Sky – Speciale Gattuso: “Ancelotti? Eravamo padre e figlio. Napoli? La chiamata mi ha sorpreso, voglio essere ricordato per questo”

    Fonte foto: SSC Napoli

    Il mondo è fermo per via dell’emergenza Coronavirus, e Sky Sport propone diversi speciali per intrattenere il pubblico appassionato di sport. Tra questi, uno con Gennaro Gattuso, intervistato a Castel Volturno. Ecco i primi spezzoni: “Mi interessa avere uno stile, credibilità, farsi seguire dai propri giocatori. Questo va al di là dei trofei”.

    Carriera da allenatore: “Il lavoro da allenatore è totalmente diverso da quello del calciatori, sicuramente la carriera che ho fatto mi ha aiutato nelle dinamiche giornaliere. Serve tanta conoscenza, non basta aver giocato al calcio perchè quest’ultimo è cambiato tanto, così come la metodologia. La grinta, però, resta. È una mia caratteristica, ma è una grinta diversa: bisogna essere più riflessivi e conoscere i giocatori caratterialmente. Inizialmente pensavo fossero tutti uguali, ed ho sbagliato per qualche anno perchè ognuno è diverso ed ha una chiave diversa”.

    “Negli ultimi anni il calcio è cambiato tantissimo: 10 anni fa vedevamo 30 minuti di spezzoni, non c’era match analysis, oggi invece ci sono telecamere fisse, c’è un grande fratello, si analizzano allenamenti e non solo avversari. Anche nuovi strumenti per valutare la forma, è tutto diverso. Più formazioni, negli staff ci sono 15 persone. Oggi rose da 25 giocatir, 15 fisioterapisti da gestire, hai la comunicazione che lavora con te con altre altre persone. L’allenatore deve dare una linea guida a 70-80 persone, non è facile e la bravura è nel farsi capire subito. La squadra non è solo quella che scende in campo, ma tutti quelli che stanno a contatto con la squadra.

    Su Ancelotti: “Per me è sempre stato un punto di riferimento, sia come calciatore che da allenatore. C’è grande rispetto. Quello che è accaduto è strano, ma c’è rispetto, mi ha lasciato una grande squadra e ci sentiamo ancora. Quando i risultati sono negativi, a pagarne le conseguenze è l’allenatore, ma l’amicizia non cambia assolutamente. Seguirlo? Non si può, si fanno solo danni se si vuole imitare Carlo Ancelotti. Lui ha la dote di saper gestire gli spogliatoi, ha saputo gestire me, entra nella testa dei giocatori da 20 anni e continua a farlo. Eravamo padre-figlio ad un certo punto, non giocatore-allenatore e se ho fatto quello che ho fatto tanti meriti sono suoi”.

    Chiamata dal Napoli: “Questo è un grande club, e lo sapevo già. Negli ultimi 7-8 anni è diventato uno dei primi al mondo, e la chiamata di ADL mi ha colpito. Non me l’aspettavo, conoscevo il valore di Carlo, è stato un orgoglio e sono contento pur sapendo delle difficoltà. Mi dà carica e soddisfazione lavorare in una città così e allenare giocatori così forti. Voglio essere ricordato per la serietà, la voglia, per aver fatto cose importanti quando me ne andrò, poi i giocatori devono essere gli idoli perchè loro vanno in campo”.

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