Il giorno dopo il tonfo più rumoroso d’inizio stagione è quello più duro da digerire. Sia perché nessuno si sarebbe aspettato un risultato così espressivo in favore della Sampdoria, sia a causa della consapevolezza che forse qualcosa in più poteva esser fatto.
Solito approccio
Il Napoli inizialmente è in partita: nei primi dieci minuti gli azzurri sgomitano per cercare varchi nella ben oleata macchina di Giampaolo. Poi, alla prima distrazione (su corner battuto dai partenopei sono solo due i calciatori a proteggere la metà campo azzurra), Defrel insacca.
Subito l’1-0, la squadra di Ancelotti si scioglie come neve sotto un torrido sole d’estate. E allora la cinica Sampdoria ne approfitta: pressa in maniera forsennata i portatori di palla azzurri e trova spazi immensi per ripartire.
Errori individuali
Le praterie che Tonelli e compagni trovano libere d’essere percorse, permettono alla Samp di confezionare il 2-0 appena al 32′ minuto. Anche in questo caso l’errore è di un solo difensore: Albiol perde la marcatura e costringe Hysaj a lasciare l’uomo per andare su Quagliarella. L’attaccante napoletano è lucido ad appoggiare per Defrel che buca Ospina.
Sprazzi di reazione
All’intervallo vengono addirittura effettuati due cambi per cambiare le sorti del match: fuori Insigne e Verdi, insufficienti e irritanti, per Mertens e Ounas.
Proprio il talento algerino è la lieta sorpresa della nefasta notte genovese: con le sue accelerazioni manda al bar Bereszynski, creando costante superiorità numerica.
E’ in questi minuti che il Napoli si divora almeno tre palle goal nitide per riaprire la partita. Ma la difesa della squadra di casa è sempre compatta, pronta a chiudere spazi tra le linee.
Allora ecco che il 3-0 si avvicina (Mario Rui e Rog, entrato al posto di Diawara, perdono la testa nel finale) e una magia di tacco di Quagliarella lo rende realtà.
L’allievo
Uno degli insegnamenti più maestosi e universali di Zdeněk Zeman è un meraviglioso aforisma: “il risultato è casuale, la prestazione no”, che si adatta perfettamente al momento che il gruppo all’ombra del Vesuvio sta vivendo.
Guardare solo all’esito è superficiale, in quanto le statistiche dicono che le due formazioni hanno creato lo stesso numero di occasioni. Anzi, gli azzurri hanno tirato di più e avuto più possesso (molto spesso sterile).
I problemi del Napoli sono da ricercarsi non nel 3-0, ma nell’interpretazione e nel gioco: poca concretezza, intensità leggera e, soprattutto, poche idee e confuse.
Andrebbe anche riconosciuta la grandezza del cosiddetto “allievo” di Sarri, che cresce anno dopo anno: Giampaolo e i suoi hanno dato una lezione di calcio vero a tutti.
Senza dimenticare che è tempo di ripartire, con tranquillità (è il 3 settembre) e voglia di mettersi in discussione. Senza fare inutili processi.
Ancelotti è stato chiaro. Chi crede di avere il posto assicurato e di poter giocare trotterellando è fuori strada. Anche se si chiama Lorenzo Insigne.