Gazzetta: “Ma lo vedi Insigne? Gol alla Del Piero e coltellata al cuore degli italiani”

Il Napoli resta vivo, in corsa per la qualificazione agli ottavi di Champions, e l’ Italia intera, o quasi, continua a chiedersi perché Insigne non abbia giocato da titolare contro la Svezia, nel playoff per il Mondiale. Schiantato lo Shakhtar con un 3-0 bello rotondo, che ha preso forma nella ripresa (faticosa la prima parte). L’ 1-0 va premiato come perla di serata. Insigne si è portato a spasso un paio di difensori ucraini, da sinistra verso il centro, e ha liberato un destro a giro inappellabile, pezzo forte del suo repertorio e colpo di cui era maestro Alessandro Del Piero, fuoriclasse che in Nazionale ha giocato e inciso parecchio. Da qui in poi ogni gol di Lorenzo il Magnifico sarà una coltellata al cuore degli italiani. Grazie Ventura. Quanto alla classifica, la questione è semplice: il Napoli non più padrone del suo destino, ma questo si sapeva, all’ ultima giornata dovrà vincere in Olanda contro il Feyenoord e sperare che il City batta lo Shakhtar. Nel caso la combinazione riuscisse, i sarriani aggancerebbero gli ucraini e passerebbero per migliori scontri diretti: sconfitta per 2-1 a Kharkiv, vittoria per 3-0 al San Paolo. Successo quest’ ultimo di rilevanza storica, non accadeva dal 1990 che il Napoli si imponesse con tre reti di scarto nella massima competizione continentale, che allora si chiamava Coppa dei Campioni (l’ avversario era l’ Ujpest, club ungherese).
SPECCHIO Al di là delle differenze di sistema, 4-3-3 gli uni e 4-2-3-1 gli altri, Napoli e Shakhtar sono squadre impastate nella stessa farina integrale. Formazioni mosse dal pensiero quasi unico della palla a terra a uno-due tocchi. Nel primo tempo il Napoli si è trovato riflesso in uno specchio, sembrava quasi che si muovesse contro se stesso. Lo Shakhtar non si è fatto impressionare. Quando non aveva il pallone tra i piedi, faceva massa critica laddove si sviluppava il giro-palla dei sarriani. Si prendeva il rischio di lasciare scoperto il lato debole, ma il Napoli ne approfittava poco. L’ unico tagliente cambio di gioco si è apprezzato in avvio, quando Insigne ha tracciato il solito lancio da sinistra a destra per Callejon, e qui è stato bravo Pyatov in uscita bassa. Rapidi gli ucraini nel passare dalla passività della fase difensiva allo sviluppo del loro gioco, una volta riconquistata la palla. Sveltezza e alta definizione tecnica. La squadra arancio-nera abbonda di piedi buoni: Fred, Taison, Bernard, per citare i più appariscenti. Nel momento in cui sottraeva il possesso al Napoli, lo Shakhtar si allargava a ventaglio e apriva le azioni sulle fasce, specie su quella di sinistra, momenti in cui l’ inversione delle parti toccava il cielo, con lo Shakhtar che si «napolizzava» al massimo. Fonseca ha studiato il Napoli e gli ha rubato qualcosa, non l’ anima, ma certi codici di accesso alla metà campo altrui sì. Due numeri dei primi 45 minuti attestano la sofferenza azzurra: soltanto 4 palloni giocati in area avversaria e la miseria di 3 tiri, record negativi stagionali dei «sarriani» in ogni competizione. Per fortuna la clonazione dello Shakhtar in Napoli non è andata a buon fine, si è interrotta all’ intervallo.
RITORNO IN SE’ Alla ripresa il Napoli ha trovato l’ uscita dal labirinto. Ha rotto lo specchio che rifletteva immagini deformate e si è riappropriato della propria identità. Si è alzato di una ventina di metri e ha recuperato l’ ampiezza delle ali, ha inchiodato gli ucraini davanti al proprio portiere e ne ha inibito le uscite basse. Il primo quarto d’ ora è stato imperiale per predominio e controllo. Lo Shakhtar stordito ha perso certezze e conoscenze, ha smesso di palleggiare con sicumera tecnica. Difficile stabilire che cosa abbia determinato di più, se il calo fisico della squadra di Fonseca o la riprogrammazione del Napoli da parte di Sarri nei 15 minuti di pausa. Probabile che sia stato un concorso di cose. Insigne ha firmato il suo piccolo capolavoro di nottata e le acque del mare arancionero si sono aperte. Non c’ è più stata gara, lo Shakhtar si è ritrovato degradato ad avversario qualsiasi, come una formazione di Serie A «shakerata» dagli azzurri, evento che in questi anni si è verificato di frequente.
PROVA D’ AMORE Il 2-0 – frutto di un «dai e vai» tra Zielinski e Mertens – è stato una specie di manifesto del sarrismo, la sublimazione in gol del triangolo, azione chiave del gioco di Sarri. Il Napoli procede per triangolazioni in ogni zona del campo, come a suo tempo il Barcellona di Guardiola. Quel Guardiola che oggi allena il City e che non perde occasione di elogiare Sarri. Quando Manchester e Napoli si sono affrontate, i complimenti del grande Pep a Sarri sono stati così marcati che più di uno ha pensato alla presa in giro. L’ ultima giornata del girone offre a Guardiola una bella occasione di verità: Pep batta lo Shakhtar, aiuti il Napoli ad andare oltre la prima fase di Champions. Dia prova del suo amore, ecco.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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