In casa Napoli avanza il sospetto che il low profile estivo di Aurelio De Laurentiis sia servito per celare un bluff. Da una parte infatti il presidente aveva sventolato la bandiera a mezz’ asta dell’ austerity e ventilato lo spettro del ridimensionamento per risanare i conti, mentre dall’ altra si è tenuto stretti i suoi big e ha scelto come erede di Gattuso un allenatore assai ambizioso: evidentemente poco compatibile con un progetto nella teoria in fase calante. Spalletti si era infatti presentato con un’ affermazione solo parzialmente da aziendalista. « Capisco le esigenze economiche del mio nuovo club, ma per tenerei Koulibaly sono pronto a incatenarmi e sarei molto contento di avere al mio fianco in questa avventura pure Insigne». Poi il tecnico ha alzato il tiro e negli ultimi giorni del mercato ha messo il veto perfino sulle cessioni di Ounas e Petagna. «Ho bisogno di loro». Passi che don Luciano ci abbia provato, in pochi si aspettavano invece che De Laurentiis lo avrebbe assecondato fino in fondo: rinunciando a snellire il monte ingaggi e mettendo a disposizione del suo allenatore anche Anguissa, la pedina che mancava per completare il mosaico della squadra.
Spalletti ha già utilizzato 21 giocatori e punta sulle due alternative in ogni ruolo per arrivare in fondo. « Sarà decisiva la profondità dell’ organico », aveva detto infatti già dall’ inizio, quando ammiccava alla zona Champions e teneva invece nascosto – chissà – il bluff scudetto.