Davvero a maggio si tornerà a giocare?

Fonte foto: SSC Napoli

Niente di ciò che sta vivendo il nostro Paese ai tempi del coronavirus riguarda la normalità. La quarantena, gli spostamenti limitati, l’assenza di contatti con le altre persone. Stiamo sacrificando tutto questo in nome di un bene maggiore: la salute. Nostra e di chi ci sta intorno. Tuttavia, le cose cambieranno. Ma la sensazione è che – almeno inizialmente – non potranno tornare come prima.

Come la politica e l’economia, anche lo sport, e quindi il calcio, ha dovuto – e dovrà – adeguarsi a queste necessità. Ma come cambierà il mondo del pallone? Il quesito è lecito, la risposta complessa. Ieri Gravina ha dichiarato a Sky che la priorità è portare a termine i campionati e che, se tutto andrà bene, la Serie A riaprirà i battenti a inizio maggio, con tanto di test agli atleti per scongiurare eventuali casi di Covid-19.

Il che è lecito. Gli interessi economici delle società – oltre alle questioni legate ai diritti TV – sono enormi e richiedono attenzione. Tuttavia, la scelta di ripartire subito e concludere il campionato agli inizi di luglio non incontra solo pareri favorevoli. Il capitano dell’Atalanta Alejandro Gomez ha fatto notare che sarà difficile per i calciatori allenarsi con 30 gradi e giocare in condizioni di afa molto intenso. Ma non solo.

Anche l’ex AD del Milan, Adriano Galliani, si è detto contrario. La proposta del dirigente del Monza è intrigante: terminare campionati nazionali e coppe europee in corso a settembre, per poi disputare due stagioni in stile Sudamerica. Ovvero spalmare le competizioni su tutto l’anno solare: in questo caso la prossima stagione ripartirebbe a gennaio 2021 e terminerebbe a dicembre dello stesso anno. La proposta non è però al vaglio della UEFA o della FIGC, che restano convinte di concludere la stagione in corso entro l’estate.

Insomma, la sensazione è che comunque la situazione si evolva, non sarà facile per gli atleti tornare al massimo delle proprie prestazioni fisiche e tecniche. Basti pensare al lungo periodo (ormai siamo a più di un mese) senza programmazione di lavori in gruppo o sedute tecnico-tattiche.


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