Quel 11 aprile del 98′, una ferita ancora aperta

La peggior stagione in massima serie del club azzurro, tante lacrime e tristezza accompagnarono quel pomeriggio dell’11 aprile 1998. Dopo 33 anni consecutivi di Serie A , Il Napoli è matematicamente retrocesso in Serie B. Frase che non lascia indifferente nessuno in città ed anche in campo, ricordiamo l’abbraccio tra il portiere napoletano Pino Tagliatela e il giovanissimo Fabio Cannavaro, entrambi con il viso bagnato dalle lacrime, il loro cuore azzurro si era spezzato. A pensare che solo 8 anni e 18 giorni erano passati da quella gioia immensa del secondo scudetto, dove le lacrime erano di gioia e non di tristezza e delusione.

Quell’annata, per i partenopei, fu un vero e proprio disastro: quattro allenatori cambiati, dopo Mutti arrivarono Carlo Mazzone, Giovanni Galeone e Vincenzo Montefusco, solo 14 punti totalizzati con 2 vittorie, una crisi finanziaria che portò alla cessione, prima dell’inizio del campionato, di giocatori come Pecchia, Cruz, Colonnese e Boghossian. Al Tardini di Parma ci pensò il fuoriclasse argentino Hernán Crespo con una doppietta e Apolloni, inutile fu il gol di Bellucci che pareggiò i conti. I tifosi ducali ,dagli spalti, non si risparmiarono i cori anti Napoli, dal campo si udiva ”Napoli in B, Napoli in B, Napoli in B”.

I gialloblù all’epoca erano una potenza, un mix di giovani talenti e esperti: i giovani esordienti Fabio Cannavaro e Gigi Buffon, Lilian Thuram, il papà di Federico, Enrico Chiesa e il bomber Crespo. Sulla panchina sedeva quello che tra 20 anni sarà il futuro allenatore al San Paolo, Carlo Ancelotti. Era l’inizio della sua gloriosa carriera, dopo le esperienze di vice allenatore di Sacchi in nazionale e la parentesi Reggiana in seconda divisione italiana, il tecnico di Reggiolo era pronto per la sua prima panchina veramente importante.

I biancoazzurri incominciarono male e conlusero in tal modo, dalla nona giornata di campionato si posizionarono ultimi e da lì non si verificò nessun cambiamento, era già segnata la retrocessione. Gli anni passano e per i più nostalgici fa ancora male leggere le 3 parole della data di quella delusione unica. Quel preciso istante non l’ho vissuto in prima persona, posso solo immaginarlo attraverso i racconti di chi ha più anni di me, una cosa è certa: se mi fossi trovato in quella situazione, non avrei smesso neanche un singolo istante di tifare azzurro.

Chi ama non dimentica, solo l’amore per la maglia conta, questo mi è stato inculcato e questo sosterrò finché vedrò gli 11 al Maradona!

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