EDITORIALE – Il Napoli deve centrare la sua Mission Impossible!

Vincere ad Empoli, sulla carta, doveva essere semplice formalità. Nei fatti, però, è stato diverso per via di un secondo tempo sotto ritmo dei partenopei che hanno alimentato la compagine toscana dopo una prima frazione a totale tinta azzurra. Alla fine, fortunatamente, l’ormai consueto calo di concentrazione del Napoli non ha prodotto la beffa ma, giusto sottolinearlo, solo il danno di constatare che ancora manca quel tassello decisivo per divenire grande squadra. Quella che per antonomasia ammazza la partita anziché rianimarla per spirito compassionevole. Altra consuetudine di giornata sono stati i gol di Mertens ed Insigne. Nuova doppietta per lo scugnizzo made in Napoli e nuova perla per l’altro scugnizzo di casa, ma made in Belgio. Animo scugnizzo per entrambi e scapigliatura tecnica che li rende pezzi pregiati della gioielleria napoletana e, oramai, osservati speciali per chi nel mondo è in cerca di qualche prelibatezza raffinata per far crescere la propria collezione. Sui due, siamo sicuri ormai, è scattata un’asta milionaria internazionale. Le loro prestazioni sono ridondanti e la loro capacità di determinare i risultati è palese, evidente tanto che può essere toccata con mano. Percorso simile per loro, parallelo potremmo dire. Ad Insigne si accusava di non riuscire ad essere continuo, maturo quanto bastasse per superare lo scoglio della promessa e tuffarsi nel mare della consacrazione definitiva. Al belga, invece, si era cucita addosso l’icona dell’uomo capace di rompere le partite a gara in corso e non invece di determinarle dall’inizio in modo continuativo. I due folletti per estro e per altezza, invece, si sono dati la mano in un percorso di crescita, maturazione e duttilità esponenziale, diventando dati alla mano autentici trascinatori nei successi e nelle fortune azzurre. Se Insigne sta dimostrando qualità perpetua e confidenza con il gol senza precedenti, Mertens ha fatto forse anche di meglio, sobbarcandosi il peso dell’assenza dell’innominato, prima, e del suo successore Milik, poi. Il belga, da esterno offensivo, si è trasformato il punta centrale e da quel momento è segnato più di quanto fosse lecito aspettarsi, addirittura scomodando paragoni non esagerati con mister 90 milioni. Il destino, però, è tentatore. Quest’ultimo è capace di ingannare le speranze alimentando le delusioni, scrivendo finali inediti a favole che, inequivocabilmente, possono trasformarsi in incubi. Se i due scugnizzi diversi si sono dati la mano nella loro comune crescita, per gioco del destino, si sono dati la mano anche nel duello con la società per i loro rispettivi rinnovi contrattuali. Le trattative con entrambi proseguono, più o meno a singhiozzo, ma la fumata bianca e in questo caso direi azzurra tarda ad arrivare. I due gemelli del gol Mertens ed Insigne hanno dato il via ad una parallela Mission Impossible. Sul campo, a suon di gol, stanno provando a riconquistare la piazza d’onore e in Coppa Italia saranno loro a suonare la carica per la remuntada azzurra. Fuori dal campo, invece, la Mission Impossible sembra essere quella di tenerli entrambi, senza cadere nella tentazione di dover cedere almeno uno dei due. Una grande squadra che si rispetti ha necessità assoluta di costruire basi ferree sulle quali instaurare i propri sogni e le proprie ambizioni. In parole più spicce ha l’obbligo di confermare quei cavalli di razza tanto preziosi per poter correre più degli altri. Oltre a queste considerazioni puramente tecniche e strategiche, poi, si somma un discorso puramente affettivo, umorale e di cuore. Cuore che, in una piazza come Napoli, non può e non deve essere piegato dai soli fini imprenditoriali.

La cessione dell’innominato ha creato una crepa nell’animo dei tifosi azzurri, anche in coloro che hanno manifestato il loro dispiacere preferendo la via della rabbia. Un noto striscione molto caro ai tifosi azzurri recita: “chi ama non dimentica”. La piazza di Napoli ha letteralmente stretto al proprio petto quel’argentino vedendo in lui il congiungimento naturale con l’argentino più famoso e forte di ogni epoca. Ha unito il proprio DNA con il suo per tentare di colorare d’azzurro il sogno scudetto. Il tradimento estivo, per forza maggiore, ha reso orfana la tifoseria intera. Parliamo di sport, non di vita “reale”, e quindi tutto si supera. Nessun pianto o gesti inconsulti ma, almeno sportivamente, la tifoseria aveva smarrito quel faro capace di illuminare la via nella notte. Napoli ha bisogno ancora di avere simboli, icone capaci di trascinare le proprie speranze contro coloro che, per forza personale e non, comandano il calcio e non solo. La crescita, probabilmente, dovrebbe passare anche da questo aspetto ma, parliamoci chiaramente, un qualcosa è speciale proprio perché a volte i difetti sono capaci di diventare poesia, letteratura da tramandare ai posteri seppur viziata da qualche errore prospettico. Napoli e il suo pubblico sono speciali perché hanno ancora, direi fortunatamente anche, la capacità di amare come nessuno la propria squadra e coloro che, sul campo, onorano la loro stessa voglia di rivalsa e successo. E’ impossibile chieder loro di cambiare in funzione dell’impoverimento morale in cui viviamo, è impossibile stracciare il proprio cuore sull’altare delle convenienze a favore di meno nobili arti umane. Distaccandoci dagli aspetti prettamente poetici, è importante che Insigne e Mertens rinnovino i propri contratti. E’ importante non perché la piazza e la squadra non potrebbero farne a meno (se il Napoli si è abituato a non avere più Maradona e a vincere senza di lui, può abituarsi a qualsiasi cosa) ma perché è giusto che, ogni tanto, le favole possano esistere. E’ giusto perché incarnano quella napoletanità verace, quella scugnizzeria genuina e in poche parole sono nu piezz e core di Napoli. Rappresentano il popolo, la volontà consacrata dal battesimo del talento, rappresentano la cartolina di uno sport che non esiste più: le bandiere. Purtroppo nessuno di noi ha il potere di determinare le decisioni che si compiranno nei prossimi mesi, nessuno di noi potrà favorire o meno il corso degli eventi ma, a nome di tutti, ci sentiamo di sottolineare che se proprio divorzio dovrà essere, almeno non si consumi in Italia. Sarebbe frustrante se, dopo un anno, un nuovo pezzo di cuore volasse in una delle rivali storiche del Napoli. Sarebbe dura da digerire, sarebbe triste. L’ironia e l’ilarità di un popolo vivace, allegro che sorride alla vita, sarebbero la via d’uscita al dispiacere ma, come ogni cosa della vita, qualcosa resterebbe lì, lì dove non si vede ma si sente, nel cuore.

Caro Mertens, caro Insigne, ci auguriamo possiate rinnovare i vostri contratti così come domenica dopo domenica, insieme, rinnovate il vostro sigillo alla voce marcatori.

Caro presidente, ti raccomandiamo, per una volta, di essere meno imprenditore e più umano, uno strappo alla regola non guasta.

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