Editoriale – La rinascita di Jorginho, il buio di Valdifiori: la storia del regista di centrocampo, ruolo in via d’estinzione

C’era una volta il regista di centrocampo. Il giocatore tecnicamente eccelso, il faro della squadra. Colui in grado di inventarti la giocata giusta al tempo giusto, capace di risolverti la partita con un passaggio, magari un lancio disperato, in grado di lanciare l’attaccante solo contro il portiere. Il collante tra il reparto arretrato e la fase offensiva, in un tempo in cui ogni giocatore svolgeva esclusivamente il suo ruolo. Ma è solo una vecchia storia, ormai.

 

Si, solo una vecchia storia, perché in un calcio in continua evoluzione la figura del regista di centrocampo è destinata a essere impiegata sempre meno. Così come l’attaccante: infatti, ai terminali offensivi, toccano anche compiti di copertura e una marea di movimenti senza palla atti a favorire gli inserimenti dei compagni, c’è poco spazio per le prime punte vecchio modello, anche se Icardi sta facendo riscoprire questa tipologia. Si pensi ad Higuain, che non poche volte si snatura andando a recuperare palloni a centrocampo per favorire gli esterni. Da un azzurro all’altro, da un ruolo all’altro: da Higuain a Jorginho, a discapito di Valdifiori. Storia di una categoria a rischio.

 

Non è un caso che Jorginho, a suon di prestazioni ottime, stia soffiando la maglia da titolare a Valdifiori, uno dei pupilli di Sarri. Nel calcio del pressing asfissiante a centrocampo, per un regista è davvero difficile esprimersi e smistare palloni. In particolare l’alto pressing sui portatori di palla non consente ad interpreti simili di ragionare e, a meno che non ti chiami Andrea Pirlo, non sarà una partita facile per te. Cosa ha mostrato Jorginho in più rispetto a Valdifiori? Maggior propensione al sacrificio, più versatilità e soprattutto personalità. Perché se vuoi fare il regista non devi saper fare solo quello, ma saper svariare su tutta la linea mediana.

 

Napoli-Juventus, gran successo, prestazione importante di Jorginho: secondo le statistiche è il giocatore che ha toccato più palloni, ben 91, precisione passaggi dell’87%. Ma non basta, perchè a referto sono stati segnati ben 4 “tackle riusciti”, un solo fallo e neanche un’ammonizione. Questi dati ci ragguagliano non solo sulla prova eccelsa dell’italo-brasiliano, ma anche della sua versatilità. Contro la Lazio, altro successo assoluto, 99 passaggi, 110 tocchi e 3 palloni intercettati, impreziositi da ben 7 cross. Contro il Brugge l’ex Hellas si regala anche 2 dribbling, seguiti da 4 palloni intercettati e 145 tocchi. In sintesi: in queste tre gare, che hanno visto altrettanti successi brillanti degli uomini di Sarri, Jorginho, impiegato nei 90 minuti, è stato il giocatore che ha toccato più palloni ed effettuato più passaggi. Non solo, ma in tre gare in cui il giovane centrocampista ha collaborato in fase di copertura, si contano ben 7 contrasti riusciti e una sola ammonizione. Un vero giocatore ritrovato, c’è poco da dire.

 

Ingenerose, invece, le statistiche di Mirko Valdifiori: contro il Sassuolo, gara che lo ha visto agire nei 90′, l’ex empolese ha commesso 4 falli, ricevuto un giallo ed effettuato 69 passaggi (82% andati a segno) e nessun pallone intercettato, oltre ad innumerevoli palloni persi in mediana, accerchiato  e soffocato dal pressing del muscolare centrocampo neroverde. Sembra infatti che, occorra più tempo al regista 29enne di ambientarsi al meglio e saper reggere la pressione di una maglia da cui ci si aspetta tanto.

 

Oppure, come già detto prima, è davvero difficile reggere, per un solo giocatore, il peso di impostare la manovra: al momento in Italia solo la Lazio dispone di un regista “vecchio modello”, cioè Lucas Biglia, reduce da una brillante prestazione a Verona, e la Juventus, che ha cercato di sopperire a questa mancanza con Hernanes, da cui non sta ottenendo i risultati di rilievo. Nel calcio attuale, in breve, tutti devono saper fare tutto, ogni “midfielder” deve essere capace di innescare la manovra, anche se non dispone di un piede delicato. Jorginho incarna queste caratteristiche, abile in copertura e preciso in impostazione, oltre ad una buona personalità. L’età, inoltre, è un valore aggiunto, che può far ulteriormente ben sperare i tifosi e gli addetti ai lavori.

 

Mirko Valdifiori, colui che ha lasciato ottimi ricordi ad Empoli ma che a Napoli non ha ancora trovato la giusta dimensione. Mirko, falsa partenza oppure vittima sacrificale di un calcio “diverso”?

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