Arek, benedici il tuo sinistro!

Un attaccante silenzioso, poco incline alla polemica e che, anche causa infortuni, ha imparato a “sopportare” la panchina a favore di Dries Mertens che si è preso il Napoli da falso nueve.

Arek Milik non è uno di quei calciatori che colpisce per la spettacolarità dei movimenti o il temperamento “sudamericano” che tanto amano i napoletani. Un polacco come punta di diamante, un polacco dal carattere freddo ma dal cuore d’oro che non si è mai risparmiato per questa squadra. 24 anni e un passato già difficile alle spalle, quelle spalle che adesso sono diventate più forti portandosi addosso il peso di dover fare la differenza in una squadra che ha voglia di vincere e vive continuamente di forti pressioni. Otto gol già in campionato, i quali gli conferiscon il primato fra i marcatori azzurri in questo momento. Una media pazzesca rispetto al tempo giocato: una rete ogni 125 minuti.

Milik “salva-tutti”: dopo la vittoria regalata nel recupero in quel di Bergamo, si è ripetuto prendendosi la responsabilità di tirare una punizione allo scadere dei tempi regolamentari, oltre la doppietta di mezzo contro il Frosinone. Emblematico il gesto prima di segnare di chiedere al suo compagno di reparto, Dries, di potersi prendere lui la palla, conscio che la linea fra l’esaltazione e la critica è molto sottile in un ambiente facilmente pronto a puntare il dito.

Ce l’ha fatta, il sinistro e la sua grande forza di volontà hanno premiato dopo due anni di alti ma soprattutto bassi questo ragazzone. Ha tanto ancora da migliorare, da provare e da imparare. È una stella che ha bisogno di brillare, di sentirsi parte di un universo in cui può essere protagonista, soprattutto perché a Napoli il numero nove è un giocatore speciale, che spesso viene incoronato re della squadra e della città. Dopo Cavani, ma soprattutto dopo la grande stagione di Higuaìn passato poi alla Juve, solo un giocatore che nella testa è un campione poteva accettare una sfida del genere. Stupire sarà la parola chiave, convincere quella definitiva per poterlo chiamare, un giorno, il Napoli di Arek Milik.

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