CdS: “Gattuso, che bordate ad Ancelotti! La reazione dell’ex tecnico azzurro…”

    Delle due, l’ una: o Rino Gattuso voleva effettivamente dire ciò che ha sussurrato «coram populo» oppure anche a lui, inconsapevolmente, è capitato d’ essere tradito da un inatteso scivolone, come a Koulibaly e a Di Lorenzo. Ma le parole si sa le porta via il vento, a volte in direzione Liverpool, ed essendo stavolta come pietre, qualche segno l’ hanno lasciato in Carlo Ancelotti, che ha ascoltato, ha letto e si è ritrovato con il sopracciglio arcuato non prima d’ aver avvertito un filo d’ amarezza.

    LA SCELTA. Rino Gattuso ha scelto, insegue il Napoli del passato, quello «pensante» di Maurizio Sarri, quello che per un paio d’ anni ha «giocato il miglior calcio in Italia», che ha avuto il fascinoso effetto di sedurlo sino a conquistar lo per sognare di rielaborarlo a modo suo: ma in questa ricerca, per ora vana, della Grande Bellezza, un desiderio persino ossessivo di replicare un’ Idea che però non può essere clonata perché intanto sono cambiati alcuni interpreti, c’ è finito pure altro, uno strappo con il proprio vissuto che ha il marchio di Carlo Ancelotti.

    LA FRIZIONE. La differenza tra un’ epoca e l’ altra è riassunta nelle annotazioni su ciò ch’ è successo passando da Sarri ad Ancelotti, quando è stato concepito «calcio diverso». E poi un riferimento meno vago, forse un «incidente» dialettico con se stesso, che ha trascinato in una metafora – «si è toccato il fondo» – poco aderente a questo Napoli che l’ 11 dicembre, nel momento stesso in cui Gattuso s’ è accomodato sulla panchina di suo «padre», s’ era appena qualificato agli ottavi di Champions.

    PRECEDENTI. Ma un’ eco atterrata a Liverpool, a proposito della preparazione atletica, della necessità di trovare nuovi sistemi d’ allenamento – «perché ora corriamo in maniera differente» – ha spalancato distanze che Gattuso sembra abbia definito in questa sua eredità pesante da chi è stato totem e mentore, amico e punto di riferimento: c’ è da sospettare che l’ equivoco sia potuto accadere anche involontariamente o semmai è pure lecito che l’ allievo ritenga di dover confrontarsi con metodi lontani da quelli del proprio maestro.

    SILENZIO. Però è stato sorprendente ascoltare, nell’ analisi di Gattuso, riferimenti che sono apparsi pungenti nei confronti di un predecessore che, nella storia personale dell’ allenatore del Napoli e per sua stessa ammissione, non è un uomo qalunque, né ha un ruolo marginale, con il quale è stato condiviso un tempo che pareva appartenesse all’ eternità appena nel giugno scorso, ai sessant’ anni di Ancelotti a Capri, festeggiati «ringhiando» allegramente assieme, in compagnia d’ una squadra che poi, inaspettatamente, sarebbe passata dall’ uno all’ altro, diventando materia di divisione.

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