Spiragli tattici Vol.34: Scherzando con il fuoco

La presa di Fiume resterà un vanto dannunziano. Quantomeno, non può dirsene soddisfatto il Napoli, che – nonostante la vittoria – ha manifestato contro il Rijeka la parte peggiore di se stesso. Quella scialba, sterile, inconcludente. «Imbarazzante» come l’ha definita Gattuso in conferenza stampa.

Questa volta, l’allenatore del Napoli ha effettivamente ragione. Anzi, vedendo il primo tempo, si potrebbe persino pensare che Gattuso abbia edulcorato il giudizio negativo nei confronti della sua squadra. Ormai sono troppi gli approcci blandi e rilassati alle gare, e l’aspetto mentale – oltre che quello tattico – non è più da sottovalutare.

Come l’ha impostata Gattuso

Il Napoli ha provato a scardinare la linea difensiva del Rijeka – che spesso teneva tutti i dieci calciatori di movimento sotto la palla – con una costruzione iper-offensiva. In fase di possesso, gli azzurri si sono piazzati in una sorta di 2-4-4: Maksimovic e Koulibaly erano gli unici a comporre la linea difensiva, mentre Di Lorenzo e Mario Rui si alzavano in contemporanea per sovrapporsi agli esterni d’attacco.

Maksimovic e Koulibaly formano un quadrato centrale con Demme e Lobotka, mentre Mario Rui e Di Lorenzo si alzano contemporaneamente.

Questa scelta di impostazione ha in realtà creato difficoltà alla manovra del Napoli. Come evidenzia il frame di cui sopra, la squadra di Gattuso si è appiattita, lasciando vita facile alla difesa bassa del Rijeka. Il Napoli ha fatto fatica a occupare i corridoi intermedi del campo. Elmas e Politano – schierati da trequartisti esterni – si sono spesso pestati i piedi con il terzino del loro lato, mentre i due centrocampisti centrali (Demme e Lobotka) sono stati completamente assenti in zona di rifinitura.

L’obiettivo iniziale di Gattuso consisteva dunque nell’approfittare delle catene laterali per allargare la difesa del Rijeka, e giocarsela negli uno contro uno. Ma questo meccanismo ha finito per scontrarsi con la cattiva forma di alcuni interpreti di grande qualità (Mertens, Elmas), oltre che con una sciagurata occupazione degli spazi da parte dei calciatori stessi.

Il gol del Rijeka non è stato casuale

Proprio quest’ultima lacuna ha finito per nuocere quasi fatalmente al Napoli. L’azione del gol di Muric non è affatto casuale: il Napoli sta palleggiando sulla propria trequarti, e Lobotka e Demme provano a verticalizzare. Ma è evidente, nel frame di cui sotto, come il Rijeka controlli agevolmente la manovra azzurra. Quando Politano sbaglia l’imbucata per Elmas – che comunque si sarebbe ritrovato contro tutta la difesa croata –, il contropiede del Rijeka due contro due è cosa fatta.

L’azione del Napoli prima del gol di Muric: Elmas, Politano e Mertens occupano la stessa porzione di campo. Demme e Lobotka non hanno sbocchi per smistare il pallone con sicurezza.

Più delle lacune difensive, del Napoli sembra preoccupare il modo di attaccare. Anche se il possesso palla è stato monopolizzato dagli uomini di Gattuso (75% a favore), gli azzurri hanno concluso la partita con zero passaggi filtranti, a testimonianza del fatto che gli attacchi fossero quasi sempre orizzontali e sterili. In questo contesto, non può lasciare soddisfatti la partita di Stanislav Lobotka, e del suo compagno di reparto Demme.

Il movimento dei trequartisti non è mai stato sufficiente, ma anche i due centrali di centrocampo hanno faticato, e non si sono mai imposti al comando delle azioni. Lobotka ha effettuato 76 tocchi, di cui il 62.8% in orizzontale; il che, aggiunto a una forma fisica piuttosto bizzarra e discutibile – non ha effettuato nessun recupero e nessun contrasto – fornisce un’istantanea del contributo dello slovacco alla manovra del Napoli: nullo, o quasi.

Grafico delle posizioni medie del Napoli. Fonte: Wyscout.

In fase di impostazione, va sottolineato, Demme non ha fatto molto meglio di Lobotka. Questo è un dato significativo: nell’attuale sistema di gioco del Napoli – che dovrà essere ripensato in funzione dell’avversario – la creatività dei centrocampisti è essenziale, per innescare gli attaccanti nel modo più istantaneo possibile.

Insigne e Fabian, irrinunciabili

In realtà, il Napoli ha trovato difficoltà nell’attacco alla difesa del Rijeka per tutti i novanta minuti. Gli azzurri hanno calciato 20 volte, ma solo cinque in porta, riducendo l’indice di pericolosità delle prime uscite. Questo non è casuale: il Napoli ha calciato spesso – anche troppo – da fuori area o a difesa schierata, e questo ha fatto il gioco dei croati.

Solo in due circostanze gli azzurri sono riusciti a trovare velocità di manovra e contemporaneamente qualità di esecuzione: nel caso delle due reti. L’autogol di Braut, in particolare, nasce dalla qualità dei due centri di gravità delle azioni del Napoli: Fabian e Inisgne. Il frame di cui sotto evidenzia infatti la capacità di Fabian di manipolare la difesa avversaria – cercando ed eseguendo un triangolo per liberare il cross di Mario Rui –, cosa che Lobotka non ha mai provato neanche a fare.

In quest’azione, Fabian e Insigne si dividono bene la porzione di campo: il capitano occupa lo spazio intermedio, mentre Fabian cerca e trova il triangolo con Mario Rui.

Insomma, la partita contro il Rijeka ha mostrato un Napoli blando, senza idee, compassato per la quarta volta consecutiva. Contro il Sassuolo e l’AZ Gattuso ha recriminato ai suoi calciatori i problemi nella finalizzazione, e il cattivo stato di forma di alcuni dei suoi giocatori decisivi. Questo sembra, ormai, riduttivo. Quattro indizi sono una prova inconfutabile. Il Napoli è una squadra fortissima, e ha le armi per vincere partite giocate sotto ritmo o perse dal punto di vista tattico: ma non si può sempre sbagliare il piano di gara, altrimenti si rischia di rimanere incompiuti. E questo, dopo tutto il lavoro svolto per uscire dal caos psico-fisico della scorsa stagione, sarebbe atroce.

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