vanno ugualmente in rete, c’è Hamsik che è l’emblema di questa squadra, c’è Jorginho in regia, Allan che sgobba in mezzo al campo. C’è un Koulibaly invalicabile e un Reina che, nonostante qualche piccolo errore, ha deciso di rimanere, in modo molto saggio, per un’altra stagione all’ombra del Vesuvio.

Così il Napoli è tornato grande, forse inaspettatamente fose no, con una grande voglia di rivalsa, per riportare Napoli al top del nostro Paese e anche per dare un senso alla vita sportiva di ogni tifoso partenopeo che aspetta ormai da troppo tempo un “hurrà” dei propri beniamini. Con la speranza che anche il tempo possa dar ragione a tutti gli sforzi di una città, di una squadra, di un mondo tutto colorato d’azzurro.

Giuseppe Francesco D’Amato

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